2014
In Italia si gioca a calcio
Così la Serie A ritrova qualità ed appeal
COPPA ITALIA ROMA NAPOLI – Una partita bellissima. Sì, una grande sfida quella in scena all’Olimpico di Roma tra seconda e terza forza del campionato: il duello valeva la semifinale d’andata dell’attuale edizione della Coppa Italia ed in quanto tale prevedeva un secondo round, ma le due squadre l’hanno giocata come se non ci fosse un domani palesando un atteggiamento propositivo che può fare scuola e tracciare un percorso.
LA CHIAVE PER UN PRODOTTO MIGLIORE – Roma e Napoli hanno provato a superarsi, lo hanno fatto davvero ed è questo l’elemento più rilevante della notte dell’Olimpico: senza fare calcoli, i due tecnici hanno improntato il confronto sulla fase attiva di gioco e lo spettacolo è risultato intenso e godibile. Baricentri alti, tanti uomini davanti e non dietro alla linea del pallone, sovrapposizioni sulle corsie laterali e qualità nel mezzo. In molti potrebbero pensare che, per proporre un’idea calcistica interessante, si deve essere in possesso dei mezzi: probabile, ma è altrettanto vero come la strada sia percorsa da un altro tecnico straniero – Mihajlovic con una Samp che non gode propriamente delle dotazioni strutturali a disposizione di Garcia e Benitez – e che possa essere la chiave per rilanciare qualitativamente il nostro prodotto. L’avvento di Seedorf a rinforzare in tal senso il fronte degli stranieri ma non è affare esclusivamente esterofilo: Conte, Montella e Ventura ad esempio sono in prima linea nell’obiettivo di perseguire un progetto calcistico che sia allo stesso tempo bello e vincente. O almeno proficuo.
RISPETTO AD UN ANNO FA – Juventus e Fiorentina proseguono sul percorso illuminato avviato dai due rispettivi tecnici: Conte sta ottimizzando gli automatismi di quella che è oramai una macchina al top (perfetta quando arriverà l’affermazione internazionale), Montella non indietreggia di un centimetro sul sentiero della qualità. Chi ha cambiato ha innovato: Benitez ha stravolto l’accorto Napoli di Mazzarri, Garcia ha concretizzato quell’idea che rimase soltanto tale nelle intenzioni di Luis Enrique prima e Zeman poi. Percorso avviato anche dal Milan di Seedorf rispetto a quello più tattico di Allegri: i rossoneri ora gestiscono il palleggio e rischiano maggiormente schierando nel campo tutto il bagaglio tecnico a disposizione. Del resto se i risultati erano quelli dell’ultimo Allegri tanto vale provarci.
I LIMITI – Tornando a Roma-Napoli, l’evento che ha catturato la personale attenzione e curiosità rinforzando il percorso appena descritto, non sono mancati però limiti sui quali dovrà concentrarsi il lavoro dei due allenatori. Partiamo da chi oggi ne ha di più, il Napoli di Benitez: se è vero che si è meritato i complimenti di De Rossi – “In Italia nessuno come il Napoli, soltanto loro ci hanno messo in difficoltà quest’anno sul piano del gioco” – è altrettanto palese come manchi lo schermo protettivo ad una difesa che già sbaglia di per sé in termini di errori singoli. Cammino lungo per rendere il tutto perfettamente funzionante. E, di fatto evento raro in quest’annata, ha scricchiolato anche l’equilibrio giallorosso: il versante sinistro, con Torosidis adattato in un ruolo che non gli appartiene e Castan che non può essere sempre salvato da Benatia, si è dimostrato particolarmente attaccabile dai movimenti ad allargarsi di Higuain, dal moto perpetuo di Callejon e dalle sovrapposizioni di Maggio. Work in progress, ma la via è quella giusta.