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Inter, Moratti: ?Potrei vendere. Calciopoli? Ora più puliti?

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CALCIOMERCATO INTER MORATTI – Rivelazioni esclusive e che faranno discutere quelle che ha rilasciato il presidente dell’Inter. Intervistato da Tuttosport, Massimo Moratti ha parlato della possibilità di vendere il club e dell’eventuale ingresso di nuovi investitori: «Tutto nasce dal socio cinese che ha manifestato interesse per entrare in società. Poi ci sono stati altri abboccamenti in Europa e in Oriente. Lazard? La conosco bene, è una banca molto esperta nel ramo delle fusioni e delle acquisizioni. Ma la linea, mi creda, è quella cinese. Cerco un socio per costruire lo stadio. Non è importante il quantum… Al 30 al 40 per cento. Io resto minimo con il 51 per cento. E’ importante, piuttosto, che lo stadio sia qualcosa che appartenga alla società e non sia delegato a un esterno. Veda, costruire uno stadio non è il mio mestiere. Gli americani sono eccezionali, un socio americano sarebbe interessante. Nei potenzial buyers di Lazard  ci sono americani? Vendere l’Inter? Ci ho pensato non poche volte, sì. Ma penso che sia venuto in mente anche ad altri presidenti, tranne che ad Andrea (Agnelli ndi ): lui è appena arrivato nel mondo del calcio. Lo farò quando sarà giusto perché, in fondo, dopo un po’ è necessario un cambiamento di facce. E aumenta il bisogno di idee nuove. Deve esserci il momento giusto, poi se capita… Vendere mi torna in mente e per tante ragioni. Ma poi… Poi penso ai tifosi, alla fiducia che ripongono in me. E mi dico: non li posso fregare».

La costruzione di un nuovo stadio prescinde secondo il numero 1 nerazzurro dall’ingresso di nuovi soci: «Lo farò comunque. Mi piace moderno, ma non modernissimo. Che sia funzionale e che ricalchi lo stile della città. Mi hanno presentato una serie di progetti, uno mi intriga da pazzi. E’ fuori discussione che ci sia bisogno di una legge capace di sveltire le procedure burocratiche, significherebbe che lo Stato è vicino».

Il patron dell’Inter ha poi parlatato del ridimensionamento della squadra e della stagione con un occhio al futuro: «E’ evidente che abbiamo scelto un profilo più basso. Era già successo con la Grande Inter. Non è materialmente possibile riavere gli stessi giocatori che ti hanno permesso di vincere e di gioire. Bisogna gettare le basi per il futuro e armarsi di pazienza. E poi, malgrado le elezioni, non mi pare che la situazione economica generale consenta esposizioni, direi, stonate. Non dimentichiamo che il calcio ha un ruolo anche sociale. Come giudico questa stagione? Di passaggio. Anzi, di costruzione. All’inizio ho percepito tanti ostacoli, poi siamo andati meglio e abbiamo preso piede, poi mi sono illuso… Mi conforta che tutti perseguiamo il medesimo obiettivo. Rivoluzione? Bisogna avere pazienza. E nel calcio si impara ad averla. E’ necessario saper tenere, saper resistere alle tentazioni. I condizionamenti arrivano dagli avversari: loro comprano un fuoriclasse e tu cosa fai? Sei portato a dire: non posso restare con le mani in mano, io. E allora ti esponi, compri, spendi… Non è più sostenibile un ragionamento di questo tipo».

E al tal proposito parla di acquisti, come quello del Milan, che ha preso Mario Balotelli per poi finire inevitabilmente a parlare di Calciopoli: «Berlusconi vuole bene al Milan, ma è il primo a sapere che nel calcio bisogna darsi una calmata. Però se c’è un’elezione all’anno, lui un campione all’anno lo compra. E’ una scusa per divertirsi. L’acquisto più intelligente della mia gestione è stato Ronaldo. E l’ho fatto io personalmente. In questo momento, lo ripeto, è indispensabile stare più attenti. Una volta mi sentivo obbligato a comprare per provare a vincere… Ma qui si scivola su Calciopoli… Avevamo una squadra fortissima e non riuscivamo a imporci. Ricorda? Ronaldo, Djorkaeff e la panchina… Una panchina fantastica. Niente. Calciopoli? E’ finita, mi sembra. Con i più e con i meno. Almeno speriamo. Non voglio risvegliare una brutta malattia che è stata estirpata. Pulizia nel calcio? Credo di sì, che sia più pulito. Prima c’era una organizzazione, come l’hanno definita gli atti processuali, adesso c’è Scommessopoli, che sono tentazioni esercitate sui giocatori. Tutta un’altra storia. Scudetto della discordia? Io so com’era quella situazione, non ne percepisco alcuna ingiustizia, è solo una conseguenza. Poi io dichiaro che quello scudetto lo amo di più un po’ per provocazione e un po’ perché è figlio di una sofferenza di troppi anni». 

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