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2013

In questo anno di non amore

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La crisi del Milan e la disaffezione dei tifosi: sentimenti forti a tinte rosse e nere

LOVE LOVE LOVE – L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio. Qualche tempo fa un noto poeta metropolitano ha cercato di farci cambiare idea sul mondo con una frase precisa, una dichiarazione da ginnasio nichilista per quanto stringata ed efficace. Ma che cos’è l’amore? Se lo sono chiesto in molti, da Agostino d’Ippona a Vinicio Capossela, da Rainer Maria Rilke a Woody Allen passando anche per Libero De Rienzo. L’amore, più semplicemente, non si può spiegare. O meglio, si può fare ma in maniera alquanto riduttiva, perché per amore si intende un forte impulso dei sensi che spinge verso determinate persone e/o cose. Detta così però è una cosa svuotata, dal sentimento si passa al meccanismo e perde quel quibus di passione che rende illogica la vita. Il brutto arriva quando davvero si perde la passione e si finisce all’inferno, in uno stato di depressione che solamente chi ha visto crossare almeno una volta nella vita Kevin Constant riesce ad intendere.

PROFONDO ROSSONERO – Anni e anni di libido tra il Milan e una tifoseria che non ha quasi mai contestato, finiti in quattro mesi o poco più. Non sono lontani i tempi in cui in quel di Milanello – Milanello signori, si badi bene, non la Praga comunista o il Pont Neuf a Parigi – la folla di rossoneri al di fuori del centro sportivo intonava «Innamorato sempre di più». E adesso? Adesso cari amici sembra essersi rotto qualcosa, si torna a ragionare in maniera razionale e si capisce che c’è qualcosa che non va assolutamente. Milan – Genoa è la cripta dei Capuleti, dove si consuma definitivamente il rapporto tra ultras e squadra e tutto cambia: è la fine dell’idillio, i fan del Milan hanno capito che danno più di quanto ricevono e optano per la contestazione, l’amore è finito seppur in maniera temporanea perché si sa che nel calcio come non mai i sentimenti sono come le Kodak usa e getta. Silvio Berlusconi (parliamo di amore non a caso) non ha mai visto partire così male il suo Milan, ma sinceramente non ha mai visto nemmeno dei dirigenti così disaffezionati.

RICORDI, SBOCCIAVAN LE VIOLEAdriano Galliani e Ariedo Braida, artefici di molte fortune del Milan berlusconiano, non ne azzeccano una da diverso tempo. Ci sono stati colpi come Ibrahimovic, Balotelli o Boateng, ma non dimenticatevi che la linea difensiva del Diavolo farebbe bestemmiare pure Nicholas Sparks, se solo lo avessero mai visto tra le Brigate Rossonere. Non è una questione che va avanti da quattro mesi, lo smantellamento emotivo del Milan dura ormai da anni: la vecchia guardia saluta, i colossi Ibra e Silva vengono dati via e rimpiazzati con giocatori che, nella maggior parte dei casi, valgono meno della metà sia economicamente che calcisticamente, le scelte tecniche sono ampiamente discutibili. Eppure sembrava tutto andare bene fino a poco tempo fa, il terzo posto raggiunto in extremis a Siena aveva dato fiducia ai tifosi, ma il calciomercato prima e l’inizio di stagione poi hanno ricacciato il Diavolo nel baratro. La squadra gioca senza passione, come nel 1996-97 e 1997-98 quando con due colpi al cuore la società richiamò prima Sacchi e poi Capello, ma si sa che in amore le minestre riscaldate sono nocive.

RICCARDO CUOR DI LEONE – Ancora amore a ancora Milan: l’arte made in Italy di sviare l’attenzione sta tutta nel colpo Kakà, come regalare i fiori alla propria ragazza dopo averle appena fatto le corna. Chiariamoci, il novantanove per cento del Milan dovrebbe prendere esempio dal brasiliano e lo stesso Kakà sta smentendo chi credeva in una possibile bufala di mercato, ma non è possibile capire ancora che i problemi da risolvere erano altri. Il Milan prende troppi gol, gioca troppo male e segna troppo poco; non ha un giocatore in grado di prendersi la squadra sulle spalle e che riesce a dare un ritmo alla manovra, più emotiva che calcistica. Leader pochi, star tante. In campo la lotta tra l’Eros e il Thanatos rossoneri è sempre a favore del secondo e così anche le scelte societarie: adesso la rampante Barbara Berlusconi, colei che in nome dell’Agape non lasciò sfuggire a Parigi l’imberbe Alexandre in cambio di un Tevez qualsiasi, è in pista di lancio e promette repulisti su repulisti.

COME LA SABBIA DEL MARE – Massimiliano Allegri invece è un disilluso, vive come se tutti giocassero a squash su di lui. Il suo cuore è grande come la sabbia del mare, direbbe Don Bosco, e per questo il livornese non teme di dover tornare a passare i pomeriggi sulla Terrazza Mascagni. Certo è che, volente o nolente, potrebbe pur far qualcosa: invece di restare a fissare il mondo che gira, Allegri potrebbe sistemare la difesa, cambiare un po’ quei titolari a centrocampo (Muntari e Montolivo stanno giocando male, ma davvero non se n’è accorto nessuno?) e magari rischiare, cosa che in quasi quattro anni di Milan ha fatto in rarissime circostanze. La routine, nel calcio come nei sentimenti, alla lunga stanca, questo Milan è la squadra più prevedibile in Europa e più che altro adesso non è nemmeno una squadra ma un’accozzaglia di elementi messi in campo alla rinfusa senza mordente né passione. I tifosi hanno detto basta, sono i primi a farlo e non saranno gli ultimi se il Diavolo continua così. D’altronde può starci, dopo più di venti stagioni, un anno di non amore.

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