2014

Insinna: «Juve-Roma è come la tragedia greca. Garcia? La tradizione dice che…»

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Il noto conduttore tv è arrabbiato per la sconfitta della Roma, ma pronto a ripartire

Non può di certo essere contento Flavio Insinna per la sconfitta della sua Roma, ma la prestazione dei giallorossi lasciano ben sperare in ottica futura. Lo si capisce dal tono di voce, ma la rabbia è più che lecita. Juventus-Roma, di ieri pomeriggio, ha fatto gridare all’ennesimo scandalo. Le polemiche sull’arbitraggio non mancano mai, ma questo è solo un altro dei tanti episodi che negli ultimi anni caratterizza il calcio italiano. La redazione di CalcioNews24.com ha contattato in esclusiva il noto conduttore televisivo, tifoso romanista.

Insinna, parliamo della partita?
«Juventus-Roma è come la tragedia greca dove Achille è sempre la Juve, Ettore la Roma, rispettivamente la realtà e il sogno. Ho visto tante partite tra le due squadre, ma spero di essere ancora in tempo per veder tramutare la tragedia greca in una commedia. Una vera, dove si ride. Ieri per l’ennesima volta mi sono seduto, pronto ad assistere alla tragedia greca: la Roma il sogno, la Juve la realtà e alla vince sempre la realtà. Ce la faremo a tramutare la partita o il campionato in una commedia? Sono tifoso della Roma dal 1975, abbonato in Curva, ho fatto tante trasferte e sono innamorato di questa squadra. Ieri c’era la possibilità, per la Roma, di tramutare il sogno in realtà. Se Gervinho e Pjanic segnano noi facciamo un capolavoro e un’impresa, dimostriamo che nella vita si può vincere anche contro le ingiustizie. Ci manca questo scatto feroce di determinazione per tramutare il sogno in realtà, ma ci siamo quasi perchè si è visto. Dico quello che vedo e che continuo a vedere, ma spero che un giorno la Roma diventi più forte dell tragedia greca».

Dovesse parlare di Rudi Garcia?
«Garcia è un grande allenatore, sa tenere altissima l’attenzione e la voglia della squadra. I giocatori lo seguono, ha delle idee e sa comunicare. È l’allenatore che mancava alla Roma, una grande persone. La tradizione dice che la Roma vince solo con i tecnici stranieri: il primo scudetto con Schaffer, un ungherese. Il secondo con lo svedese Liedholm, il terzo con Fabio Capello, ma la sua serietà e il modo di intendere il calcio fanno di lui uno straniero. Garcia è francese e spero si vinca».

Ieri nel dopo partita ha ascoltato le parole di Francesco Totti?
«Si, le ho ascoltate e condivido. Spero si possa scardinare questo sortilegio o tragedia greca, come dicevo. Come non lo so, ma ce la possiamo fare. Dopo ieri sera sono ancora più convinto che questa squadra deve vincere, per se stessa e per i tifosi. Spero che la reazione non sia il dispiacere, l’arrabbiatura o le parolacce, ma sia la voglia di vincere e la tenacia. Come un brutto voto in un’interrogazione: invece di buttare i libri, studi fino a vincere».

L’aspetto più bello della sua Roma? Il carattere?
«La Roma è una squadra più pronta di quanto noi tifosi pensiamo. Siamo stati ad un passo dal tramutare il sogno in realtà, ma la squadra si fa trovare sempre pronta: in campionato o coppa, avversario piccolo o grande. La Roma ha coraggio di andare a giocare e provare a dimostrare quello che sa fare. Questa è una cosa importante, anche nella vita, avere il coraggio di dimostrare le proprie idee o quello che hai preparato in allenamento. Questo mi piace molto».

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