2018
Inter: Wanda Nara non è un’agente (e questo non è un articolo maschilista)
Wanda Nara tiene ancora in scacco l’Inter con una strategia alquanto approssimativa: perché ammettere che un ex showgirl di poco talento sia incapace a compiere il proprio mestiere (?) non è maschilismo
Wanda Nara è incapace, non si può definire un’agente e questo non è un articolo maschilista: è semplicemente un articolo di buon senso. Lo diremmo di chiunque, di qualsiasi procuratore al mondo – uomo, donna, ermafrodito, bianco, nero, arcobaleno, italiano o afghano – qualora si comportasse nella stessa identica maniera. Perché la verità non è sempre una sola, ma è pure vero che non conosce sesso, etnia o religione. La verità è amara, ma non risponde ad alcuna logica se non a quella dell’onestà. La verità è che Wanda Nara non sa fare l’agente. La verità è che Wanda Nara non è nemmeno un’agente. Da una rapida ricerca sul registro ufficiale dei procuratori FIGC infatti, risulta chiaramente che la Nara non avrebbe ancora rinnovato la propria iscrizione all’albo (almeno al 16 del corrente mese, data dell’ultimo aggiornamento), scaduta, esattamente come per tutti gli altri iscritti, dopo un anno dalla prima, ovvero in questo caso lo scorso luglio.
In termini di regolamento, lo ricordiamo, sarebbe ipoteticamente vietato poter ottemperare agli oneri di procuratore senza regolare iscrizione. Lo certifica la stessa FIGC, obbligata ad assumere tramite l’apposita commissione iniziativa disciplinare nei confronti di tutti coloro i quali esercitino la professione senza averne diritto. Poi ognuno fa un po’ come glie pare, assodato, ma questo evidentemente è un altro conto. Di sicuro non mancano casistiche analoghe di squalifiche per procuratori che hanno ricevuto mandato – da calciatori o club – non regolarmente iscritti al pubblico registro (nell’esempio più in basso un passo delle motivazioni che avevano portato lo scorso anno al deferimento del procuratore Vincenzo D’Ippolito per un incarico ricevuto, secondo la commissione senza i necessari requisiti, dalla società Bari). Vero è che Wanda Nara potrebbe comunque nuovamente iscriversi all’albo nell’eventualità della sottoscrizione di un nuovo contratto di rappresentanza da parte di uno dei suoi assistiti (Mauro Icardi): lo specifica lo stesso regolamento (articolo 4). Ciò però non cambia la sostanza dei fatti: Wanda Nara, ad oggi, non è un’agente manco per niente (conseguentemente neanche del marito). Se avesse uno specifico mandato, dovrebbe essere per forza iscritto all’albo FIGC. Claro no?
Cattivi modelli
Perché allora la bionda ex di Maxi Lopez rilascia interviste in qualità di procuratrice? Beh, probabilmente perché le conviene così e perché, in fin dei conti, lo fanno quasi tutti (anche coloro che procuratori non sono mai stati). Di fatto, ammettiamo pure che la showgirl argentina gestisca comunque senza problemi gli interessi del marito calciatore. Il punto però è che lo fa male. A dimostrazione della nostra tesi, l’evidenza che il terrorismo psicologico operato nei confronti della società Inter nell’ultimo triennio da parte della Nara non sia per nulla figlio di alcuna arguta strategia di comunicazione ma, più semplicemente, dell’improvvisazione. Già, perché l’impressione netta, anzi nettissima, è che Wanda ignori completamente la prassi del mestiere. Che tenda a muoversi per imitazione di ben altri modelli (procuratori più o meno di fama) non avendone però né il carisma né l’esperienza. Se c’è qualcuno che la assiste, la consiglia male o, più probabilmente, ha l’unico semplice compito di avallare le sue sconsiderate scelte. Come l’ultima di parlare ieri (leggi anche: L’INTERVISTA A WANDA NARA).
L’intento chiaro del clan argentino che tiene in scacco la debole società Inter ormai da anni è quello di mungere la vacca finché latte ce n’è. Ovvero di ottenere un contratto ultra-milionario (ancora più dell’attuale) in cambio di una clausola rescissoria da record. Nulla di strano, diranno i più: lo fanno tutti. Del resto, è la legge della domanda e dell’offerta: l’economia di mercato gira così. Vero. Ciò che però spaventa sul serio sono le modalità (non nuove per la Nara e il suo entourage di vassalli): dichiarazioni a mezzo stampa mirate a colpire la pancia dei tifosi. Non è un caso che le richieste di contratto di Icardi arrivino praticamente sempre nei momenti di maggiore debolezza della società nerazzurra fino ad assumere contorni, lascetecelo scrivere, vagamente ricattatori. Mai come oggi l’Inter si è accorta di essere effettivamente fragile senza il proprio attaccante principale, in preda ad uno spogliatoio fagocita-allenatori dove a vigere è essenzialmente solo la legge della giungla, ovvero quella del più forte. In questo caso anche quella del più ricco, ci pare di comprendere. Scenario ideale per passare all’incasso.
Anche le donne sono incapaci (e si può dire)
Qualsiasi procuratore (e qualsiasi dirigente) con un minimo di esperienza biasimerebbe le modalità di approccio di Wanda Nara, che cela male e nemmeno tanto le proprie velleità ed attacca pubblicamente con il solito e consumato leitmotiv di calciomercato: se non mi dai i soldi, sappi che ho già trovato chi me li darà comunque. Qualcuno vorrebbe pure farlo, ma non lo ha ancora fatto, perché teme di cadere nella solita trappola mediatica del falso femminismo, quella iper-abusata del mondo del calcio maschilista che ripudia le donne che ce la fanno. Più comodo avversare, per le stesse identiche ragioni, un Mino Raiola a caso, che tanto è uomo e dunque chi se ne frega. La verità però, dicevamo, non ha sesso e, ora come ora, prende ad essere anche univoca: Wanda non ha fatto bene i compiti a casa, non ha studiato bene le regoline del gioco, non ha ancora compreso a dovere che la vita vera non è una reality show. Di più: la Nara non riesce a comunicare e, infatti, non comunica, se non a foto (nuda). Non conosce la prassi ed imita (male) i modelli (sbagliati) che spera un giorno di raggiungere. Per concludere, Wanda Nara è incapace a fare il proprio lavoro (quale, sarebbe il caso di chiarirlo), non è al momento nemmeno un’agente regolarmente iscritto ad un banale registro – ma non lo sarebbe comunque, perché essere “mogli di” non potrebbe mai lo stesso valere una carriera sudata ed anni di studio effettivo – e, più di tutto, questo non è un articolo maschilista perché dice la verità.