2017

Tonfo Italia: Di Biagio, ma che combini?

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Gli azzurrini di Gigi Di Biagio crollano sotto i colpi della Repubblica Ceca e compromettono la qualificazione: Italia Under 21 ora appesa ad un filo

Un flop del tutto inatteso, clamoroso per modalità e portata: l’Italia Under 21 guidata da Gigi Di Biagio cede alla Repubblica Ceca di Schick e compagni e complica – a dir poco – i piani qualificazione. La semifinale degli Europei 2017 ora è lontana: servirà battere la Germania nella terza gara del girone eliminatorio e sperare in una serie di combinazioni favorevoli, date le particolari condizioni di accesso. Quando invece, nelle intenzioni e nei pronostici, era proprio la gara di ieri a dover consegnare agli azzurri il pass per la fase ad eliminazione diretta. Un mezzo disastro le cui ragioni sono da rintracciare in diversi fattori.

La rivoluzione di Di Biagio: perché Gigi?

Il commissario tecnico sceglie di cambiarne quattro rispetto alla formazione titolare che aveva battuto la Danimarca nella sfida d’esordio: fuori Caldara, Barreca, Gagliardini e Benassi, li rilevano in ordine Ferrari (unico dell’elenco a ben figurare), Calabria, Cataldi e Grassi. Quattro undicesimi di un impianto che non solo aveva vinto contro la Danimarca ma lo aveva fatto ben figurando, lasciando in dote considerazioni significative: l’Italia al contrario non ha retto la rivoluzione inspiegabilmente imposta da Di Biagio. Stanchi e costretti a fare rotazioni? Difficile pensarlo, considerando il tenore della competizione: Under 21, lo dice la parola stessa. Giovani, freschi, vogliosi di spaccare il mondo. Ma ammettiamo anche che non sia così: è pensabile alterare una parte così sostanziosa della formazione a qualificazione tutt’altro che archiviata? La risposta è ovviamente negativa. Fattore figlio di una improvvisazione e di una presunzione tutte italiane. Il campo poi puntualmente ti fa scontare tutto ed in men che si dica tramuta un cammino così ambizioso in qualcosa di assai vicino ad un fragoroso fallimento. Di Biagio si è preso tutte le colpe e le responsabilità del caso, ma onestamente non ci basta. Non ci può bastare.

Mezzi fenomeni…

Il resto lo fa la mentalità generale del nostro calcio: si è parlato – anche legittimamente – di una nazionale Under 21 raramente così forte nella storia azzurra. Così valida e completa nell’amalgama dei reparti. Allora, con una dose di calma maggiore, si vanno a fare i conti e si scopre come in effetti il tasso tecnico a disposizione dell’allenatore sia di buon rilievo, anche se paragonato al livello generale delle concorrenti. Ad un’analisi appena più approfondita però si scopre anche che appena un calciatore nell’intera lista dei convocati faccia parte delle rose delle prime tre classificate della Serie A 2016-17, ossia Juventus, Roma e Napoli: il solo Rugani, peraltro terza riserva nel pacchetto centrale difensivo bianconero, il peggiore in campo nella disfatta incassata dalla Repubblica Ceca. Ed allora un gruppo che sembrava potesse stracciare tutto e tutti appare improvvisamente più terreno, più normale, più comune di quanto in tanti si siano affrettati a raccontare. Meno alto della proiezione che gran parte dell’opinione pubblica aveva forzatamente tracciato. Sono tutti molto bravi, tutti potenziali fenomeni, mezzi campioni: manca quella metà però che mette a repentaglio da esibizioni come quelle purtroppo ammirate ieri. Ne va della partita ma soprattutto del discorso qualificazione: non centrare la semifinale – date proprio le aspettative a cui ci riferivamo – avrebbe del clamoroso.

Italia appesa ad un filo

Battere la Germania e sperare: Italia dunque che ha a dir poco complicato i suoi piani di grandezza. L’analisi appena proposta prescinde totalmente da ogni esito finale: non si aggraverà in caso di eliminazione, non ritratterà la sua portata qualora gli azzurri dovessero rivelarsi bravi e fortunati nel trovare l’accesso alle semifinali dell’attuale rassegna europea. Occorrono mutamenti significativi per alterare lo status quo: scegliere guide più brillanti, ad ogni livello decisionale. Una generale in grado di avvicinare il calcio italiano ad idee più moderne, di spingere il pedale dell’acceleratore sull’impiego dei migliori giovani dei nostri vivai, in altre parole lavorare su una mentalità che valuta ancora l’utilizzo dei giovani come una rinuncia alla vittoria presente, in nome di un ipotetico successo futuro. Finché terra questo archetipo mentale, ovviamente non si andrà da nessuna parte. Impietoso è stato il confronto recente – nella semifinale del Mondiale Under 20 – tra la nostra Italia e l’Inghilterra: un duello impari che ha aperto la strada a più di un interrogativo. Almeno per chi ha a cuore la vicenda. Analisi che si sposta poi sulla guida tecnica: fatta eccezione per il colpo Conte, le scelte recenti – ad ogni livello, dalla maggiore alle giovanili – sembrano sempre di ripiego. Conservative, cautelative. Come se mancasse la forza necessaria per convincere gli allenatori più accreditati del nostro palcoscenico, come se la proposta di allenare l’Italia fosse già in partenza qualcosa di riduttivo. Svoltare, svoltare, svoltare.

https://www.youtube.com/watch?v=c-R1Jps3hKo

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