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Italia, Spalletti: «Gioca Donnarumma, è un prodigio e bisogna rispettarlo»

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Le parole di Luciano Spalletti, ct dell’Italia, in conferenza stampa in vista della partita degli Azzurri contro l’Ucraina a San Siro

Luciano Spalletti ha parlato in conferenza stampa in vista della partita Italia-Ucraina di domani sera. Di seguito le sue parole.

MILANELLO – «Voglio ringraziare il Milan perché ci ha messo a disposizione un centro bellissimo e tutto ciò di cui c’era bisogno. Abbiamo avuto anche la possibilità di fare un undici contro undici e voglio ringraziare Terzi, mister dell’Under 18 rossonera, per questo allenamento».

PORTIERE – «Subito dritto al cuore… Donnarumma sarà titolare, subito si risponde a questa. Per ciò che sta venendo fuori è il ruolo del portiere che paga sempre carissimo tutto. Poi a lui non viene perdonato di essere un ragazzo prodigio che brucia le tappe perché gli viene donato questo talento, questa qualità. E siccome noi tutti si è fatto fatica e s’è dovuto lavorare forte per arrivare a un livello e poi a qualcun altro viene donato… Si fa un po’ fatica, o quantomeno viene aspettato al varco per poi andarlo a colpire. C’è questo modo di ragionare. E’ tutto abbastanza normale, si possono commettere degli errori se di errore si può parlare e poi verso qualcuno ci sono prese di posizione più forte. Poi i ragazzi prodigio devono avere rispetto del talento che gli è stato donato perché poi va migliorato questo talento con impegno, solo allora per chi ti guarda diventa più difficile colpirti. Se non lavori sul talento, allora diventa presunzione. Perché lavorandoci vuol dire che non banalizza ciò che gli è stato donato e provoca negli altri anche più rispetto».

CATTIVERIA NEI SUOI CONFRONTI – «Purtroppo qualche volta l’ho fatto anche io… Perché sono partito dagli Allievi regionali dell’Empoli e poi per arrivare in Paradiso dove sono adesso tutto bello, ma quanta fatica».

CAMBI – «Oggi abbiamo la sfortuna di fare conferenza prima dell’allenamento. Ho una difficoltà della formazione oggettiva. Però un paio li abbiamo mandati a casa...».

OBBLIGO DI VINCERE – «E’ facile da gestire questa situazione perché per forza dobbiamo battere tutti quelli che ci mettono davanti. Non possiamo tirarci indietro dal tentativo di vincere qualsiasi partita, deve essere proprio una cosa evidente, ci deve essere nel vederci giocare il piacere dell’azzurro. Bisogna riportare questa giusta equazione tra il piacere e l’azzurro, dobbiamo lavorare in quella direzione lì. Vogliamo vincere e produrre anche un buon calcio, cosa che non abbiamo fatto a Skopje. Nessuno di noi è contento di quella gara, nello spogliatoio era evidente questo dispiacere del risultato e di alcuni momenti della partita. Sono vogliono di rivedere domani sera perché lì effettivamente il campo era penalizzazione… Gli ho detto fino a un minuto prima di non trovare scuse, ma c’erano difficoltà evidenti nel fare calcio. Noi siamo entrati in campo per fare la partita e per chi si vuol difendere è più facile. A dimostrazione di ciò ci sono le parole di Elmas che stimo tantissimo e ha detto delle parole ben precise e dure».

VERRATTI, GESTIONE GARE DI QUESTO GENERE – «Non ho fatto in tempo a telefonare a tutti ma a qualcuno ho telefonato e a lui l’ho telefonato. E non mi sembra mi abbia detto così… Non mi sembra che mi abbia detto così, anzi, ma mi ha detto che gli ha fatto molto piacere aver ricevuto questa chiamata e di voler dare una mano, pur andando a giocare distante. Pure Bonucci mi ha detto la stessa cosa, anche lui vuole essere di aiuto alla Nazionale. Così mi hanno risposto tutti coloro a cui ho chiamato. Anche gli allenatori, quelli che hanno risposto, mi hanno mostrato questa collaborazione. Si vorrebbe fare una gestione corretta e il più coinvolgente possibile, anche se poi c’è un progetto da portare avanti e oggi la cosa più importante è qualificarsi. L’ansia gestiamola come ci pare, chiamiamola come vogliamo ma quella ci accompagnerà sempre. Ora con questo risultato la pressione diventa ancora più forte e sarà sempre così, come abbiamo detto prima. Dobbiamo essere sempre più professionisti e gestire meglio tutte le cose. Ma poi ci vuole quella personalità… Dobbiamo essere all’altezza della nostra storia e di campioni mitici come Buffon».

COSA CHIEDE AI TIFOSI – «Noi dobbiamo saper reagire su qualsiasi campo, a volte si reagisce in maniera forte coi comportamento, altre volte col silenzio. Dobbiamo reagire a qualsiasi cosa ci troviamo davanti. Personalità è quando hai molte cose da dire e stai zitto passando da pollo per guadagnarci dopo… Allo stadio di San Siro io non ho da chiedere nulla, siamo noi a doverci meritare il loro comportamento. Siccome ho assistito a gare della Nazionale a San Siro, chiedo loro ciò che hanno sempre fatto. C’è sempre stato un calore che diventa poi la completezza di ciò che devono essere i nostri desideri e la nostra ricerca».

UCRAINA – «Sono più organizzati della Nord Macedonia e hanno ben chiaro l’atteggiamento da avere in entrambe le fasi di gioco. Dobbiamo lavorare ai fianchi per trovare spazi, noi dobbiamo essere bravi a far questo. Loro vorranno fare la partita basandole sulle ripartenze cattive. Il gol realizzato all’Inghilterra è l’evidenza precisa di ciò che avevano pensato in quella gara lì: per 24 minuti sono stati tutti bassissimi e poi palla recuperata, tre passaggi e gol. Noi non possiamo fare gioco verticale all’inizio, ma gli spazi devono esserci. Il possesso palla si dice non conti nulla ma non puoi fare altrimenti quando loro sono lì. Devi andare a scavare e ritagliarti uno spazietto un po’ più grande per giocarci dentro. L’Ucraina sa montare addosso, sugli scarichi lunghi sa prendere palla e ti può venire anche a pressare».

TROPPA ATTESA SUL RISULTATO – «Spesso i calciatori sono specchi che riflettono ciò che è il pensiero degli altri. A volte i calciatori diventano un po’ l’immagine di ciò che la gente pensa di loro se non hanno una personalità forte. Se in dieci dicono a una persona che è un tipo strano lui poi fa il tipo strano… Ma questo non è il mio pensiero e questa è una Nazionale che ha dei valori, compatta e unita. Anche quando si è vinto con una Nazionale fortissima la caratteristica di essere una squadra compatta e unita, una squadra di amici, è sempre stato evidente. Noi abbiamo vinto con calciatori fortissimi, ma sia nella squadra forte che in quella con un po’ più di difficoltà deve essere l’unità e la compattezza, un gruppo di calciatori corretto che è un po’ il nostro progetto. Io parlo col presidente e con la Federazione, non vogliamo avere una rosa larghissima, si vogliono far giocare i giovani calciatori come ha fatto Mancini se lo meritano… Ma poi ci vuole sempre un gruppo compatto e coeso. Con le mie scelte farà alcuni giocatori contenti e altri scontenti, ma io farò delle scelte per il bene della Nazionale. Non lo dico io qui, lo dice la mia storia. Io le cose le ho sempre fatte per il bene della squadra, non per una mia presa di posizione. E’ la mia storia che insegna a me come gestire le cose e ora che mi hanno dato la possibilità di essere allenatore della Nazionale questo avverrà ancora di più e sarò ferocissimo per il bene della Nazionale».

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