2013
Ipse dixit – Le dieci frasi più usate dagli allenatori
Dal gruppo e il singolo agli episodi, dalla salvezza al calciomercato: che ne pensate?
Giornalisti e telespettatori sono accomunati da tantissimi fattori, ma nel terzo millennio ce n’è uno che balza subito all’occhio: doversi sorbire le stesse identiche frasi di giocatori, allenatori, procuratori, dirigenti et similia ogni benedetta domenica, o sabato a seconda del calendario. Sia una zona mista o un semplice divano, l’inviato più scrupoloso come il tifoso più pigro si sentiranno ripetere le medesime dichiarazioni della settimana prima, che inevitabilmente si riproporranno anche nei turni a venire, un po’ come i peperoni, toh, se si vuol essere raffinati. Lasciando stare i calciatori, che hanno un repertorio di battute pari talmente striminzito da poter contendere il David di Donatello a Laura Chiatti, concentriamoci sugli allenatori. Quali sono le frasi più usate dai tecnici di Serie A? Ne abbiamo selezionate dieci, visto che la nuova scuola dei mister viene preparata prima sulla dialettica che sulla tattica.
10. SINGOLI – «Vorrei parlare del gruppo prima che del singolo». Antonio Conte non parla mai dei singoli, provate a chiedergli qualcosa di Pirlo o di L’oriente (che ultimamente chiama sempre Nando, ci avete fatto caso?) e vi risponderà in modo sbrigativo, come se per lui parlare di un calciatore in particolare fosse kryptonite. Lo stesso Allegri quando allenava Ibrahimovic, bisognava sempre parlare del gruppo nonostante fosse palese che Ibra quando aveva voglia di segnare segnava o altrimenti prendeva di peso Nocerino e gli scagliava un pallone addosso per farlo carambolare dentro. Va bene parlare del gruppo, va bene osannare il collettivo, ma se uno vince quattro a zero con un poker di un attaccante, qualche complimento al suddetto attaccante ci può stare…
«Ma che Llorente? L’oriende, vi dico che l’ho letto su Internet!»
9. APPROCCIO – «Abbiamo sbagliato l’approccio alla gara». Non so cosa intendiate per approccio, ma comunque questa parola di solito si usa in discoteca, o al massimo al night, dipende dalla quantità di argent e dalla sociopatia. Capita dunque che ci siano squadra che prendano per buona questa ipotesi e il loro benedetto approccio alla gara sia quello di uno che va a Just Cavalli per rimorchiare Belen vestito con pantaloni della tuta, canotta macchiata e coltello in tasca. Normale che il tabellino segni 0-3 al quarto d’ora. Scherzi a parte c’è uno come Colantuono che questa frase la ripete ogni gara, anche se non è vero che l’Atalanta ha giocato male e magari è partita pure a spron battuto, ma che ci volete fare, ormai è il suo marchio di fabbrica.
Impossibile sbagliare approccio con Juan Carlos Fulgencio
8. CRESCITA – «Siamo in crescita, stiamo migliorando». Ci sono squadre che sono sempre in crescita e migliorano sempre e altre che usano questa frase un po’ per darsi forza, forza che, per inciso, non arriverà mai. Rafa Benitez sarà simpatico e pacioccone quanto vi pare ma con questa storia delle percentuali ha fatto venire l’orticaria pure a Don Mazzi. Per gli allenatori la squadra è sempre in crescita, come se non ci fossero stati quei due mesi o quasi di preparazione per riuscire ad entrare in forma o come se in settimana non si lavorasse con l’obiettivo di far bene la domenica. Poi è logico che il Sassuolo sia migliorato dallo 0-7 con l’Inter all’1-1 del San Paolo, ma fin qui ci arrivava anche Giucas Casella.
I Maya hanno predetto che il Napoli sarà al 100% nel 2019
7. CAMPIONATO – «Il nostro campionato inizia oggi». Il domani non muore mai perché il campionato inizia sempre oggi. Chiunque arrivi da una serie di incontri negativi o comunque difficili e chiunque si trovi a dove affrontare una serie di scontri diretti, avrà sempre da riscrivere dialetticamente il calendario del campionato. Magari siamo alla ventiduesima giornata e la squadra in questione è a sette punti in classifica, quindi i tifosi, che se va bene sono stati pazienti fino ad allora, si chiedono ragionevolemente: «Mister, ma su Wikipedia non c’era scritto che iniziavamo a fine agosto?». Si dirà che c’è squadra e squadra, che per le piccole una frase del genere può anche starci: bene, se volete essere obiettivi scrivetevi Nikon sulla fronte.
Ancona 2003-04, il suo campionato deve ancora iniziare
6. CALCIOMERCATO – «Calciomercato? Non chiedete a me, chiedete a chi di dovere». Questa è bellissima. I giornalisti sono esagerati, la deriva dei mezzi d’informazione riguardo il calciomercato è veramente paurosa e da tesi di laurea, però anche gli allenatori devono smetterla di non sbottonarsi mai quando si affronta questo argomento. Bisogna chiedere ai dirigenti, che diranno di chiedere ai procuratori, che diranno di chiedere al gatto che mangiò il topo che al mercato mio padre comprò. Non volete parlare di mercato e non volete esserne al corrente? Allora poi non venite a brontolare quando per la lotta scudetto vi hanno comprato come rinforzo offensivo Birsa e vi ritrovate a pregare in esperanto per non essere esonerati.
Triste e solitario Allegri, ovvero “non parlerò mai di mercato e poi mi tocca schierare Constant”
5. GRINTA – «Serve grinta e determinazione, oggi dobbiamo giocare con gli occhi della tigre». Su quanto alcuni allenatori italiani siano troppo dediti all’aspetto motivazionale si potrebbe scrivere un libro al cui confronto la “Recherche” di Proust sembrerebbe “La gallina Berenice e il pesciolino Jimmy”. Basti solo sapere che c’è chi, vedi Gattuso o Di Canio o Cosmi o Andreazzoli, parla sempre di sensazioni, emozioni e via discorrendo tralasciando che a calcio si gioca anche, purtroppo, con i piedi. Servono sì grinta e determinazione, non stiamo giocando alla Goriziana, ma cribbio quando il cross decisivo per la stagione deve farlo Morganella o Dossena, allora signori miei è bene trovarsi un lavoretto part time da Mc Donald’s.
“Amici mai” canta Pablo Daniel Osvaldo
4. PRESTAZIONE – «Conta la prestazione, non il risultato finale». Può andare bene cercare il bel gioco, anche perché per riuscire ad avere una squadra rodata serve del tempo e quindi necessariamente i risultati possono essere variabili. Il bello è che anche l’allenatore che vive in bilico sull’esonero una giornata sì e l’altra pure, Sannino potrebbe essere un esempio perfetto, nonostante sia a zero punti dopo mezzo campionato va ancora dicendo che la prestazione è più importante. Il presidente e i tifosi ne sono alquanto contenti e lo aspettano calorosamente al banchetto per lui organizzato dove come bomboniere si consegnano sampietrini tirati a cento chilometri orari. Va bene non essere pragmatici, ma un giorno o l’altro una vittoria farebbe piacere, no?
Sannino spiega il positivismo ad un attento Tripoli
3. SALVEZZA – «Il nostro obiettivo rimane la salvezza, arriviamo a 40 punti e vediamo». Questa è la tipica frase da allenatore della sorpresa del campionato. Un po’ come quei secchioncelli che per una sera si limonano la più figa della festa e, ancora increduli, invece di esaltarsi sono lì a fare: «Ma no, non era un bacio, abbiamo solo confuso le nostre fauci». Probabilmente tali allenatori credono nell’amore vero e hanno “Il Piccolo Principe” sempre a portata di mano, però non si sognano mai di fare voli pindarici, vuoi per scaramanzia e vuoi perché il ruolo glielo impone. E così succede che, palesemente in zona Champions all’ultima giornata, mentre tutti festeggiano l’accesso ai preliminari, ci sia in campo un gaudioso Guidolin con la maglietta “siAmo AncorA quA“.
Guidolin alle prese con la Weltanschauung di Caressa
2. SOTTOVALUTARE – «Non dobbiamo cadere nella trappola di sottovalutare l’avversario». Innanzitutto basta con questo modo di dire del cadere nella trappola, basta davvero, togliamo il diritto di voto a chi lo usa. Poi è inutile parlare di non sottovalutare l’avversario quando in realtà viene mandato in campo il figlio del magazziniere, con un passato da campione regionale di assaggio di agnolotti. Prendete Walter Mazzarri, uno dei pochi ad usare quasi sempre tutte queste dieci frasi, non sottovaluta mai nessuno ma poi contro il Viktoria Plzen mette in campo Donadel e allora Eupalla s’incazza e ne ha ben donde. Chi dice di non voler sottovalutare l’avversario, sottovaluta sempre l’avversario.
«Miiii, non ci posso credere, il mio arbitro preferito!»
1. EPISODI – «La gara è stata decisa dagli episodi». Episodi, non si fa altro che parlare di episodi in Italia, ma chi è che ha tirato fuori questa parola assurda? Questa frase ha sostituito in pieno “La palla è rotonda“, un mantra utilizzato dagli allenatori impreparati dallo spiegare una data partita o una data situazione. L’arbitro sbaglia? L’attaccante prende sei pali in venti minuti e poi segna autogol? La squadre prende un gol in contropiede che nemmeno l’Atletico Van Goof? La colpa è degli episodi, sempre e comunque. Forse è bene dire a tali tecnici che, secondo questo punto di vista, la vita è decisa dagli episodi ma stiamo parlando di calcio e non dei libri di Fabio Volo. Ultima cosa: Giampiero Ventura questa frase ce l’ha tatuata in aramaico sul collo.
Un giovane Ventura, ancora non disilluso dall’avere Meggiorini unica punta (altro che episodi)