Editoriale
Italia-Spagna, non vogliamo chiamarla rivincita
Giorni di passione per la Final Four di Nations League: l’attesa semifinale Italia-Spagna per riannodare i fili del successo
Ancora Italia-Spagna, esattamente tre mesi dopo. Era infatti lo scorso 6 luglio quando nella prima delle notti magiche di Wembley il rigore di Jorginho mise il punto esclamativo sulla semifinale degli Europei.
A una novantina di giorni di distanza, riecco una serata per cuori Azzurri. La Final Four di Nations League prende il via da San Siro con la sfida che decreterà la prima finalista della manifestazione vinta due anni fa dal Portogallo.
E l’obiettivo della nostra Nazionale è proprio emulare i lusitani, trionfatori in casa come sogna Roberto Mancini. Il tecnico jesino ben sa però che la sfida con le Furie Rosse è da prendere con le molle. Anche perché Luis Enrique fece soffrire non poco Chiellini e compagni nell’ultimo precedente, organizzando la sua Roja con un possesso palla veloce e diabolico. Senza riferimenti fissi in avanti, la posizione ibrida di Dani Olmo da “falso nueve” fu rebus spesso irrisolto per le linee difensive italiane.
Proprio il 9 è, ironia della sorte, il cruccio dell’Italia. Se l’assenza di un centravanti top è stata felicemente aggirata nella campagna estiva grazie a un sontuoso collettivo, ecco che la Nations League rimette il dito nella piaga. Appiedati Immobile e Belotti, toccherà al Mancio studiare le variazioni sul tema con Raspadori e Kean unici attaccanti puri tra i convocati. La soluzione però potrebbe essere più fantasiosa, utilizzando magari Chiesa da primo terminale o addirittura Insigne sulla falsariga di ciò che amano gli iberici.
Gara apertissima ed equilibratissima nei pronostici, ci si affida anche alle statistiche per corroborare le sensazioni positive. Innanzitutto c’è da difendere la striscia record d’imbattibilità, poi c’è l’amuleto San Siro con l’incredibile dato di una Nazionale che non perde al Meazza dal lontanissimo 1925. Insomma, Italia-Spagna non abbiamo alcuna intenzione di chiamarla “rivincita”.