2020

L’Inter, Conte e il nuovo Piano delle 3 C

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Dopo settimane di discussioni e accuse sulle scarse varianti tattiche, Conte ha sorpreso tutti con la struttura proposta a Verona: ecco la nuova Inter e il ritrovato Piano delle 3 C

Anche Antonio Conte sa sorprendere tatticamente. Un concetto troppo spesso dimenticato nella carriera del tecnico salentino, da moltissimi suoi detrattori bollato come “integralista” nelle scelte del sistema di gioco. Un fardello anche nella sua Inter, ma che in realtà si scontra con il passato e adesso anche con il presente della sfida di Verona.

Nelle sue tre grandi esperienze a livello di club, Conte ha in realtà sempre modificato la direzione tattica. La sua prima Juve nacque con il 4-2-4 salvo poi virare rapidamente verso la leggendaria difesa a 3. Il suo Chelsea si adattò stupendamente e conquistò la Premier League con il 3-4-3. Dopo i vari esperimenti con il trequartista unico, ecco ora il proverbiale 3-5-2 della sua Inter diventare un più intrigante 3-4-2-1.

Insomma, dal Piano A al famigerato Piano B, un altro passo compiuto. Già, perché i nerazzurri al Bentegodi hanno dato prova di brillantezza e imprevedibilità anche grazie al sistema ideato per l’occasione da Conte, sostanzialmente a specchio con Juric.

La posizione arretrata di Lautaro e Perisic (nel finale sostituiti nelle mansioni da Barella e Vidal) rispetto al totem Lukaku ha favorito le combinazioni ravvicinate. Al contempo l’accentramento dei due “trequartisti” ha lasciato fasce sgombre per gli esterni, con Hakimi che nella seconda frazione è diventato semplicemente devastante.

Indubbiamente il croato non ha granché brillato in questo ruolo ibrido, ma la nuova soluzione tattica sembra aver decisamente giovato alla manovra nerazzurra. E quando rientrerà Sanchez, la particolare disposizione del tridente offensivo sembra esattamente ritagliata sulle qualità del cileno.

Ma al di là del Piano B incarnato dal modulo, la vera forza dell’Inter sta nel ben più fondamentale Piano delle 3 C. No, non quello composto da “cerebro, corazon y cojones” come si direbbe in lingua spagnola, per quanto sempre utilissimo anche nel mondo del calcio.

Concentrazione, anzitutto: l’Inter delle ultime partite è sempre o quasi sul pezzo, al netto della paperaccia di Handanovic che sembrava poter rimettere in piedi l’Hellas. Pochissime le sbavature nella fase difensiva, decisamente più rare le occasioni concesse rispetto alle prime 7 partite, ballerine per definizione.

In secondo luogo, Consapevolezza: il gruppo nerazzurro dà la sensazione di stare bene insieme e soprattutto di aver acquisito conoscenza della propria forza. Sette vittorie consecutive non arrivano mai per caso. L’Inter dà spesso l’idea di comandare a piacimento lo svolgimento della gara, anche e soprattutto quando si abbassa concedendo il possesso palla agli avversari.

A concludere, Cinismo: addio all’Inter civettuola dei primi mesi, quella delle decine di tiri in porta senza cogliere il bersaglio grosso. E stop al pressing ultraoffensivo che fabbricava più chance, ma ne concedeva altrettante ai rivali in contropiede. Un’azione più attendista e meno dispendiosa in fase difensiva, forse non un caso la ritrovata lucidità al momento di colpire.

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