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Infantino: «Mi sento del Qatar, arabo, gay e lavoratore immigrato»

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Le parole di Gianni Infantino in conferenza, un tentativo cerchiobottista di non scontentare nessuno in vista dell’inizio dei Mondiali 2022

Gianni Infantino, numero uno di FIFA, ha parlato in conferenza stampa alla vigilia del contestato mondiale di Qatar 2022. Di seguito le sue parole

«Siamo stati pesantemente criticati. Oggi mi sento del Qatar, arabo, africano, gay. Oggi mi sento un lavoratore immigrato. Ricordo i miei genitori, che da immigrati hanno lavorato duramente, alle frontiere, cercando lavoro in Svizzera. Quando sono arrivato a Doha mi sono ricordato della mia infanzia, ho detto: ‘Questo non va bene, dobbiamo fare qualcosa’. La Svizzera è un esempio di inclusione. Anche il Qatar ha fatto progressi. Certo che non sono del Qatar, non sono africano, non sono arabo, non sono gay, non sono un lavoratore migrante… Ma so cosa vuol dire essere vittima di bullismo per essere diverso a scuola, per avere i capelli rossi. Ecco perché non è facile leggere le recensioni ogni giorno da 12 anni. C’è un doppio standard. Sono europeo. Chi aiuta i lavoratori migranti? Lo fa la Coppa del Mondo, lo fa la FIFA. Circa 25.000 lavoratori immigrati sono morti a causa della politica migratoria europea dal 2014. In Europa chiudiamo i nostri confini e non accettiamo lavoratori che vengono a lavorare legalmente. Sì, c’è chi viene a lavorare. E poi critichiamo il Qatar. C’è un doppio standard».

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