2017

Le cifre che ti faranno capire il disastro dell’Italia senza il Mondiale

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L’Italia non si qualificherà al Mondiale 2018? Un disastro in termini di ranking, politico ed economico: le cifre parlano chiaro

Non c’è bisogno di dire come la mancata qualificazione dell’Italia al Mondiale 2018 possa essere un disastro per la Federcalcio e per tutto il movimento calcistico del BelPaese. Ma non solo. L’analisi presentata quest’oggi sapientemente dal quotidiano Repubblica mostra in sintesi i numeri che fanno da cornice a tutto ciò che rappresenta un Mondiale per le parti in causa. Il Mondiale è sempre la fine ed il culmine di un quadriennio calcistico, sotto tutti i punti di vista: dall’aspetto economico a quello politico, senza scordarsi certo del ranking. Il ko della Bosnia contro il Belgio ci ha dato la certezza della qualificazione al play-off: sarà agli spareggi che si deciderà il nostro destino per evitare l’onta della mancata partecipazione ai Mondiali e l’ultima volta fu nel 1958, praticamente 60 anni fa.

L'Italia ai Mondiali 1958

Il movimento italiano vale l’11% del Pil del calcio dell’intero pianeta e un Mondiale senza Italia varrebbe assai meno anche per la stessa FIFA che dovrà ripianare il rosso degli ultimi due esercizi. Ma è sopratutto dal versante dell’impatto sugli sponsor che i numeri si fanno più circoscritti. L’Europeo in Francia del 2016 ha aumentato due voci di bilancio, quello dei proventi da manifestazioni internazionali e dai ricavi pubblicitari, rispettivamente 45 e 42 milioni di euro. Il fatturato della FIGC nel 2016 era di 174 milioni, mentre l’anno prima erano 154. Dopo il Mondiale in Brasile, inoltre, grazie all’avvento di un ct come Antonio Conte la nazionale ha ritrovato appeal: questo ha portato lo sponsor Puma a rinnovare il contratto con gli Azzurri, versando ogni anno 20 milioni di euro tra parte fissa di 18,7 milioni e quella variabile.

C’è poi il versante legato al montepremi del Mondiale stesso: la semplice partecipazione in Russia garantirebbe circa 10 milioni di euro. Senza dimenticare il versante legato agli introiti delle scommesse: durante lo scorso Europeo 41,3 milioni di euro sono stati puntati sulle partite degli azzurri, che da sole hanno generato un milione di introiti al Fisco. Ma bisogna considerare anche il versante merchandising: nel 2016 Puma ha venduto 1,16 milioni di magliette degli Azzurri, sopratutto a ridosso della competizione. Di questi, l’80% è stato effettuato all’estero: un dato che apre un altro versante di discussione su una questione delicata come il merchandising ufficiale e la concorrenza con il ‘falso’. Ma questa è tutta un’altra storia: ciò che serve capire è che non andare in Russia significherebbe accettare di essere letteralmente declassati nella serie B calcistica mondiale. Anche dal punto di vista dei numeri.

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