Calcio italiano

Buon compleanno a… Ivan Radovanovic

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Oggi è il compleanno di Ivan Radovanovic e dopo tante stagioni in Italia ha deciso di tornare nella sua Serbia

Oggi Ivan Radovanovic compie 35 anni. Dopo tante stagioni trascorse in Italia, dove è arrivato nel lontanissimo 2008, ha deciso di tornare nella sua Serbia, accasandosi in seconda divisione, nella formazione del Jedinstvo Ub, squadra non partita benissimo in campionato, il cui proprietario è un calciatore che come lui ha appena lasciato la Serie A, Nemanja Matic, ex centrocampista della Roma e suo miglior amico, di cui è stato anche testimone di nozze. Tanta fedeltà al nostro Paese ha avuto un epilogo non felice con la Salernitana. Lo aveva voluto fortemente Walter Sabatini, quando due campionati fa aveva dovuto inventare una campagna acquisti folle e sostanziosa per provare a riaprire il discorso salvezza. «Retrocedere mi ucciderebbe», si era presentato così il nuovo direttore sportivo e Ivan era stato uno degli elementi dell’impresa, anche se nei primi incontri era abbastanza palese quanto fosse in ritardo di condizione e quanto facesse fatica. Ma aveva ragione Sabatini a sostenere che Radovanovic fosse un leone in gabbia e che avesse tutte le possibilità per uscirne. Lo si era capito quando aveva segnato alla Roma con una grande punizione, ponendo fine a una specie di sortilegio. Anche se il suo mestiere non è fare gol, una rete gli mancava da 1556 giorni e 98 tentativi indirizzati verso la porta avversaria.

Dopo, però, le cose sono cambiate. Morgan De Sanctis ha sostituito l’uomo che l’ha portato in granata e nella sessione invernale Ivan si è trovato al cospetto di un aut aut, raccontato così a La Gazzetta dello Sport: «L’ultimo giorno di mercato mi è stato detto o vai a Cagliari o sei fuori. Ho due bambine, la più grande era iscritta in prima elementare. A Salerno stavamo in paradiso. In poche ore avrei dovuto prendere e trasferirmi a Cagliari con pochi mesi di contratto. Il Cagliari è stato correttissimo. Ma era difficile prendere una decisione del genere in quegli attimi. Alla fine ho deciso di fare la risoluzione lasciando anche dei soldi al club. Ma la delusione è grande, perché, in questo modo, avendola fatta dopo il 31 gennaio, non posso più andare in nessun altro club in Italia».

Un finale brutto, che a mesi di distanza ha generato le scuse da parte di De Sanctis: «Come Ivan, anch’io sono un marito e un padre di famiglia. Se la scelta che ho dovuto prendere a gennaio ha arrecato disagio alla sua famiglia io la vivo con sentimento di consapevolezza e disagio. Mi sento di scusarmi pubblicamente con la sua famiglia per aver costretto i figli a lasciare Salerno prima di quanto aveva previsto». Nella delusione di Ivan, oltre ai modi della chiusura del rapporto, ha giocato anche la frustrazione per aver visto sfumare il desiderio di restare in un ambiente definito da lui «molto ambizioso». E chissà se in quei giorni non si sia pentito di questo profondo e duraturo legame con l’Italia, avendo ricevuto a suo tempo offerte per cambiare vita che erano certamente interessanti sotto il profilo economico.

Partito da Belgrado, è stata Bergamo la prima tappa del suo viaggio. Nel vivaio dell’Atalanta si è messo in mostra, per poi fare esperienze a Pisa, Bologna e Novara e fare ritorno in nerazzurro. Con la convinzione di Pierpaolo Marino, direttore tecnico del club, che nel 2012 parla di lui come di un «grande giocatore che stiamo monitorando attentamente». In realtà, il grosso della carriera Radovanovic se lo vive nel Chievo. Ne parlerà a Tuttosport come di un’esperienza molto positiva: «Ho vissuto anni bellissimi e sono cresciuto come uomo, marito, papà e giocatore, perché da giovane come tanti ho fatto fatica, ma a Verona ho trovato la mia casa felice». Anche il Genoa sarà un momento importante del suo percorso, anche per l’evoluzione tattica che registra, arretrando sempre di più il raggio della sua azione.

Al suo attivo, Ivan ha anche 10 apparizioni nella nazionale del suo Paese. In Italia i compagni lo hanno chiamato il Turco, è il bello di vere spogliatoi con tante culture che si confondono: «É una cosa venuta per scherzo perché avevo la barba lunga e questo era il soprannome che mi avevano dato e che poi mi è rimasto».

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