2016
Inter, Murillo: «Scudetto? E’ un dovere»
Il difensore colombiano sul mercato: «Rispetto la camiseta nerazzurra»
La cultura del rispetto, della famiglia, della correttezza e dell’amore verso Dio che i suoi genitori gli hanno insegnato da piccolo hanno impedito a Jeison Murillo di prendere traiettorie sbagliate. Il difensore dell’Inter è giovane, ma maturo. Decide di raccontarsi al Lekhwiha Sports Club, nella zona universitaria di Doha: «Ho sempre voluto fare il calciatore. Fin dai tempi in cui io, piccolo piccolo, venni raggiunto dall’Inter prima di diventare interista veramente. Quella prima squadretta del mio quartiere si chiamava Andresanin e divenne partner del progetto Inter Campus, quello che porta il calcio e aiuti ai bambini nel mondo. La Serie A è il campionato nel quale tutti prima o poi vogliono arrivare. Se lo pensavo così? Lo sognavo, ecco», ha raccontato Murillo ai microfoni de La Gazzetta dello Sport.
QUESTIONE DI FEELING – Il calciatore colombiano, che sognava la maglia di Ivan Ramiro Cordoba, idolo di sua madre e di tutto il suo Paese, ha parlato poi delle critiche al gioco nerazzurro e del feeling con Joao Miranda: «Penso al primo posto. Penso che sia importante capire le cose che non vanno bene, migliorare sempre, acchiappare il momento e anche il risultato. Nel calcio, alla fine, conta quello. Miranda? Ci troviamo come fossimo insieme da sempre. Veniamo dallo stesso campionato, da due squadre robuste e forti, c’è esperienza anche tattica, collaborazione, comunicazione, semplicemente ci capiamo al volo. C’è sempre qualcosa di invisibile da perfezionare. Gioca senza paura di nulla, da leader. Siamo una squadra nuova, ma di gente che ha grosse personalità e unione. Se sai di avere a fianco compagni forti, di carattere, grossi fisicamente e che fanno paura, beh, allora vieni contagiato, trascinato. E questo succede a ognuno di noi, a me e a tutti. Questa è l’Inter, e questa è anche la sua forza». Miranda ha parlato poi della forza dell’allenatore Roberto Mancini: «Dà tranquillità, sa guidare la squadra e va seguito: l’esperienza che ha è una garanzia in ogni senso».
MERCATO – Inevitabilmente si passa poi a commentare le voci di mercato, secondo cui sarebbe finito nel mirino di Real Madrid, Barcellona e Liverpool: «E’ bello che si dicano certe cose. Ma io sono un professionista e rispetto la mia camiseta, la maglia che indosso. Fino all’ultima goccia di sudore». Accostato a Walter Samuel, Murillo ha come riferimento Thiago Silva: «L’altra sera, qui a Doha, ci siamo incontrati: era già successo, ma mai come in questo caso siamo riusciti a parlare un po’. Mi ha fatto i complimenti per il mio lavoro, mi ha incoraggiato e poi alla fine ci siamo scambiati la maglia. Bellissimo momento».
DOVERE NERAZZURRO – All’orizzonte la ripresa del campionato e, dunque, la corsa per lo scudetto: «Pronunciare la parola scudetto all’Inter non è un pensiero: è un dovere. Duello con la Juventus? Noi pensiamo a noi, e basta. Espulsioni? Tutti sbagliamo, ma il mio rosso di Palermo proprio non lo capii. E ci rimasi male perché non era fallo. Comunque è passata, come la sconfitta con la Lazio: andiamo oltre. Mi pare che gli arbitri fischino troppo. Uno sfiora col dito un altro, questo si butta per terra e fischiano. Mi pare eccessivo».