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2018

San Siro non era un caso: alle porte del sogno, Insigne si è perso. Mentre Dybala…

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Un indizio è un indizio, due indizi una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova: l’inatteso stop di Lorenzo Insigne

Per analizzare il particolare momento della stagione – e della carriera – di Lorenzo Insigne ci viene in soccorso la scrittrice e drammaturga britannica Agatha Christie. La risoluzione del mistero passava dal famoso detto: un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova. Ultime tre giornate di campionato: Inter-Napoli, Napoli-Genoa, Sassuolo-Napoli. Il festival delle occasioni sprecate. La conseguenza non può che essere univoca: il suo Napoli raccoglie cinque punti in tre partite e si vede allontanare dalla testa della classifica, occupata dalla Juventus, distante ora ben quattro lunghezze. Cinque, se consideriamo l’attuale vantaggio che i bianconeri vantano nello scontro diretto. Ai partenopei resta quello di ritorno, da disputare nel fortino dello Stadium, per tenere aperto il discorso scudetto: Napoli costretto a vincere per sperare nel ribaltone degli ultimi turni, quando la Juventus sarà impegnata sui campi di Inter e Roma, ipoteticamente ancora in corsa per un piazzamento in Champions League.

Inter-Napoli, l’atto primo di Insigne

Si tratta della gara in tal senso più rilevante: il Napoli è reduce da un weekend da incubo, con Dybala – proprio lui, ci torneremo – che ha freddato l’Olimpico e di conseguenza un Napoli intorpidito da quella rete siglata al novantaquattresimo minuto, nel morale e nel fisico, puntualmente beffato sul proprio campo da una Roma capace di rispondere azione su azione all’incedere partenopeo. Insomma serve una reazione, forte ed immediata, per mostrare chiaramente la volontà di non lasciare nulla di intentato: si gioca a San Siro, sul campo di un’Inter alla ricerca di quel che fu. Il primo tempo è bloccato: Napoli intimidito, classiche dinamiche imbrigliate da quel primo posto in classifica perso qualche giorno prima. Tutt’altra musica nella ripresa: lo spavento del palo di Skriniar sblocca gli uomini di Sarri, che iniziano a macinare gioco e produzione offensiva. Le occasioni arrivano e si concentrano tutte nell’ultima mezzora: una su tutte, che capita sui piedi di Insigne, ma il Magnifico sceglie la soluzione meno opportuna. A tu per tu con Handanovic, gli basterebbe aprire il piatto per direzionare la conclusione, un gioco da ragazzi per uno come lui (ma un po’ per chiunque, data la situazione), Insigne opta per un inspiegabile pallonetto. L’esito è sportivamente drammatico: palla fuori, 0-0, meno quattro dalla capolista Juventus.

Napoli-Genoa, l’atto secondo di Insigne

Il calcio, è storia nota, è bello anche perché imprevedibile. O meglio, è prevedibile se si impiegano logica ed intuizione per analizzarlo, ma fortunatamente lascia una fetta della torta all’imponderabile: la Juventus si ferma clamorosamente a Ferrara, offrendo uno 0-0 scialbo e privo di reali occasioni. La traduzione per il Napoli di Insigne è la seguente: battere il Genoa e riportarsi a meno due. Una distanza che garantisce ai partenopei di avere il destino tra le proprie mani e nei propri piedi: vincendo le restanti gare fino al termine del campionato, il Napoli non avrebbe dovuto preoccuparsi dei risultati della concorrente Juventus. L’avversario è di quelli scomodi: il Genoa presenta una delle prime cinque difese europee in termini di gol incassati in trasferta. Ben organizzato da Ballardini, ha il merito di non scomporsi anche nei frangenti di massima sofferenza. Che, contro un avversario del calibro del Napoli, vanno necessariamente messi in conto: gli uomini di Sarri iniziano a macinare gioco ma si rivelano ancora una volta infruttiferi negli ultimissimi metri, con scelte individuali che lasciano il tempo che trovano. Non a caso è un difensore, Raul Albiol, a sbrogliare la matassa sugli sviluppi di un corner: colpo di testa e meno due dalla vetta. Intanto Insigne si era fermato al palo: tangibilmente, con il legno sul quale si è infranto il suo beffardo colpo di testa, e metaforicamente con una prestazione incerta sul piano della capitalizzazione della ingente produzione offensiva palesata dalla squadra.

Sassuolo-Napoli, l’atto terzo di Insigne

Turno di campionato che ha tutto per diventare fondamentale nella corsa scudetto: sulla carta è proprio il Napoli ad avere un impegno alla portata. Partenopei sul campo di un Sassuolo irriconoscibile rispetto al suo recente passato, Juventus chiamata ad affrontare un Milan rigenerato dalla cura Gattuso e necessitante di punti utili per coronare la rimonta Champions. C’è un altro elemento per cui Insigne e compagni sono costretti a battere il Sassuolo: mettere pressione alla Juventus. Reduce da un poco incoraggiante pareggio con la Spal, priva di alcuni suoi effettivi, con la mente inevitabilmente occupata dal pensiero Real Madrid e dagli incubi di Cardiff: tutti elementi che portano ad uno stato di tensione. Il Napoli aveva l’obbligo di approfittarne ma puntualmente – e se vogliamo clamorosamente – non ha sfruttato l’enorme chance a disposizione: un pareggio inspiegabile sul campo del Sassuolo che ha rilassato la Juventus in vista del suo delicatissimo impegno. Nelle pieghe della partita si cela l’atto terzo di Lorenzo Insigne, quello che da indizio e coincidenza si tramuta in una prova: Consigli ci mette del suo, superandosi come mai gli era riuscito in questo campionato, ma sul risultato di 0-0 Insigne gli calcia addosso da posizione oltremodo favorevole, vanificando quello che sarebbe stato un dominio del suo Napoli. Le partite poi cambiano, è storia nota per chi un minimo se ne intende: gli uomini di Sarri dormono su un corner e consentono al Sassuolo di portarsi avanti proprio con l’oggetto del desiderio invernale, Matteo Politano. E rincorrere non è mai così agevole. Il gol del pareggio arriva tardi, la ripresa è tutta una manifestazione di intenti poco chiara: Napoli poco cattivo, Insigne ancor meno. La vittoria in fin dei conti sarebbe anche meritata, la traversa di un ottimo Milik grida vendetta, ma le colpe degli attaccanti del Napoli sono state proprio quelle di ridursi all’ultimo respiro contro un avversario che avrebbero dovuto sbranare.

Insigne, il confronto con Dybala

Qualche minuto dopo scende in campo la Juventus e Paulo Dybala apre subito le danze: un gol dalla distanza, un bolide diagonale che non lascia scampo a Donnarumma. Al suo primo tiro in porta. Dei tre atti analizzati, il fuoriclasse argentino era già stato protagonista del primo: aprendo le danze con quel gol clamoroso siglato alla Lazio in pieno overtime. Con ogni probabilità la fotografia di questo epico duello scudetto. Due anni più giovane di Insigne, Dybala ha dimostrato con i fatti di saper incidere personalmente sulle sorti di un campionato. E di una stagione: il gol del definitivo 1-2 siglato a Wembley, in quei tre minuti di Juventus, grida forte e chiaro. Nel momento decisivo della stagione, con un infortunio appena alle spalle, Paulo Dybala ha fatto la differenza, mentre Lorenzo Insigne si è fermato alle porte del sogno. La sua battuta d’arresto, i gol mancati in questo trittico di partite, pesano come un macigno sull’economia del rush finale. Al Napoli non resta che compiere un’impresa sportiva, se volete un miracolo, fate voi: comunque lo si voglia chiamare, passerà necessariamente dai piedi, dall’estro e dalla mentalità del suo calciatore più talentuoso. Che neanche a dirlo di nome fa Lorenzo e di cognome Insigne.

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