2014
Impensabile cambiare il modello Barcellona
Nel momento chiave emerge il solito modello calcistico. Ma in Inghilterra? Si gioca troppo?
CHAMPIONS LEAGUE MANCHESTER CITY BARCELLONA – Il Tata Martino, alla vigilia della sfida dell’Etihad Stadium, l’aveva definita addirittura una finale anticipata: bene, se così fosse, complimenti al Barcellona che si aggiudica con largo anticipo il più ambito trofeo europeo. La penseranno diversamente Bayern Monaco e Real Madrid – tra gli altri – ma i blaugrana hanno edificato il primo mattone.
LA PARTITA – Il primo chilometro sulla strada che porta a Lisbona, la città che ospiterà la finale dell’attuale edizione della Champions League, è stato percorso dagli uomini di Martino ad altissima velocità: il Barcellona ha di fatto gestito la gara a suo piacimento,nel primo tempo imponendo il suo palleggio seppur a ritmi non sostenuti, nella ripresa ha accelerato capitalizzando al massimo l’episodio chiave della gara. L’espulsione del centrale del Manchester City Martin Demichelis ha di fatto aperto praterie all’avvolgente azione spagnola, se il rigore di Messi lasciava ancora agli inglesi speranze di ribaltare il risultato al Camp Nou il raddoppio di Dani Alves – che per l’intero corso della gara ha raramente trovato opposizione sull’out destro – chiude i giochi.
IL MODELLO BARCA – Non cambia. La stampa locale ed internazionale in avvio di stagione si è prodigata nel cercare le differenze o meglio le innovazioni portate dalla gestione Martino rispetto all’immediato passato: qualcosa è pur cambiato nella ricerca della porta avversaria in un lasso di tempo minore ma, parliamoci chiaro, quando il Barcellona deve fare sul serio ritorna alle sue origini. La squadra ammirata ieri in Inghilterra non si è affatto discostata dal modello che si è imposto negli ultimi anni sul panorama nazionale come su quello internazionale: il diktat resta quello di logorare l’avversario tramite un palleggio prettamente orizzontale per poi colpirlo con rapide accelerazioni centrali o sovrapposizioni sulle corsie laterali: è il calcio che sa fare il Barcellona, dalla gestione Rijkaard in poi, è il calcio amato e praticato dagli interpreti di un club che nasce e viene inquadrato in un certo modo già dalla sua cantera.
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LA PREMIER CHE VOLA MA… – E’ indiscutibile come il campionato dal livello medio più elevato e strutturato sia la Premier League: competizione pazzesca al vertice dove troviamo quattro squadre in cinque punti, partite di intensità atletica ed agonistica palesemente più spiccate che negli altri campionati europei. Non è la prima volta però che, di fronte alle altre realtà d’elite che ambiscono a vincere la Champions League (vedi proprio il Barcellona), un club inglese non riesca ad opporre resistenza. Le ragioni: in Inghilterra si giocano troppe partite? Gli eccessivi impegni ravvicinati – le due coppe nazionali incidono in tal senso – inducono ad un calo di lucidità nel momento chiave della stagione? Probabile. Ma Chelsea, Arsenal e Manchester United non la pensano così e sono pronte a dare battaglia per ritrovarsi nella notte di Lisbona.