Calcio Femminile

Italia femminile, Mantovani: «Azzurre dispiaciute, ma ora in campo senza pressioni»

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Ludovica Mantovani, presidente della Divisione femminile della Federcalcio, ha parlato del cammino dell’Italia all’Europeo

Ludovica Mantovani, presidente della Divisione femminile della Federcalcio, in una intervista a La Gazzetta dello Sport ha parlato dell’Europeo non brillantissimo disputato dalle Azzurre fino a questo momento.

SENZA PRESSIONI – «Alle ragazze dico di andare in campo e farsi guidare da se stesse. Non hanno bisogno di pressioni ulteriori, sono molto dispiaciute per la piega che ha preso l’Europeo».

EUROPEO DA PRESIDENTE – «La Uefa sta facendo grandi sforzi, come aveva fatto la Fifa, per dare la stessa rilevanza all’evento. E se le organizzazioni internazionali spingono per l’inclusione, i risultati poi si vedono».

STADI PICCOLI – «Per la fasi iniziali credo vada bene anche così. E poi il numero di spettatori non è un punto fondamentale, in Italia ci stiamo battendo per avere stadi piccoli che servano al calcio giovanile d’élite e a quello femminile. L’Academy Stadium è perfetto».

ELIMINAZIONE PASSO INDIETRO – «Sapevamo della forza della Francia, poi può succedere a tutti di sbagliare una partita. I risultati servono perché creano grande visibilità, ma noi abbiamo valori dentro il campo e fuori. I risultati fanno parte della creazione di un percorso. Adesso abbiamo le Under 19 in tutti i grandi club, avranno supporti, strutture. Queste ragazze che vediamo in Nazionale si sono fatte da sole. Sono autodidatte e hanno imparato molto. Quelle che verranno avranno vita più facile. L’obiettivo è sviluppare il movimento e avere per il 2025 il doppio delle giovani tesserate, il che significherebbe arrivare a quota 60 mila. Ma bisogna lavorare soprattutto nelle scuole, per il diritto allo sport in Italia c’è molto da fare e non parlo soltanto di calcio».

PROFESSIONISMO – «Essere professioniste significa già essere responsabili, ma queste atlete lo sanno. E’ un viaggio iniziato nel 2015, una questioni di diritti e pari opportunità. Le bambine che vorranno giocare a pallone dovranno sapere di poterlo considerare anche un lavoro. Questo facilita molto le cose».

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