2016

Thohir chiude con Suning, Moratti rigido

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A frenare la trattativa spuntano fatture non pagate a China Railways

La Cina non è più tanto lontana, anzi è vicinissima per l’Inter, che già in settimana potrebbe chiudere l’accordo con la cordata cinese della Suning Group (già propritaria del club cinese del Jiangsu Suning). Non è vero, ma ci credo. Nel senso che le intenzioni di Erick Thohir sono quelle di chiudere in fretta la trattativa, che ha già contorni delineati: Suning si impegnerà a comprare il 20% delle quote di minoranza nerazzurre per circa 60 milioni di euro, con la possibilità poi nei prossimi anni di acquisire l’intera maggioranza del club. Resta da capire in che misura Thohir cederà le sue quote e soprattutto in che misura lo farà l’ex presidente Massimo Moratti, che al momento è uno degli intralci alla chiusura dell’affare. Moratti vuole andare con calma, non ha fretta come Thohir e, soprattutto, non vorrebbe svendere il proprio 30% delle quote di minoranza senza prima aver ben compreso la situazione. Thohir vuole chiudere subito invece per tre motivi almeno: avere liquidità fresca, condurre un mercato degno di questo nome e non tenere in attesa Suning troppo.

INTERESSE CINESE? OSTACOLO CINESE – Un altro intralcio in verità però ci sarebbe, racconta oggi il Corriere della Sera, ed è dato da una vecchissima trattativa, di circa tre anni fa, tra Moratti ed un’altra cordata cinese, quella di China Railways: allora, a condurre la trattativa, c’era l’italiano Fabrizio Randi con altri consulenti, che recriminano per non aver visto saldate le proprie fatture di consulenza e che potrebbe rivolgersi per ottenere giustizia presso l’arbitrato internazionale contro l’Inter. Per questo motivo Suning va cauta, non vuole essere coinvolta ed è per questo che le autorità cinesi non hanno ancora dato il via libera alla trattativa. Se tutto va come deve andare, Suning dovrebbe comprare il 14% delle quote di Thohir e il 6% di quelle di Moratti (qualora l’ex presidente dovesse dare l’ok). Smentito invece l’interesse di altri cinesi, quelli di ChemChina, proprietari di Pirelli

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