2015

Indispensabile in Inghilterra, grande in Spagna: il destino di Cesc Fabregas

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Rubrica “10… e lode”: il protagonista odierno è Cesc Fabregas, fuoriclasse di Chelsea e Spagna

Un Mondiale e due titoli Europei nel ciclo aureo della sua Spagna, i successi in Premier League e Liga rispettivamente con Arsenal e Barcellona, manca l’affermazione in Champions League – persa in finale nel 2006 con il suo Arsenal contro il suo Barcellona, che storia! – per completare un curriculum all’altezza dei più forti calciatori del pianeta: questo è Cesc Fabregas e la sua carriera sempre al limite.

INDISPENSABILE IN INGHILTERRA, GRAN GIOCATORE IN SPAGNA – La sua carriera è ad oggi perfettamente sintetizzabile in questa frase. Dell’Arsenal ne è stato la guida indiscussa per anni, la luce, prima la giovane stella già decisiva a soli diciassette anni e poi il capitano e leader assoluto, del Chelsea ne è oggi l’irrinunciabile equilibratore: con Fabregas è una storia, senza un’altra e Mourinho lo sa alla perfezione. Non è andata così in patria ed è un qualcosa verificatasi con tale puntualità da sembrare architettata dal destino: è stato così nella cantera più importante del mondo, quando a sedici anni ancora non furono comprese a pieno le sue potenzialità tanto da indurlo a scegliere l’Inghilterra per diventare uomo e calciatore, è stato così in occasione del grande ritorno al Barcellona – dal 2011 al 2014 – quando nonostante abbia brillato come non mai in termini realizzativi non è riuscito a diventare il vero protagonista della storia. E’ andata così sempre anche con la maglia della sua nazionale, parzialmente oscurato dai mostri sacri Xavi ed Iniesta e da quel Busquets di cui al Barcellona come nella Spagna (dove ha dovuto fare i conti anche con Xabi Alonso) mai nessuno si è voluto privare.

DI NOME FA CESC E COGNOME FABREGAS, MEGLIO NOTO COME L’UOMO ASSIST – Parliamoci chiaramente: il buon Cesc nell’estate del 2011 ha scelto di tornare a casa proprio per sfatare questo mito. E dunque prendersi il Barcellona e la ribalta di chi veniva considerato il miglior comprimario al mondo, trasformando questo status in quello di chiave irrinunciabile del club che lo aveva frettolosamente lasciato andare. Identica sorte – lo anticipavamo in precedenza – con la maglia della Spagna: spesso in campo a gara in corso nei grandi appuntamenti internazionali, eppure in tanti dimenticano come l’autore dell’assist che nella finale di Sudafrica 2010 mise Iniesta a tu per tu con Stekelenburg porti proprio la sua firma. Intervallo tra i due titoli Europei in cui Fabregas c’è sempre stato, con il suo infinito apporto qualitativo che ne ha caratterizzato carriera personale nonchè il modus vivendi della sua Spagna. Di cui paradossalmente – dopo aver vinto tutto quello che ha vinto – può prendersi ora quel ruolo mai avuto prima: il ciclo di Xavi così come quello di Xabi Alonso è terminato e le prossime ambizioni passeranno inevitabilmente dai suoi piedi e dalla sua mente. Perché nella sua grandezza c’è anche un fattore che spetta davvero a pochi: sembra giocare da un trentennio eppure ha soli ventisette anni.

LA SPECIALIZZAZIONE – L’uomo dell’assist, avevamo premesso. Bene, in tal senso è oggi probabilmente il massimo specialista mondiale: il trasferimento al Chelsea di Mourinho lo ha nuovamente collocato all’epicentro assoluto del progetto tecnico e tattico, Fabregas ha risposto presente – per servirci di un eufemismo – sfoderando già venti assist complessivi quando abbiamo a malapena oltrepassato metà stagione. Un mostro. Calatosi immediatamente nelle idee e nel ruolo che l’esperto tecnico portoghese gli ha cucito addosso, Cesc è il vero Deus ex Machina dei Blues: ne guida alla perfezione i tempi di gioco senza che il livello complessivo della proposta subisca mai un calo qualitativo, legge ogni situazione con anticipo, fa la fortuna degli attaccanti in chiave realizzativa e dei difensori che sanno sempre a chi affidare il pallone. Del resto abbiamo aperto con un assunto: in Spagna è un grande, ma in Inghilterra è unico.

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