2016

Inter, i tre obiettivi di Pioli

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Stefano Pioli è da ieri ufficialmente il nuovo allenatore dell’Inter: succede a Frank De Boer, dopo il breve traghettamento Vecchi

Il nuovo corso nerazzurro è oramai tangibile realtà: Stefano Pioli, che in Serie A ha già allenato Parma, Chievo, Palermo, Bologna e Lazio, si prende la panchina dell’Inter. E’ di fatto il successore di Frank De Boer: la parentesi olandese, fortemente voluta soltanto qualche mese fa dal complesso assetto dirigenziale nerazzurro, si è sgretolata sotto i colpi di risultati non all’altezza. Inter a Pioli, oggi il primo allenamento.

NORMALIZZARE – Il primo obiettivo di Stefano Pioli al timone dell’Inter sarà senz’altro votato alla normalizzazione: una parola che alle volte appare scontata ma che spesso si mantiene lontana da dinamiche di squadre in perenne mutamento. Che vivono situazioni caotiche dalle quali è difficile poi riemergere. Pioli ha maturato la necessaria esperienza per venire fuori da questa matassa, per risultare in tal senso l’uomo giusto: per questo è stato chiamato, una scelta che magari non scalda gli animi e nel complesso non in linea con il modus operandi dell’Inter, ma che stando così le cose appare la più logica. Normalizzare è un verbo più complesso di quanto racconti la parola stessa: a Pioli l’arduo obiettivo.

VALORIZZARE – Tre nomi, soltanto per avanzare un esempio e chiarire immediatamente ciò che si vuole esporre: Kondogbia, Brozovic e Gabigol. In questo preciso ordine: il primo ed il terzo acquistati per cifre elevate e totalmente svalorizzati dalle seguenti gestioni tecniche, il secondo al contrario esaltato dalla gestione Mancini ma piombato in un incubo chiamato De Boer. L’Inter – e dunque nella fattispecie Pioli – ha il dovere di non disperdere questo patrimonio: in primis lo deve a se stessa, ai suoi conti e dunque al fine di evitare minusvalenze che hanno mortificato i recenti bilanci, lo deve a se stessa anche nel senso strettamente tecnico. Calciatori – ed in tal senso ci mettiamo dentro anche Jovetic – che se recuperati a pieno possono cambiare marcia ad una squadra necessariamente chiamata a rivedere il suo attuale rendimento.

CENTRALIZZARE – La grave pecca dell’Inter, lo abbiamo raccontato in più di un’occasione, è quella di presentare troppe voci parlanti: la società al momento è spezzettata in una miriade di figure, salvo poi non comprendere a chi si debba fare capo. Fattore la cui risoluzione non tocca certamente a Pioli, ma il buon Stefano dovrà contribuire: e dunque minimizzare le lacune che l’Inter ha già palesato in questi mesi, mettersi al centro della vicenda anche sotto il profilo della comunicazione, in altri termini agire da parafulmine per una squadra oggi caratterialmente debole. Dunque centralizzare la sua figura, porsi a 360 gradi nel mondo Inter e rappresentare la squadra. Per De Boer questo aspetto – complice l’iniziale quanto inevitabile barriera linguistica – si è tramutato in un incubo. In un incubo dall’impossibile fuoriuscita. Pioli parte avvantaggiato ma dovrà andare oltre se stesso: la condotta da buon padre di famiglia non basta, occorrerà quel qualcosa in più in termini di carisma e personalità. Quel che finora ha mostrato solo a tratti: buon lavoro.

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