2017
Come cambia la Juventus senza Pjaca
Infortunio choc per il gioiello croato: rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro, lesione del menisco e del collaterale. Pjaca fuori per otto mesi, gli effetti sulla Juventus
Una banale amichevole internazionale: Estonia–Croazia, peraltro persa sonoramente dagli slavi con il risultato di 3-0. Basterebbe già questo a renderla meno banale rispetto alle previsioni: il pomeriggio di ieri si è però tramutato in una disgrazia sportiva per Marko Pjaca, il cui infortunio su un campo da gioco dissestato aveva subito lasciato pensare al peggio. La barella, le lacrime, i compagni di nazionale con le mani in volto. Oggi il responso della federazione croata: rottura totale del legamento crociato anteriore del ginocchio destro, referto aggravato dalle lesioni occorse al menisco ed al collaterale. Stagione ovviamente finita: il talento croato ne avrà per otto mesi, la Juventus perde una pedina importante in vista del suo denso finale di stagione.
Allegri, 4-2-3-1 senza Pjaca?
Il tecnico bianconero aveva definitivamente switchato verso un impianto più dinamico rispetto alle solidità passate, pur senza perdere alcunché in termini di compattezza generale: il 4-2-3-1 garantiva ad Allegri un certo tasso di pericolosità, l’impiego simultaneo di gran parte dei suoi talenti, un organico meno scontento nei suoi uomini in tal senso più dibattuti. Così giocavano tutti: Mandzukic in primis, chiuso dal milionario approdo di Gonzalo Higuain. La soluzione: quella di sfruttare la sua predisposizione al sacrificio e spostarlo in corsia. Lui da una parte, adattato ma funzionale, Cuadrado dall’altra, Dybala accentrato, El Pipita unico reale riferimento offensivo. Tutti felici. Al netto, se facciamo il confronto con le più accreditate realtà internazionali ed a maggior ragione oggi senza il giovane croato, di una qualità minore sugli esterni. Ad ogni modo: unica alternativa al quartetto, Marko Pjaca. Pronto a dare il cambio agli esterni titolari: meno tattico rispetto a Mandzukic e Cuadrado, ma oltre ogni ragionevole dubbio più talentuoso e prospettico. Nessuna alternativa ad Higuain, volendo l’avanzamento di Pjanic – ma con caratteristiche palesemente differenti – per far rifiatare Dybala. Ad ogni modo: cinque attaccanti per quattro posti. Con l’infortunio di Pjaca le quattro caselle restano occupabili da altrettante pedine. Senza possibili sostituzioni. A meno che non si ricorra ad un ipotetico Sturaro o al giovanissimo Kean. In soldoni: Allegri potrà perseguire la strada del 4-2-3-1 non avendo Pjaca a disposizione?
Out Pjaca, le contromosse
La sensazione forte è che, almeno strutturalmente, sia complesso confermare il 4-2-3-1: non si ricordano casi in cui allenatori abbiano optato per un modulo che, in uno dei reparti, non abbia previsto forze alternative. Ed in questa situazione si ritrova la Juventus, che a gennaio avrebbe potuto intervenire sul mercato innestando un attaccante, se l’idea era quella di servirsi definitivamente del 4-2-3-1. Diminuirà dunque il numero di partite in cui si giocherà con l’attuale impianto tattico: impensabile muoversi in altra direzione. Attenzione però: questo non vuol dire che il 4-2-3-1 sarà definitivamente accantonato. Può fungere da soluzione, sia iniziale che a gara in corso: dal primo minuto, come accade oggi, per conservare tale spinta propulsiva per poi migrare nel corso della gara su assetti inevitabilmente più accorti. O, al contrario, si parte con uno degli impianti già ampiamente conosciuti da questa Juventus (il 3-5-2 su tutti) per poi – in base alle contingenze della gara – giocarsi eventualmente il tutto per tutto con i quattro attaccanti in campo. La densità della stagione bianconera impone nell’imminenza una concreta ricerca di risposte: in estate poi, dovesse Allegri restare al timone del club bianconero, se ne riparlerà in termini programmatici.
Marko Pjaca, una stagione stregata
Approdato in bianconero dalla Dinamo Zagabria per 23 milioni di euro, la Juventus ha dovuto ricorrere allo straordinario lavoro della sua dirigenza per battere la concorrenza italiana ed internazionale ed assicurarsi il talentuoso classe ’95 croato cercato da mezza Europa. Stagione immediatamente condizionata da un fastidioso infortunio: un po’ di minutaggio iniziale, poi l’infiammazione al perone che lo ha di fatto estromesso dai campi da gioco per tre mesi. Fattore che va inevitabilmente a sommarsi al già complesso ambientamento che un ventunenne deve incontrare nel passaggio dal campionato della sua patria ad una realtà nuova, da un torneo giocoforza meno strutturato ad una delle realtà calcistiche più complesse e tatticamente evolute del panorama mondiale. Circostanze che, alla luce poi di quanto avvenuto ieri in Estonia, impongono di mettere da parte la superficialità e rimandare ogni tipo di giudizio ad un futuro meno sfortunato. Marko Pjaca ha comunque trovato il modo di lasciare il suo segno sulla stagione bianconera, sbloccando la gara d’andata degli ottavi di finale di Champions League sul campo del Porto: il mondo bianconero si augura che, da contraltare alla malasorte del croato, sia il viatico migliore per sognare il colpo grosso.