2015
Inter, il colpo è giusto. Lidea ancor di più
Inter, arriva il croato Marcelo Brozovic ed il cambio di identità rispetto alla precedente gestione è sempre più marcato
L’accelerata nella nottata, poi l’accordo: Marcelo Brozovic si trasferisce dalla Dinamo Zagabria all’Inter con la formula del prestito – della durata di diciotto mesi – e seguente riscatto obbligatorio. Le cifre: operazione complessiva da otto milioni di euro, tre per il prestito e cinque per il riscatto da pagare nel 2016. Per il centrocampista croato un contratto da quattro anni e mezzo e dunque fino al 2019.
CHI E’ BROZOVIC – Complimenti all’Inter per aver bruciato la concorrenza ed essersi assicurata un talento cristallino che vale decisamente più di quanto dicano i parametri dell’operazione: lo dimostrerà presto perché è un centrocampista completo, grande tecnica di base e lucidità nella scelta, ha avviato la sua carriera in posizione più avanzata salvo poi perfezionarsi da regista e dunque elargire tutta la sua qualità in una zona di campo dove spesso troviamo mastini di ruolo e non interpreti alla Brozovic. Stessi passi dunque toccati a Pirlo prima e Verratti poi, di nascita trequartisti ma specializzati nel tempo in cabina di regia: del fantasista però gli resta la propensione al gol, il croato ha segnato con discreta continuità nella trafila delle nazionali giovanili e nelle due principali squadre di Zagabria – Lokomotiv e Dinamo – quando impiegato a ridosso dell’area avversaria. Classe ’92, a soli ventidue anni ha prospettive di crescita impressionanti.
PER UN’INTER TUTTA QUALITA’ – Una sessione invernale di calciomercato che in casa Inter ricorda la più sfrenata delle estati: l’approdo di Brozovic in nerazzurro si somma a quelli di Podolski e Shaqiri e va giocoforza ad elevare il tasso qualitativo generale. Di una squadra che invece fino all’avvicendamento in seno alla guida tecnica era impostata su tutt’altri criteri, ma di questo ne parleremo in seguito. Come si incastra dunque il gioiellino nella macchina Inter? Nel necessario work in progress di Mancini è difficile lanciarsi in pronostici affrettati ma la sensazione è quella che possa verificarsi qualcosa di abbastanza simile a quanto accade proprio nella Croazia, dove convivono una serie di centrocampisti di qualità non supportati da un mediano vecchio stampo: Brozovic, Modric, Rakitic e Kovacic (che ritroverà in nerazzurro) si alternano come nell’Inter potrebbe accadere con i due croati, Hernanes e Guarin. L’idea è quella di un 4-3-3 – analogo discorso con il 4-2-3-1, il terzo centrocampista sarebbe il trequartista centrale – con tre centrocampisti di talento, due esterni rapidi ed imprevedibili (da scegliere tra Shaqiri, Podolski e Palacio) ed un riferimento offensivo (Icardi). Poco male vero?
INEQUIVOCABILE SVOLTA MANCINI – Se in estate ti fai prendere Medel, M’Vila ed Osvaldo, a prescindere da come vada, tracci la strada per una precisa impostazione: giocare sull’avversario, puntare al recupero palla nel più breve tempo possibile e riversarsi nella metà campo avversaria possibilmente in superiorità numerica. Questo accadeva nell’era Mazzarri: oggi la scelta è opposta, quella cioè di giocare il pallone e tenerlo tra i propri piedi. Il tutto non è stato inseguito con spese da capogiro e ad ogni modo differite nel tempo: 16 milioni il riscatto obbligatorio da pagare in estate per Shaqiri, per Brozovic i milioni da riconoscere entro l’anno sono tre mentre per Podolski si tratta di prestito secco e se ne riparlerà al termine della stagione. Obiettivo chiaro: raggiungere risultati nel giro di un anno e mezzo, pur se si dovrà rinunciare a qualcosa nelle prossime campagne acquisti. Ma la svolta Mancini non è meramente di natura tattica quanto caratteriale: e su questo aspetto c’è poco da fare, dipende da chi sei. Il buon Walter – che ha sempre sognato la chiamata di una delle tre grandi strisciate d’Italia (Juventus, Inter e Milan) – si è giocato la chance non dimostrandosi pronto sotto il profilo della tenuta emotiva. Il Mancio, forte di un curriculum diverso, risolve con un sorriso o anche mezzo le questioni su cui Mazzarri diventava viola con i giornalisti e non solo. Ci sarà un motivo se la media punti di Mancini è ancora inferiore a quella del suo predecessore ma la piazza lo eleva a salvatore della patria e si è riavvicinata alla squadra come non accadeva dai tempi di Mourinho. Del resto l’abbiamo detto, dipende da chi sei.