2014

Inter, Thohir a 360°: dal mercato ad Agnelli, da Mazzarri agli arbitri

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Il progetto del magnate indonesiano: organizzazione, acquisti mirati e ambizione.

CALCIOMERCATO INTER THOHIR – Da pochi presidente dell’Inter, Erick Thohir già dice di amare il club nerazzurro. Anzi è proprio l’amore per questa squadra ad averlo spinto a scendere in campo. Lo ha rivelato lo stesso magnate indonesiano: «Perché ho deciso di investire nell’Inter? Perché io amo l’Inter. E quando vedo le glorie nerazzurre del passato mi emoziono. Non avrei mai immaginato di essere un partner di Moratti e di diventare proprietario del club, ma, avuta l’opportunità, non ci ho pensato due volte. Mi sono stati offerti alcuni club della Premier League, non quelli di vertice, ma se non sei innamorato di una squadra è dura. Per fare bene le cose, oltre al giusto business, ci vuole anche la passione. Volevo anche una squadra con una grande storia alle spalle, un club che mi emozionasse. Io sono qui perché voglio il bene dell’Inter, per riportare questo club a essere competitivo e per vincere», ha dichiarato Thohir ai microfoni del “Corriere dello Sport”.

CAMBIAMENTI – Comincia a cambiar volto l’Inter, ma non è solo il club nerazzurro che deve rinnovarsi: «L’Inter vuole competere con i grandi club stranieri esattamente come la Lega deve arrivare al livello di Premier League, Liga e Bundesliga che adesso sono più famose in Indonesia. Dobbiamo invertire questo trend negativo. Quando sono arrivato molti mi chiedevano di fare tutto e subito, ma non era possibile perché dovevo prima capire tanti aspetti: le tasse, l’organizzazione della società e altro ancora. Sono all’Inter dal 15 novembre e ho avuto troppo poco tempo. La struttura secondo me deve essere corretta, ma per farlo c’è bisogno sia di tempo sia di creare il giusto feeling con le persone con cui dovrò lavorare. Voglio trasmettere a tutti la visione che ho di questo club e solo quando il processo sarà completato, si potranno dare i primi giudizi sul mio operato. Qualche ex interista entrerà tra i dirigenti? Brehme, Materazzi e altri vogliono essere coinvolti, ma non abbiamo ancora un piano per lavorare con queste leggende. Dobbiamo prima trovargli un ruolo nella società, avere una strategia».

TRANSIZIONE – Spazio poi alle considerazioni sugli obiettivi da raggiungere, anche in sede di calciomercato: «Quello attuale è un anno di transizione in cui dobbiamo capire coloro che possono aiutarci la prossima stagione: chi è da Inter, chi dà il 100% e chi può essere utile. Naturalmente costruiremo una nuova squadra che vogliamo rendere più forte con acquisti concordati con tutte le componenti ovvero con il ds Ausilio, con Mazzarri, con la parte finanziaria, perché tenere a posto i conti è importante, e con quella commerciale. Vogliamo calciatori che ci aiutino sul campo. Questo è il primo requisito, quello fondamentale. Poi sarebbe importante che potessero darci una mano anche a livello di marketing, giocatori globali che facciano crescere il brand Inter e la considerazione della Serie A esattamente come accaduto con Beckham, Bradley ed Henry nella MLS americana. Vidic? L’affare non è ancora stato annunciato (probabile che l’ufficialità arrivi domani, dopo la gara di Champions di stasera dello United contro l’Olympiakos, ndr) e non vado oltre. Parlo di nuovi giocatori solo quando ci sono i contratti firmati. Se  a giugno individueremo un altro elemento che possa darci un contributo altrettanto importante, spenderemo dei soldi e proveremo a portarlo a Milano».

RISULTATI E ARBITRI – La questione arbitri è un nervo scoperto, ma Thohir tratta l’argomento senza sforare nella polemica: «Pareggio contro il Cagliari? Non sono arrabbiato, ma dispiaciuto come tutti i tifosi. Credo sia normale perché quella dei primi 45′ non era l’Inter. Nella ripresa invece abbiamo fatto bene. La mia non è una critica, ma i giocatori devono guardarsi dentro e capire perché è andata così. Unica squadra senza rigori? La Lega di Serie A ha da sempre i migliori arbitri al mondo. Se all’estero parli degli arbitri italiani, tutti dicono che sono il top. E devono rendere di conseguenza. Gli arbitri non devono uccidere le partite perché alla fine gli spettatori capiscono gli errori. D’accordo, gli arbitri sono persone e possono sbagliare, ma se fanno errori continui, le persone possono farsi delle domande o magari pensare male. Il mondo sta cambiando e gli uomini commettono degli errori. Se la tecnologia può contribuire a limitarli, è positivo. Non sono d’accordo con l’utilizzo della tecnologia a 360° perché il calcio perderebbe il suo lato umano, ma per esempio potrebbe essere importante la goal line technology. Per chi è in campo, ma anche per i media».

OBIETTIVI – La strada è stata tracciata, il traguardo è ben chiaro: «Terzo posto? Sarà dura riuscirci, ma il nostro obiettivo deve essere quello di finire quarti o quinti. Se arrivassimo in Champions sarebbe una grande festa per la nostra famiglia nerazzurra, ma intanto dobbiamo tornare in Europa, giocare la prossima Europa League. Quanto è importante per l’Inter disputare di nuovo la Champions League? Molto e, quando ci riusciremo, sarà come rinascere. Un processo analogo a quello di un bambino che crescendo impara a stare in piedi, a camminare e poi a correre. Il prossimo anno è necessario tornare in Europa, poi proveremo a qualificarci per la Champions con l’obiettivo di disputare la finale del 2016 che si svolgerà a Milano. Questo non è solo il nostro sogno e tradizionalmente poche formazioni riescono a giocarsi una finale… in casa. Ci è riuscito il Bayern Monaco (nel 2011-12, ndr) e ha perso contro il Chelsea di Di Matteo. E’ Dio che decide come vanno certe cose, ma noi dobbiamo avere degli obiettivi e lavorare per centrarli».

JUVENTUS – Thohir ha poi parlato dei rivali bianconeri e del chiarimento con Agnelli: «Ha mostrato grande carattere e ho tanto rispetto per i loro manager che hanno costruito una rosa così importante negli ultimi 2 anni. Incontro con Agnelli per chiarire vicenda Vucinic-Guarin? Abbiamo parlato lui e io, ma naturalmente l’ho fatto anche con Angelomario (Moratti, ndr) e con altri presidenti del calcio italiano. Nella vita bisogna comunicare ed è necessario farlo nella giusta maniera. A volte gli affari vanno in porto e altre no, ma il business non si ferma. Altrimenti non ci sarebbero mai scambi di giocatori e tutti schiererebbero solo prodotti del proprio vivaio».

ROMA – Spazio poi all’analisi della Roma, di cui sottolinea le somiglianze, e poi a due bandiere del calcio italiano: «Negli ultimi tre anni i dirigenti hanno lavorato molto. La prima stagione hanno faticato, ma adesso la squadra è forte e sta facendo bene. Il loro progetto è simile al nostro e Pallotta guarda molto al modello che altri americani stanno portando avanti negli States e in Inghilterra. Mi riferisco all’Arsenal e allo United. Non è detto che sia la strategia vincente, quella giusta, ma è una strada imboccata. Nel calcio e nella vita in generale bisogna fare delle scelte. La cosa migliore è prendere decisioni giuste, la cosa peggiore è non prendere decisioni. E’ ancora peggio che prendere decisioni sbagliate. Ho bisogno di tempo, ma cercherò di fare le scelte giuste per il bene dell’Inter. Come tifoso della Serie A mi sono sempre piaciuti i grandi calciatori. Due dei migliori sono stati Del Piero e Totti, ma ammiravo anche i tre tedeschi dell’Inter, Ronaldo, i campioni del Parma, da Chiesa a Buffon passando per Cannavaro e Crespo, o quelli della Fiorentina, da Batistuta a… Torricelli».

MAZZARRI – Inevitabile il riferimento a Walter Mazzarri e al futuro del tecnico toscano: «Finora dico “Sì, è l’allenatore giusto” e credo in lui. Prima della fine della stagione lo incontreremo per capire se la sua visione coincide con quella del board della società. Rinnovo? E’ troppo presto per dirlo, ma se le nostre visioni saranno in sintonia, può essere il nostro allenatore a lungo. Non amo le squadre che cambiano tecnico ogni anno, ma non voglio neppure avere un allenatore che sia più grande del club, alla Ferguson per intenderci, anche se per me Sir Alex è una leggenda. L’allenatore è il nostro generale e ci fidiamo di lui. Io sono il presidente ed è giusto che anch’io sia criticato se le cose non vanno. Le critiche sono positive, una medicina. Per me, per i giocatori e per il tecnico perché ti stimolano. Se non sai gestire le pressioni non puoi stare all’Inter. Mazzarri ha la sua strategia, ma è bravo ad adattarsi di gara in gara. Ha bisogno di tempo per capire e questa non è una scusa. Noi glielo daremo».

PARTNERSHIP – Infine, il discorso si sposta sulla collaborazione con la famiglia Moratti: «Credo davvero che avremo una buona relazione con la famiglia Moratti perché ci capiamo. Ritengo che avere un partner locale è importante per radicarsi nel territorio. I Moratti hanno costruito un’Inter vincente e sono qui per aiutarli a renderla più forte. Soetedjo è il mio partner, mentre Roeslani ha ceduto le sue quote. Mio padre crede che avere un partner sia importante perché ci si può correggere a vicenda. La mia famiglia li ha in tutte le attività. Il mio obiettivo è quello di fare le cose per bene per difendere il nome di mio padre e quello dell’Inter che resterà anche quando io non ci sarò più. Io sono il presidente, ma è fondamentale avere un management forte, che porti avanti la strategia che abbiamo. Non è necessario che sia ogni week end alla Pinetina. Essere presente alle partite? Ho visto il match con la Fiorentina da Giacarta fino all’alba e abbiamo vinto, mentre ogni volta che vengo a Milano pareggiamo… (ride, ndr) Secondo me conta il lavoro. E’ su quello che tutti insieme ci stiamo concentrando per il bene dell’Inter».

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