La Roma si gode il suo miglior calciatore: genio sui piazzati, ha cambiato volto in campo. Pjanic continuo e decisivo

Un alieno. E’ il Miralem Pjanic 5.0: dopo quattro stagioni all’ombra del Colosseo del bosniaco non se ne parla più in termini di bel talento poco cattivo ma di un calciatore completo. E decisivo. Il fuoriserie bosniaco ha trovato la strada per fare la differenza: inarrivabile sui piazzati, gioca con continuità ed aggressività in campo. E la Roma sorride: ha trovato in casa il suo leader tecnico-caratteriale.

L’OLIMPICO FA OOO – Sì, come in attesa di un calcio di rigore. Quando Miralem Pjanic sistema la palla sulle sue mattonelle preferite la sensazione dominante nello scenario dell’Olimpico è quella che accada qualcosa di grosso: e puntualmente il pallone termina in rete mandando in visibilio il popolo giallorosso. Le tre gemme – percentuale di realizzazione vicina al 50% – di questo primo scorcio di stagione sono arrivate tutte tra le mura amiche del suo stadio: al cospetto della Juventus campione d’Italia alla seconda giornata, poi contro il Carpi alla sesta ed infine con la vittima Empoli al rientro dalla sosta prevista per l’impegno delle nazionali. Mattonelle, non a caso è stato utilizzato il plurale: Pjanic non ha lato preferito, o meglio calcia alla perfezione da sinistra – dove inscena il suo proverbiale giro a scavalcare la barriera – ma si è adattato a trasformare anche da posizione centrale.

DECISIVO – Risultando in tal modo illeggibile: può segnarti da ogni dove e la scelta del portiere nello schieramento della barriera diventa oltremodo complessa. Ma non è tutto, anzi non è ancora nulla: le punizioni del campione bosniaco sono decisive. Con la Juventus, quando la Roma aveva inscenato un buon predominio territoriale senza però trovare lucidità negli ultimissimi metri e dunque faticando a sbloccare la gara, con l’Empoli quando per totale ammissione dei calciatori giallorossi nell’immediato post-partita la Roma aveva faticato tremendamente a reggere il pressing toscano e la gara sembrava indirizzata su un ridimensionante 0-0. Decisivo anche quando non segna da punizione: il gol a Palermo – come con la Juventus e l’Empoli – è stato il primo della sua squadra, se ancora non bastasse alle quattro reti realizzate vanno aggiunti quattro assist. C’è la firma di Miralem Pjanic in 8 dei 20 gol siglati dalla Roma in questo avvio di stagione: numeri da alieno considerando si tratti di un centrocampista.

EVOLUZIONE – La Roma dell’era Pjanic ha due vesti opposte: quella dei settimo e sesto posto sotto la guida di Luis Enrique prima e Zeman/Andreazzoli poi, quella delle due consecutive medaglie d’argento del nuovo corso Garcia. Dove la Roma ha totalizzato ben 155 punti complessivi trovandosi però in entrambi i casi distaccata di 17 punti dallo schiacciasassi Juventus. Perché la domanda, senza nulla togliere allo storico capitano giallorosso, sorge spontanea: ma se Pjanic in passato non avesse dovuto dividersi i calci di punizione con Totti cosa sarebbe accaduto? Tutto invariato direte voi, troppo ampio il distacco dalla Juventus per porsi interrogativi del genere. E allora si guardi avanti: nell’immediato una stagione da vivere d’un fiato e tutta da protagonista, poi – qualora la Roma troverà gli argomenti per trattenere quello che è a tutti gli effetti uno dei centrocampisti più forti del pianeta e ad oggi non sussistono elementi per dubitarne, l’obiettivo è quello di elevarlo a perno e bandiera della Roma che sarà – un futuro da interpretare. Almeno in termini di ruolo: con Nainggolan e Florenzi perfette mezzali del calcio moderno in grado di abbinare come pochi altri quantità a qualità, con l’eventuale ritorno di Strootman e quello molto probabile di un Paredes assolutamente convincente proprio nell’ultima gara davanti alla squadra che ne detiene il cartellino (altre due mezzali), è folle ipotizzare un Pjanic regista? Immaginare un nuovo Pirlo?