2020

Inter dal tutto al niente: i secondi posti non bastano più

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Per l’Inter di Antonio Conte va in archivio un anno solare dai mille volti, ma con un unico filo conduttore: il secondo posto in tutto e per tutto

Cosa potrà fare l’Inter per migliorare questo turbolento 2020? Sin troppo semplice rispondere alla madre di tutte le domande per l’anno che verrà. Perché se l’espressione “percorso di crescita” è la più cara ad Antonio Conte, il verbo che i tifosi nerazzurri vogliono stampare nei pensieri è uno solo: vincere.

Complicato redigere il bilancio per una squadra sospesa nel limbo di chi è arrivata a giocarsi tutto, ma che infine non ha portato a casa niente. Per carità, non siamo ai livelli di Toto Cutugno, sei volte secondo al Festival di Sanremo, e nemmeno a quelli del Bayer “Neverkusen”, ribattezzato così nel 2002 quando perse in una ventina di giorni Bundesliga, Coppa di Germania e Champions League.

Certo è che, a proposito di Germania, la finale di Europa League scialacquata contro il Siviglia pesa come un macigno sul capo di Lukaku e compagni. In precedenza secondi anche in Serie A ad appena un punto dalla Juve, ma in realtà mai in concreta competizione nelle ultimissime giornate.

E sulla falsariga di quella vecchia, la nuova stagione ha condotto l’Inter alla grande delusione in Champions League, ma al contempo alla serie aperta di sette vittorie che induce all’ottimismo. Guarda caso, ancora seconda e sempre a un punto di distanza dalla vetta, adesso occupata sorprendentemente dai cugini del Milan.

Rossoneri sul trono assoluto di questo folle e drammatico 2020 per punti conquistati, ben 79. Sei lunghezze in più della truppa nerazzurra, ça va sans dire, ovviamente seconda anche in questa speciale graduatoria. Insomma, un anno da vorrei ma non posso. Profondamente ingiusto bocciare, appunto, “il percorso di crescita”, ma forse altrettanto infondata sarebbe una promozione a pieni voti.

Perché l’Inter dal punto di vista societario e strutturale ha trovato stabilità ed assetto. La costruzione sul mercato è stata imperfetta (vedi alla voce Eriksen), ma dispendiosa e nel complesso efficace (basta citare Hakimi) nel colmare le lacune. Cosa manca? Un solo, ultimo tassello, quel verbo da stampare nella mente della memoria del popolo nerazzurro.

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