2012
Il volo dell’Inter e del Principe, la Signora Stramazza al suolo
In una delle serate più pazze che la storia del calcio italiano potrà mai annoverare, probabilmente finchè verrà fatto rotolare un pallone di cuoio su un prato verde delineato da righe bianche, ci viene insegnata una storia che sarà difficile dimenticare. Bando ai moralismi e ai pensieri da falsi moralisti, non appartengono a chi vi scrive: l’Inter ha messo in campo tutte le qualità riconosciute alla Juventus in tutte le precedenti gare in cui si sono alternati in panchina i vari Conte, Carrera e Alessio, cioè l’aggressività, l’ordine in campo e la capacità di colpire quando e come ha voluto. D’altro canto, una formazione bianconera incapace di entrare in partita nel secondo tempo, quando c’era da amministrare un vantaggio risicato e delicato, meritato o meno non importa, non in questa sede.
E alla fine dei conti, le topiche dell’accoppiata Tagliavento-Preti hanno forse fatto scatenare definitivamente gli uomini di Stramaccioni, al quale in seguito il sottoscritto farà i dovuti complimenti: se si vogliono riscontrare le giuste sfumature nella rete di Vidal dopo diciotto secondi e nella mancata espulsione di Lichtsteiner, bisogna ammettere che il doppio torto subito ha dato la svolta mentale all’Inter e ai suoi giocatori, nelle cui menti è scattato uno strano meccanismo, che li ha resi praticamente invincibili. Così è venuto il rigore conquistato e trasformato da Milito, la fuga per la vittoria di Guarin per l’1-2 firmato ancora dal Principe, e quella del mai domo Nagatomo per l’ombrellino, messo da Palacio nel long drink della partita.
Una gestione esemplare, da parte di Stramaccioni, sia delle forze fisiche dei suoi ragazzi, che di quelle mentali: anche la gestione dei cambi è stata quasi perfetta, visto che all’ingresso del pimpante Guarin ha fatto seguito quella di un Mudingayi finalmente integrato negli schemi. Un cambio, quest’ultimo, che poteva rappresentare quasi una resa da parte dei nerazzurri, ma che ha indotto ulteriormente la Juve ad avanzare a e concedere, in maniera quasi inevitabile, delle vere e proprie voragini per Palacio e compagni.
La cinquantesima gara dell’era-Conte, dunque, si trasforma nel trionfo dell’ancor più giovane Stramaccioni, della sua sfrontatezza da enfant terrible della panchina e della voglia di rivalsa di una squadra, poco considerata per i giochi di vertice ai nastri di partenza della stagione e ora considerata la principale antagonista di chi porta il tricolore sul petto. Qualcuno potrebbe pensare che presto sarà la Juve a indossare i panni dell’anti-Inter, visto il modo in cui i bianconeri sono stati sovrastati sul piano dell’intensità di gioco e dell’ordine visto dal punto di vista tattico, ma l’unica verità che emerge dalla sfida di questa sera dice che potrebbero non esserci altre formazioni, al di là di quelle sfidatesi sul campo di Torino fino a un paio d’ore fa, in corsa per quella coccarda verde-bianco-rossa. Napoli, Lazio e compagnia cantante lotteranno con le unghie e con i denti per fornire una pronta smentita.