2013
Johnnier Montaño, talento nostalgico
Una carriera bruciata troppo presto, con la nostalgia per la sua terra a scandire un declino precoce. È questa la storia di Johnnier Montaño, giovane colombiano arrivato al Parma sul finire del secolo scorso.
Classe ’83, il ragazzo nasce a Calì, città dei vari Yepes e Ibarbo. Il talento è indiscutibile, già in tenera età stupisce tutti per le sue straordinarie doti tecniche; come trequartista si esprime al meglio ma può svariare su tutto il fronte d’attacco. Nelle giovanili dell’América de Calì se ne parla benissimo, inizia a giocare con i più grandi dimostrando di esser già pronto a palcoscenici importanti. L’approdo in prima squadra è solo questione di tempo, nel 1998, a quindici anni, arriva il debutto nella massima serie colombiana. Intanto, il Quilmes, club argentino, capisce subito di poter mettere le mani su un potenziale fenomeno e non ci pensa due volte a strapparlo ai colombiani. Nello stesso anno Montaño fa le valige per volare lontano dalla sua famiglia. L’approdo in Primera B (la nostra Serie B) è entusiasmante, il fantasista disputa un’ottima stagione nonostante la giovanissima età; prestazioni che valgono la convocazione in Nazionale maggiore per la Coppa America 1999, dove segnerà anche una rete. Il destino sembra dalla sua parte, Johnnier è tra i migliori talenti emergenti del panorama sudamericano, l’Europa gli strizza l’occhio, in particolare Parma. In Emilia arriva nel luglio del 1999, con lui approdano in gialloblù calciatori del calibro di Marcio Amoroso e Ariel Ortega.
In squadra lo accolgono bene, ha solo sedici anni e per tutti diventa “Ciro”. La lontananza da casa inizia a farsi sentire, il ragazzo non è tranquillo e accusa inevitabilmente il colpo. Durante la sosta natalizia la società emiliana gli permette di tornare in patria, Montaño parte immediatamente ma non ritorna per la ripresa degli allenamenti. Di lui si perdono completamente le tracce, arriverà a Parma soltanto a febbraio. In due anni gioca solo cinque partite e i problemi causati dalla nostalgia non sembrano risolversi.
Nel 2001/2002 va in prestito all’Hellas Verona, dove gioca discretamente, dieci presenze e una retrocessione in Serie B. Stessa avventura l’anno successivo, i ducali lo spediscono a Piacenza sperando nella consacrazione definitiva. La stagione parte bene, segna la prima rete in Serie A contro il Brescia ma le vacanze invernali sanciscono l’ennesima sparizione di Johnnier. Torna dopo due mesi di latitanza, il Piacenza lo scarica e fa nuovamente ritorno a Parma. La stagione 2003/2004 sarà l’ultima in Italia per “Ciro”, gli emiliani lo mandano in prestito nella squadra che lo ha lanciato, l’América de Calì, in attesa della scadenza del contratto.
Svincolato, decide di accordarsi con l’Indipendiente Santa Fè, altra squadra colombiana. La permanenza in patria sembra fargli bene, gioca su buoni livelli ma non è più il baby fenomeno di qualche anno prima. Ha solo ventidue anni quando decide nuovamente di girovagare per il mondo, la lontananza non fa più paura e si accorda con l’Al-Wakra, club qatariota. Nelle annate successive cambierà spesso casacca: Cortuluà, Sport Boys, Allianza Lima, Konyaspor. Adesso sembra aver trovato la dimensione giusta nella massima divisione peruviana con l’Universidad San Martìn, dove milita dal marzo 2012. L’Europa è ormai un ricordo lontano, molti l’hanno dimenticato e a noi non resta che cantargli “Nostalgia canaglia”, un vecchio successo di Albano e Romina.