2012

Inter, Moratti: “Siamo tranquilli, il mercato e Mourinho…”

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INTER MORATTI PARMA STRAMACCIONI MOURINHO PAULINHO BALOTELLI – Ai microfoni dei colleghi della Gazzetta dello Sport, Massimo Moratti ha toccato diversi temi inerenti alla sua Inter. Il presidente nerazzurro ha fatto capire di essere convinto della ripresa della sua squadra, reduce da una serie di risultati negativi: “E’ un momento così ma non sono allarmato: ho fiducia nei giocatori e in Stramaccioni. Era preoccupato dopo Parma? Tranquillo no, ma lui è così, vive le cose con la giusta tensione: quella di fare bene. Mi fido di lui perché ha il senso della realtà, sa vivere in mezzo ai giocatori e non si ferma al dispiacere, se qualcosa non va. E’ già lì che studia la soluzione per correre ai ripari e non entrare nel vortice di una continuità negativa: è il primo a sapere che nulla va dato per scontato. Perchè questo calo? Credo sia dipeso dalla stanchezza per un calendario molto fitto, dagli infortuni – e non è un alibi – e anche dal fatto che quando tutto va bene subentra una sicurezza che può finire per inguaiarti: non bisogna mai crederci troppo, perché se poi arrivano le sconfitte è più difficile accettarle, non si capisce bene perché si perde. E la cosa grave di lunedì è non solo che abbiamo perso, ma che si è capito che al massimo avremmo pareggiato. Servono rinforzi a gennaio? Questa squadra è stata più rinforzata rispetto all’anno scorso, con l’obiettivo di far bene: non significa scudetto – ma facendo bene può succedere – ma avere una forte crescita, nel rispetto di una congiuntura economica da non trascurare. Non va sbagliata l’impostazione programmatica: la squadra è e in linea di massima sarà questa, perché se puntando su grandi campioni non si risolvono certi problemi, si rischia solo di avere un problema in più. Stramaccioni è un tecnico che sa adeguarsi a far bene con quello che ha, che non è poco. Paulinho è bravo, ma il nostro obiettivo deve essere valorizzare e avere fiducia in chi ancora non si è espresso come potrebbe: tipo Alvarez, Coutinho, Pereira, lo stesso Guarin. Mi chiedono anche di Balotelli, ma non credo che tornerà. La situazione di Sneijder? Anzitutto una cosa: parlare di ricatto o di mobbing dell’Inter è voler vedere per forza male le cose. Sneijder non gioca anzitutto perché l’allenatore non lo vede integrato al massimo, soprattutto dal punto di vista psicologico, con la mentalità della squadra. Tutto il resto è questione di libertà reciproca: per noi è stato naturale cercare di trovare un modo per non essere costretti a venderlo, lui ha il diritto di non accettare la nostra proposta. E se la situazione rimarrà tale, la soluzione sarà inevitabile cercarla sul mercato. Nei miei confronti Sneijder ha sempre avuto rispetto e simpatia, quelli che io ho per lui, anche per tutto quello che ha contribuito a farci vincere. Le parole dopo Inter-Cagliari? Calciopoli è talmente presente nell’immagine del nostro calcio degli ultimi dieci anni che non serve rievocarlo: però non va neanche dimenticato, perché altrimenti non impariamo niente. Però Calciopoli era una cosa talmente complicata, “organizzata”: no, quel giorno mi riferivo a distrazioni, cattiva forma, forse anche antipatia – ci sta di essere antipatici, e lo dico senza vittimismo – e sfortuna: il problema è che l’Inter era stata un po’ troppo sfortunata. Non lunedì a Parma, dove abbiamo perso e l’arbitro è stato bravissimo. Le parole di Mourinho? E’ un affetto reciproco e sono convinto che il suo sia autentico. In fondo fu bello anche che fosse un’esperienza, diciamo così, fulminante e quando se ne andò mi disse: “Ma lei perché continua a fare il presidente? Nella mia carriera non ho mai avuto tanta difficoltà nei confronti delle istituzioni”. Aveva addosso un’infinita fatica di vincere ed era impossibile non capirlo: l’ho sentita così tante volte anche io.

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