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Italia, Sconcerti: «Agli Azzurri è mancato Barella. Gestione di classe della Spagna»
Il giornalista Mario Sconcerti ha analizzato la sconfitta dell’Italia contro la Spagna in Nations League
Il giornalista Mario Sconcerti, sulle pagine del Corriere della Sera, ha analizzato la sconfitta dell’Italia per 2-1 nella semifinale di Nations League contro la Spagna.
«Per rendere piccolo omaggio al premio Nobel Giorgio Parisi, si può dire che l’Italia di ieri era un Sistema Complesso come quelli da lui studiati, cioè un elemento lontano da un punto di equilibrio. La prima causa di questo scompenso è stata prima di tutto una scelta, quella di mettere Barella su Busquets. Non è stato fermato Busquets e all’Italia è mancato Barella. La sua assenza dal gioco ha costretto Jorginho a rimanere basso, quasi sulla linea dei difensori. Così Verratti è rimasto a sua volta solo in mezzo al campo, per altro rincorso, ripreso, spesso battuto, da un formidabile ragazzo di 17 anni, Gavi. Senza nessun riferimento in attacco e senza nessun riferimento in mezzo al campo, alla fine del primo tempo è mancato anche il riferimento di tutta la difesa con l’espulsione di Bonucci. La Spagna pochi minuti dopo ha chiuso la partita col secondo gol e ha cominciato a ricordare il suo finissimo palleggio, quasi dimenticato fino a quel momento avendo accettato la sfida di scambi verticali con l’Italia.
Mancini ha fatto molti cambi, ha prima recuperato Barella alzando Jorginho su Busquets, poi ha messo Kean, Pellegrini, Calabria, mosse corrette, pensate, ma perse in mezzo alla diversa qualità della Spagna. D’altra parte è accettabile perdere una partita ogni 38. A questi livelli però abbiamo fatto fatica anche agli Europei, in semifinale e finale abbiamo vinto ai rigori. Non siamo i migliori, con alcuni avversari dobbiamo ancora giocarcela in modo duro, cattiveria che adesso non abbiamo. Sono bastati pochi passaggi di prima sulla sinistra per mettere in crisi l’intera difesa. Né Bastoni, né Emerson hanno tenuto i cross per Torres. La Spagna si è presa comunque più di quello che gli abbiamo concesso. Non ha giocatori migliori, ma era messa meglio in campo, più organizzata e più motivata anche dalle dure polemiche del suo tecnico con chi la Spagna la racconta. Ha concesso solo un errore al migliore dei nostri, Chiesa. Il resto è stata una gestione di classe. Adesso per Mancini comincia una situazione nuova. Lui è stato il grande Rinnovamento, oggi non c’è più il nuovo, le scoperte sono finite. Dobbiamo ricominciare da noi. Inventare due volte è la cosa più difficile».