2015

Non devono avvicinarsi alla porta

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Rubrica “Italia Anno Zero”: Italia – Romania, il titolo ce lo serve Antonio Conte sul piatto d’argento

Il pareggio con la Romania ha – giustamente – mandato su tutte le furie il nostro commissario tecnico: Conte ha strigliato la sua Italia e lo ha fatto usando parole difficilmente travisabili. Lo avevamo anticipato: in amichevole la nostra nazionale, storicamente, non funziona. Perché non riesce ad elevare il livello di concentrazione: questo però, ad uno come Antonio Conte, non può andare giù.

LA PARTITA – Del resto l’evoluzione della gara non fa altro che dargli ragione: l’Italia gioca meglio del suo avversario ma prima gli regala un gol con l’incomprensione firmata Barzagli e Darmian, poi gli consente di restare in gara fino all’ultimo lì dove una disattenzione complessiva in termini di lettura della situazione di gioco porta al definitivo 2-2 tra azzurri e Romania. La prestazione nel complesso fa rima con quanto accaduto in Belgio: Italia non inferiore all’avversario – ieri a Bologna decisamente superiore – ma che incassa gol non appena subisce un tiro. Occasioni spesso gentilmente concesse. Ragion per cui il doppio test amichevole è purtroppo da considerare come un passo indietro rispetto alle solide convinzioni ereditate un mese fa dalla qualificazione ad Euro 2016.

LO SFOGO – “Se vogliamo avere soltanto una chance di disputare un Europeo che renda orgoglioso il popolo italiano non possiamo incassare tutti questi gol: dobbiamo affilare le unghie e tirare fuori i denti, i nostri avversari non devono avvicinarsi alla porta”. Firmato Antonio Conte. Un ct apparso visibilmente nervoso ma lucido nella disamina: ha sottolineato i meriti di una prestazione agonisticamente intensa – azzurri ok sul piano del ritmo e della produzione offensiva – ma non ha perso l’occasione per dettare la via. Si è giocato in quattro giorni contro due nazionali che prenderanno parte alla rassegna europea di Francia 2016 ed inevitabilmente il livello della competizione si è alzato, Conte conosce alla perfezione lo stato in cui ha raccolto questa nazionale (il secondo consecutivo fallimento mondiale) e dunque sa di non poter concedere alcuno sconto. Per tornare Italia occorre rigare dritto: non c’è posto per indecisi e tentennanti.

GLI ASPETTI POSITIVI – Lo abbiamo in parte anticipato, il copione si è parzialmente invertito: se nei passi iniziali dell’era Conte – come era logico ipotizzare – l’Italia non brillava in termini di proposta calcistica ma fu subito in grado di mostrare equilibrio, le ultime uscite raccontano di una certa brillantezza al cospetto però di un calo sotto il profilo della compattezza. E’ da valutare positivamente dunque il sentiero intrapreso sul piano del gioco: nonostante un deficit di talento rispetto alle realtà più attrezzate – acuito dagli spinosi casi Insigne e Berardi – l’Italia sembra ora poter raggiungere una sua fisionomia. Al Dall’Ara ad esempio ha timbrato (per la sua prima volta) Manolo Gabbiadini: Conte si è contraddetto per lui – ha recentemente affermato come sia complesso convocare in nazionale chi non gioca con continuità nel suo club – ma le tornate amichevoli sono di fatto l’unica vera occasione per strappare alla regola ed effettuare esperimenti. E l’attaccante del Napoli è una risorsa: ha fisico e facilità di calcio, dinamismo, adattabilità e varietà di soluzioni. Sarà difficile dare una chance a chi gioca poco, sarà ancor più arduo – a giugno – lasciarlo a casa.

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