2018
Buffon (ma non solo Buffon): mobbasta veramente però
Buffon e i simboli di un passato diventato sin troppo ingombrante non sono emblemi, ma loro stesse vittime del mancato mutamento italiano. Ciò che spaventa non è la nostalgia, ma l’orizzonte indefinito
Quando ieri si è diffusa la notizia – peraltro già nell’aria da un po’ di settimane ormai – del nuovo ricongiungimento tra Gigi Buffon e la Nazionale, non poteva non tornare alla mente di alcuni (ma soltanto di pochi eletti cresciuti nel caldo tepore di un’infanzia trascorsa a pane e Giallapa’s) il titolo di uno dei capolavori cinematografici del grande maestro Bruno Liegi Bastonliegi, con sommo protagonista Maccio Capatonda: “Mobbasta veramente però”. Mobbasta veramente però, perché forse non è nemmeno più il caso di continuare ad oltranza una pantomima che di tempo ne ha già preso abbastanza e di cui, francamente, parecchi tifosi ed appassionati cominciano ad avere un po’ le palle piene. Il discorso non attiene tanto Buffon in effetti, o almeno non solamente lui, ma la filosofia intera di un paese – l’Italia – con serissime difficoltà ad abbandonare le vestigie di un passato glorioso quanto ci pare ma, appunto, passato.
Basti accendere la tv per rendersene conto: nei telegiornali, per esempio, ancora oggi – siamo nel 2018, se i conti sono esatti – si fa spesso menzione di ideologie che i più credevano morte e sepolte da almeno un trentennio. Tutto cambia affinché nulla cambi ed il vintage, evidentemente, non passa mai davvero di moda, così anche i programmi interamente dedicati alla nostalgia, nostalgia canaglia, fanno il pieno di ascolti. Alla gente il vecchio piace perché rassicurante. Il distacco da ciò che è stato è spesso traumatico, ma un po’ meno traumatico se accompagnato da un codazzo qualsiasi: vado via, ma potrei tornare. Sono anziano, ma resto a disposizione. Mi ritiro, ma non è mica detto. Nell’Italia nostalgica del vecchietto che non dimentica che quando c’era lui era meglio anche se si stava peggio, il problema non è circoscritto unicamente al calcio, ma in generale all’intero sistema. Buffon&co. non ne sono emblemi, ma vittime.
E pure oggi si cambia domani: a quando il mutamento?
Buffon e chi, come lui, alla Nazionale ha legato memorie indelebili: Daniele De Rossi, ma pure Francesco Totti tempo prima (tirato improbabilmente per la giacchetta ad ogni giro di convocazioni, anche anni dopo il ritiro ufficiale dall’Azzurro). O Roberto Baggio. O chi vi pare. Non è il caso di sindacare nemmeno troppo sulle scelte personali di coloro che han capito solo con il tempo che il tempo stesso non è mai alleato (leggi anche: BUFFON: LA STANZA SI È ALLAGATA). Gigi a mezzo servizio, richiamato dalla patria stremata quale ultimo simbolo di rinascita (così si dice), torna in campo dopo aver annunciato l’addio perché cercato. Buffon diventa come Berlusconi: calcisticamente moribondo, eppure mai davvero morto, riesumato da un Paese che vuole andare avanti, ma non troppo. Ovvero che cerca di guardare al futuro, ma senza mai abbandonare il passato. Come pretendere di andare via senza muoversi di casa. Come ambire a fare i soldi senza mai lavorare.
Non preoccupano e non dovrebbero neanche preoccupare troppo le scelte di Gigi e di quelli come lui: fanno parte del comune e fisiologico prosieguo dell’esistenza. Dovrebbero dar da pensare invece le scelte di quelli che credono che Gigi e quelli come lui possano ancora essere da appiglio alla mediocrità di un sistema sull’orlo del collasso. Nel calcio e non solo nel calcio. Non spaventa perché non può più spaventare più di tanto ormai che il vecchio si mischi al nuovo tanto diventarne perfino più nuovo. O che il vecchio venga riciclato come nuovo, lavato con Perlana, perché il nuovo è perfino più vecchio del vecchio. No, dovrebbe piuttosto spaventare l’orizzonte indefinito che viene riservato al mutamento. Per quanto ancora avremo a che fare con Buffon e tutti quelli che come lui sono simboli ormai ingrigiti di un Paese che pure è stato bello e giovane, ma qualche anno fa a dirla tutta? Non si sa. Valuteranno, analizzeranno, comprenderanno. Poi si vedrà. Perdonate la domanda arrogante: ma si vedrà cosa, esattamente? Mobbasta veramente però.