2017

Inter, ora ti esalti per il quinto posto? Serve una svolta!

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Il roboante 7-1 inflitto all’Atalanta ed i piedi per terra: questa Inter non ha fatto nulla

L’effetto Pioli è talmente evidente che neanche dovremmo starne a parlare: Inter passata dalla media De Boer – 14 punti in 11 gare di campionato, esattamente 1.27 a partita – a quella del suo nuovo tecnico, che con 37 punti in 16 gare disputate viaggia all’andamento di 2.31 punti a partita. Da 1.27 a 2.31: superfluo ogni commento sul parallelo tra chi ha gestito l’Inter nella prima fase della stagione – pagina che ha compromesso anche l’esperienza internazionale in Europa League – e chi ne regge oggi il timone.

INTER, E’ QUANTO BASTA? – Stefano Pioli si è dunque insediato all’Inter nel tredicesimo turno di campionato, dopo la gara di transizione con il Crotone guidata da Stefano Vecchi: nelle sedici partite della sua gestione ha totalizzato 37 punti. Guardiamo agli andamenti ottenuti nello stesso lasso di tempo dalle dirette concorrenti: la Juventus ha accumulato 40 punti (tre in più dell’Inter) nelle sedici gare dell’era Pioli, il Napoli 39 (+2), la Roma 36 (-1) e la Lazio 34 (-3). Dunque, seppur la svolta legata all’avvicendamento sulla panchina nerazzurra resta evidente, non è quanto basta per parlare in termini rivoluzionari: Juventus e Napoli hanno fatto addirittura meglio, le società capitoline non si distanziano particolarmente dal bottino ottenuto da Pioli. Che, nonostante abbia scalato diverse posizioni di classifica, si ritrova comunque fermo ad un quinto posto non in linea con le aspettative di inizio stagione e che tendenzialmente poco dovrebbe esaltare chi è abituato a dinamiche decisamente differenti.

DOVE SOFFRE L’INTER DI PIOLI – Allora: dove si nasconde l’arcano? L’Inter formato 2016-17, anche sotto la sua nuova gestione, ha pagato dazio negli scontri diretti: ha sonoramente incassato tre sberle dal Napoli al San Paolo, ha perso allo Juventus Stadium, si è lasciata battere tra le sue mura dalla Roma di Nainggolan, ha sì sconfitto la Lazio in campionato ma si è fatta sorprendere dagli stessi uomini di Inzaghi in Coppa Italia, lasciando così anticipatamente il corso della competizione. L’inversione di tendenza nelle sfide dirette che restano da qui al termine della stagione si impone come unico reale volano per la conquista del podio, l’obiettivo mai celato dal nuovo asset proprietario: la grande sfida di San Siro con il Napoli, nonché – qualora si fosse ancora in gioco per l’obiettivo – la gara dell’Olimpico sul campo della Lazio nel penultimo turno di Serie A, sommate al prossimo derby con i cugini del Milan, sono le chance da dentro o fuori. Quelle che racconteranno presente e futuro dell’Inter: se sarà stato appropriato lasciarsi andare a toni così entusiastici o se il tutto dovrà essere inevitabilmente ricondotto alla totale inefficienza della pagina De Boer. Perché se è vero che la fase Pioli si è contraddistinta per un certo andamento, è altrettanto indubitabile che il diminuito livello medio della contesa – con le dinamiche salvezza già stabilite e cristallizzate da tempo – abbia consentito anche alle dirette concorrenti di affermarsi su livelli pari o addirittura superiori.

DIFETTO DI PERSONALITA’? – Se in quel di Napoli era troppo presto per cogliere i benefici della cura Pioli, non si può parlare negli stessi termini per la fresca sfida diretta con la Roma di Spalletti, snodo cruciale nelle dinamiche di alta classifica ed inevitabilmente per il discorso Champions. Anche solo un pareggio interno con i giallorossi – obiettivo plausibile se le ambizioni sono quelle di cui si parla – avrebbe ristretto il campo che oggi separa l’Inter quinta dal podio della classifica. Con i nerazzurri che avrebbero orientato la propria rincorsa su due concorrenti – Roma e Napoli appunto – e non soltanto sui partenopei, che peraltro con il 3-0 dell’andata a meno di clamorosi ribaltoni conserverebbero anche il vantaggio negli scontri diretti. Sette punti effettivi da recuperare a dieci gare dal sipario: obiettivo plausibile per l’Inter di Pioli? Si è riscontrato un deficit di personalità nella gestione degli scontri diretti? Manca ancora una reale leadership all’interno di questa squadra o – più semplicemente – il percorso non è tuttora all’altezza di chi la precede? Due mesi e mezzo per svelare le carte: il 7-1 inflitto alla super Atalanta di Gasperini è l’iniezione di fiducia più opportuna per lanciarsi nel gran finale. Con un bomber come ce ne sono pochi in giro ed una squadra che vuole nuovamente sedersi al tavolo delle grandi.

https://www.youtube.com/watch?v=zK7rWH-w1n8

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