2017
Inter: dopo Pordenone 0 punti in due partite, Sarri aveva ragione?
I 120 minuti di gara contro il Pordenone hanno cambiato la Serie A: i nerazzurri sembrano stanchi, con evidenti buchi in rosa da colmare
Sedici turni da imbattuta e poi due sconfitte consecutive, scatenando fantasmi “manciniani” che fanno ancora paura. Cosa succede all’Inter? La mini-crisi in cui è finita la banda di Spalletti ha un inizio: nella gara con il Pordenone, infatti, le seconde linee hanno fallito, dimostrando come questa rosa possa essere competitiva solo su un fronte, quello del campionato. Per avere un’idea della situazione basta confrontare i nomi delle riserve che ogni domenica siedono sulla panchina nerazzurra con quelli delle dirette rivali: se l’Inter può disporre di Eder, Nagatomo, Joao Mario, Pinamonti, Karamoh negli altri lidi i subentranti sono Bernardeschi, Dybala, Douglas Costa, Schick, Zielinsky, Rog e via dicendo.
Spalletti nonostante sapesse i problemi di mancanza di alternative in rosa non si è mai lamentato pubblicamente ma anzi ha fatto di necessità virtù raccogliendo 40 punti in 18 giornate. La palla passa a Suning. A gennaio dovrà dimostrare, blocco degli investimenti permettendo, quanto crede nel progetto nerazzurro, regalando al tecnico alternative valide (Pastore? Ramires?) per centrare l’obiettivo minimo della qualificazione in Champions League. Il calendario nerazzurro ora presenterà sfide a dir poco decisive: fino alla sosta affronterà Milan in coppa Italia poi Lazio e Fiorentina. Si riprende con la Roma il 21 gennaio; Spalletti dovrà studiare un calibrato turn-over per non affondare definitivamente sotto il quarto posto come nelle ultime sciagurate stagioni. Coincidenza, o forse no, che la crisi di risultati interista sia coincisa con la comparsa di un doppio impegno settimanale. Sarri aveva candidamente affermato che giocando una volta a settimana i nerazzurri praticassero un altro sport, dichiarazioni che hanno sollevato un mare di polemiche con risposte al vetriolo da parte di Spalletti. Ma, forse, il tecnico azzurro aveva ragione.