2013

Italia Under 21, Di Biagio: «Il movimento c’è, in Belgio per vincere»

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ITALIA UNDER 21 DI BIAGIO BELGIO – Luigi Di Biagio crede nella bontà del progetto, da lui avviato come commissario tecnico, nella nuova Italia Under 21. Il mister degli azzurrini, intervistato per l’edizione odierna del Corriere dello Sport, crede che il prossimo impegno, quello sul campo dei pari età del Belgio, sarà importante per capire a che punto è il processo di crescita dei suoi ragazzi.

IMPORTANTE MA NON DECISIVA – «Siamo obbligati a fare risultato dopo la sconfitta dell’andata – ha esordito Di Biagio -: andiamo a Genk per vincere. Ma la cosa più importante sarà non perdere il nostro pensiero di gioco. Perché se giochi bene dieci partite, otto volte vinci. Stiamo cercando di costruire una squadra, revisionando e migliorando il gruppo. Il gap si sta riducendo: nel giro di due anni, anzi, sarà a nostro vantaggio. Non dimentichiamo che loro hanno cominciato il nuovo ciclo un anno prima di noi, che eravamo impegnati nell’Europeo. Ma questa non deve essere una giustificazione né per me né per i ragazzi. Dobbiamo pensare positivo.»

LA QUALITA’ C’È – «Io sono convinto che la qualità ci sia – ha proseguito Di Biagio, parlando dei tanti talenti a sua disposizione – . E abbiamo tutti i mezzi per centrare la qualificazione all’Europeo. Manca l’esperienza. Siamo messi meglio rispetto a due anni fa, quando per scovare i giocatori dovevi andare nei settori giovanili delle società. Io lo so bene, perché facevo l’osservatore per Ciro Ferrara. Pochi giovani in A? Vero. Ma qualcosa si muove. Bianchetti, Antei. Vedo che si stanno affacciando al campionato. Vorrei che tra le società ci fosse più coraggio. E anche che tra i ragazzi ci fosse meno frenesia, perché la gavetta serve.»

CODICE ETICO – Di Biagio ha proseguito parlando del tanto celebrato codice etico, che sta mietendo vittime anche a livello giovanile, con le esclusioni, tra gli altri, di Murru e Berardi: «Rozzi entra oggi tra i convocati, anche per loro la porta è aperta. Lo sanno, perché ne abbiamo parlato: hanno capito di avere sbagliato, devono aspettare ancora qualche mese. Altri però hanno telefonato per chiedere scusa. Dispiace sentire che le società cadono dalle nuvole. Noi proteggiamo i calciatori, anche quando non lo fanno i club, evitando di spiegare i motivi della nostra scelta.»

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