2017
Inter, per puntare allo scudetto bisogna migliorare questi numeri
Contro la Juventus Icardi ha toccato solo 10 palloni, ma per l’ottava volta su 16 i nerazzurri non hanno subito gol
Complici tre zero a zero tra le prime quattro in classifica (evento che non si verificava dalla stagione 1965/1966), l’Inter per una settimana guarderà ancora una volta tutti dall’alto.
Nonostante le parole fuorvianti di Spalletti: «Dovevamo osare di più, potevamo vincere», il tecnico nerazzurro può dirsi sicuramente soddisfatto: la difesa insuperabile dell’Inter ha mantenuto la porta inviolata per l’ottava volta su sedici partite, 11 sono i gol subiti in meno rispetto all’anno scorso mentre 16 sono i punti in più rispetto a un anno fa. I paragoni, azzardati, portano a confrontare questa formazione con la prima Juve di Conte (anch’essa non giocava le coppe, anch’essa arrivava da un settimo posto e aveva un nuovo allenatore) e l’Inter di Mancini 2007/2008. Tutte squadre poi campioni d’Italia, ma una striscia simile la ottennero anche la Roma di Garcia 2013-2014 e un’altra Inter del Mancio, quella 2004-2005 che però pareggiava sempre (4 vittorie e 12 pari). Da un paio d’anni a questa parte la squadra scudettata a maggio e anche quella che ha incassato meno gol durante la stagione e l’intento di Spalletti è quello: prima meglio non prenderle poi se si riesce sferriamo qualche colpo da k.o. Ma la tenuta difensiva non è l’unica qualità di chi vuole vincere, poi bisognerebbe anche segnare, e la prova offensiva di Torino invece è stata sconfortante.
A parte l’assenza di veri tiri nello specchio (solo una ciabattata di Candreva a Szczesny), colpisce il dato dei soli 10 palloni toccati da Icardi, il meno coinvolto dei giocatori in campo nonostante i 16 gol segnati finora, mentre Handanovic è arrivato a quota 49: anche in Napoli–Inter di ottobre Maurito toccò 19 volte la palla, e il portiere sloveno 50. Solo se riuscirà a innescare meglio Icardi nelle grandi partite, quindi se si attaccherà di più, sarà un’Inter da scudetto. O viceversa se sarà meno dipendente dall’argentino e Perisic, finora 23 gol su 33. Comunque Spalletti ha decine di motivi per essere felice. Non è un primato in classifica casuale o miracoloso come quello di Mancini dell’anno scorso, la nave nerazzurra naviga in acque tranquille e nessuno ha intenzione di abbandonarla, men che meno il comandante.