2017

Inter, Pioli traballa: i tre motivi per cui si cambierà

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Le tre ragioni per cui il prosieguo del sodalizio tra Inter e Stefano Pioli è tutt’altro che scontato

Il pareggio di Torino ha decisamente frenato il treno Inter ribassandone le quote Champions: podio che ora dista ben otto punti, in realtà nove considerando il probabile svantaggio che i nerazzurri soffrono nello scontro diretto con il Napoli, dove – salvo clamorosi ribaltoni nella sfida di ritorno di San Siro – varrà il 3-0 con cui i partenopei si sbarazzarono della pratica all’andata. Viene spontaneo domandarsi cosa ne sarà di Stefano Pioli: allenatore ingaggiato dalla nuova proprietà con l’immancabile bollino del traghettatore, per poi rimandare ogni discorso di grandezza all’estate, la marcia intrapresa aveva parzialmente cambiato le carte in tavola.

Snodo Champions League

Del rendimento dell’Inter di Pioli – rispetto alla frustrante pagina De Boer – ne abbiamo già ampiamente dibattuto: il tecnico olandese, con 14 punti in 11 gare al timone dell’Inter, ha viaggiato alla media di 1.27 punti a partita. I 38 punti accumulati invece da Pioli nelle sue 17 gare sulla panchina nerazzurra sono valse la media di 2.23: il raffronto ovviamente non va neanche analizzato per quanto sia evidente il cambio di marcia. Peraltro la proiezione dell’andamento del solo Pioli, spalmata sull’intero campionato, rende un torneo da ben 85 punti: quanto basta ragionevolmente a guadagnarsi un posto – che sia in via diretta o meno – nella prossima edizione della Champions League. Che però, sia giusto o meno, resta l’unico reale snodo della stagione nerazzurra: l’eliminazione dalle coppe ha ulteriormente incentrato il tutto intorno al raggiungimento del terzo posto, obiettivo mai nascosto dalla proprietà Suning, dall’asset dirigenziale e dal mondo Inter nel suo complesso. Dovesse venir meno questo traguardo – e ad onor del vero sembrano sussistere tutti gli elementi affinché accada, quando mancano appena nove turni all’epilogo della Serie A 2016-17 – la circostanza rappresenterebbe di per sé il primo reale motivo per procedere all’avvicendamento tecnico e rilanciare il progetto nerazzurro con un altro nome.

Inter, un nome di spicco

La seconda ragione, di fatto legata alla prima appena esposta, riguarda l’opportunità che ha un club come l’Inter di attrarre un allenatore di primissimo ordine internazionale: si è parlato di Simeone prima, di Conte poi, per citare solo i più accreditati. Insomma, non ce ne voglia il buon Pioli, tecnici di altra caratura rispetto all’ex Lazio: guide che hanno oramai consolidato un’esperienza internazionale di primissimo rilievo, che hanno gestito club di successo dove il successo stesso è l’aria che si respira, che hanno vinto e si sono ripetuti nelle loro vittorie, allenatori che risultano essere quanto basta per ridare quota ad un progetto con entusiasmo, consapevolezza e rinnovata ambizione. Non stiamo procedendo in questa sede ad un toto-allenatori: discorsi che lasciamo ad altri o che quantomeno rimandiamo a giorni più caldi. Il punto è un altro: se l’Inter avrà realmente la possibilità di mettere le mani su un allenatore top, risulterà naturale dare il benservito a Pioli, ringraziare per il lavoro svolto e voltare pagina. E, quantomeno per come racconta chi addentro alle vicende Inter, l’ambizione del gruppo Suning è tale da tenere in debita considerazione questa ipotesi.

Le responsabilità di Pioli

Detto ampiamente dell’inversione di marcia rispetto alla fase De Boer, della proiezione sull’intero campionato e quant’altro, va anche ammesso come lo stesso Pioli abbia mancato alcuni appuntamenti di spicco che avrebbero realmente consentito all’Inter di sperare nel piazzamento Champions. Innanzitutto l’andamento negli scontri diretti: ha perso con Napoli e Juventus in trasferta, ha amaramente incassato la vittoria della Roma sul proprio campo in quel che era a tutti gli effetti uno scontro diretto per l’Europa che conta, ha pareggiato all’ultimo respiro il derby con il Milan, ha nuovamente steccato a Torino tre giorni fa in una gara che se non sa di rinuncia poco ci manca. Tradotto: Stefano Pioli ha mancato diversi appuntamenti clou della sua stagione. Quelli cruciali al fine di centrare l’obiettivo per cui è stato chiamato a dirigere la panchina nerazzurra. E la riflessione è stata immediata: ma quando conta Pioli viene meno? I numeri dicono che sarebbe stato auspicabile vederlo all’opera dall’inizio della stagione, ma i fatti raccontano anche di questi insuccessi ripetuti nelle gare d’alta quota. Qualcosa che, a chi vive con l’ambizione della nuova proprietà nerazzurra, probabilmente non potrà andare bene. L’epilogo del campionato per svelare l’arcano: Pioli o non Pioli, al momento il borsino è in ribasso.

Torino-Inter 2-2 - Sintesi

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