Europei 1968: 5 motivi per ricordare l'edizione vinta dall'ITALIA
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Europei 1968: 5 motivi per ricordare l’edizione vinta dall’ITALIA

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I 5 motivi nella quale l’Italia può avere possibilità di vincere nuovamente l’Europeo del 2024. Ecco l’analisi dettagliata

La terza edizione del campionato europeo viene vinta dall’Italia in una doppia finale contro la Jugoslavia. Ecco 5 motivi per ricordare cos’è successo.

1) San Gennaro. Dopo i quarti giocati in Bulgaria e in Italia (sconfitta per 3-2 e ribaltone con il 2-0), si hanno le semifinali. A Napoli Italia-Urss termina 0-0, gli azzurri non vanno oltre un palo di Domenghini. La gara viene decisa negli spogliatoi con l’arbitro tedesco Tschenscher che effettua il sorteggio. Ovviamente, data l’epoca, senza telecamere presenti. Sono fiorite leggende di ogni sorta, compresa quella che vuole che la monetina fosse rimasta in bilico e che fosse stata spinta in senso favorevole all’Italia nientemeno che da San Gennaro.

2) L’ottimismo degli jugoslavi. Il ct Mitic esprime fiducia e convinzione nelle possibilità dei suoi. Un atteggiamento figlio della vittoria in semifinale a Firenze, quando una rete di Dzajic piega gli inglesi: «Abbiamo sconfitto i migliori, mi sembra ovvio che adesso possiamo tranquillamente ripeterci contro gli azzurri».

3) Il primo atto. L’Olimpico è strapieno l’8 giugno del 1968. Ma al minuto 39 sullo stadio piomba il gelo quando ancora Dzajic, il migliore degli jugoslavi, trova il modo di bucare la retroguardia azzurra. La grande paura si scioglie solo a 10 minuti dal termine. Merito dell’interista Domenghini, che inventa un tracciante su punizione. Il format prevede che la gara non si decida né ai supplementari né tanto meno con un’altra monetina: si gioca 48 ore dopo, sempre nello stesso scenario.

4) La fiaccolata. Bastano 31 minuti all’Italia di Valcareggi per indirizzare la ripetizione della gara a proprio vantaggio: apre Riva, chiude Anastasi e sono due gol che nella fattura appaiono implacabili. Il Ct a fine gara confesserà le sue paure: «Finchè Anastasi non ha raddoppiato, facevo fatica a credere di potercela fare, anche se vedevo che la squadra girava bene». Forse ci sono le scorie, in tanto pessimismo, di un periodo storico non brillante della Nazionale, incarnato dalla bruciante eliminazione due anni prima al Mondiale in Inghilterra ad opera della Corea. In realtà, quel momento è stato brutalmente e definitivamente allontanato da uno score che da allora è decisamente positivo: 11 gare giocate, 6 vinte, 4 pareggiate, 1 persa, 23 gol fatti e 8 subiti. L’Italia c’è e il tifo saluta il titolo europeo con un’indimenticabile fiaccolata che coinvolge tutto lo stadio. Il ’68 calcistico italiano è tutto in questa immagine. Giacinto Facchetti avrebbe poi commentato: «La vittoria ha rivestito un’importanza fondamentale perché ci ha fatto uscire da decenni di oscurantismo. Sembrava che gli italiani non riuscissero a vincere a livello internazionale per presunta inferiorità fisica. Nelle squadre di club c’erano stranieri. Noi dimostrammo che certe accuse erano infondate».

5) L’esclamazione. In diretta, a bordo campo, Riva proruppe in «È andata, è andata, Dio bono!». La RAI si preoccupò alquanto ma non capitò nulla nonostante fossero tempi in cui la censura era pronta a scattare su ogni tipo di trasmissione.