2014
Il valzer delle panchine: da rimedio a moda. Ma non sempre porta vantaggi….
SERIE A ESONERI – Cambiare allenatore o andare avanti con lo stesso? Il dilemma fa riflettere tanti presidenti di Serie A, la maggior parte dei quali, però, ha optato per la prima opzione. Ad oggi, infatti, ben otto squadre hanno cambiato guida tecnica: ma serve o è solo un effetto illusorio?
PRECURSORI – Il primo club a cambiare è stato il Genoa, con l’avvicendamento Liverani – Gasperini. Risultato? Ottimo. C’è però una premessa da fare: l’ex centrocampista di Palermo e Lazio, infatti, ha avuto modo di guidare la squadra solo in cinque partite e dunque viene difficile ipotizzare come sarebbe potuta andare a finire. Resta il fatto, comunque, che Gasperini ha invertito un trend iniziato malissimo. Sempre restando a Genova, a lasciare le penne è stato Delio Rossi: andamento da zona retrocessione, che ha convinto Garrone a invertire la rotta: spazio a Mihajlovic, ex conoscenza sampdoriana. E, anche in questo caso, il cambio è stato azzecatissimo: entusiasmo, bel gioco e risultati. I blucerchiati sono rinati e hanno abbandonato le zone calde della classifica.
ROVESCIO DELLA MEDAGLIA – Discorso simile per la Lazio di Edi Reja, in grado di trasformare una squadra che, sotto la gestione Petkovic, sembrava sull’orlo del baratro. I biancocelesti, a suon di vittorie e pareggi prestigiosi (vedi quello contro la Juventus) si sono rifatti sotto alla zona Uefa, che ora dista solamente quattro lunghezze. C’è, però, chi di questi vantaggi non è riuscito a giovarne: è il caso del Chievo, per esempio, che dopo una sterzata importante in seguito all’avvicendamento Sannino -Corini , è ripiombato in una profonda crisi: basti pensare, per esempio, che l’ultimo successo risale addirittura all’8 dicembre, praticamente due mesi fa.
STESSA SORTE – O il Catania, che il 20 ottobre ha sollevato dal proprio incarico Rolando Maran, l’allenatore che ha fatto la storia della compagine etnea nella scorsa stagione: tre mesi di Maran hanno portato solamente un successo, alternato da qualche pareggio e tantissime sconfitte. Conseguenza? Il ritorno di Maran in panchina. Anche a Livorno la gestione allenatore è stata più che turbolenta: Nicola, ritenuto ad inizio stagione un patrimonio societario, è stato esonerato con gli amaranto penultimi in classifica ma nemmeno troppo lontani dall’obiettivo prestabilito. Milan, Sassuolo e Bologna meritano un approfondimento a parte.
BOLOGNA – Che dire della gestione Guaraldi? Difficile da commentare. Stefano Pioli è ritenuto attualmente uno dei migliori italiani, eppure è stato cacciato: perché? Passi che al tecnico possa essere sfuggita di mano la situazione all’interno dello spogliatoio, ma la sensazione, confermata dai risultati del suo successore Ballardini, è che il problema sia tutto fuorché l’allenatore. Squadra indebolita e priva di punti di riferimento. La ciliegina finale è arrivata nei giorni scorsi, con la cessione di Diamanti: giusto accontentare le richieste del numero 23 rossoblù, ma perché non acquistare un sostituto prima della fine del calciomercato? Si salvi chi può, panchina compresa.
SASSUOLO – Scelta quantomeno bizzarra anche quella dei neroverdi. Di Francesco, che l’anno scorso ha regalato alla compagine emiliana la prima storica partecipazione al campionato di Serie A, è stato esonerato quando la squadra si trovava al terz’ultimo posto, a un punto di distacco dalla quart’ultima. Ma non solo: nel mercato di gennaio la rosa è stata rivoluzionata (in positivo), ma chiunque sa che un gruppo, per consolidarsi e unirsi, ha bisogno di tempo. Tempo che, dopo il ko con il Torino, è scaduto: spazio a Malesani, che, nel frattempo, ha iniziato con una sconfitta interna. Serve tempo anche a lui, come sarebbe servito a Di Francesco.
MILAN – Dulcis in fundo i rossoneri, un caso a dir poco particolare. Che la storia d’amore con Allegri fosse finita (per qualcuno, probabilmente, mai iniziata) si sapeva già da tempo, dall’estate ricca di colpi di scena, in cui il toscano ha sfiorato la panchina della Roma in più occasioni. In pochi, però, si sarebbero aspettati un esonero a stagione in corso. A dire la verità, però, in pochi si sarebbero aspettati un Milan così in difficoltà: numeri disastrosi, i peggiori della gestione Berlusconi. Sorprendente, però, la scelta di affidarsi a Clarence Seedorf, calciatore a tutti gli effetti fino all’altro ieri.
Dare una risposta al quesito è impossibile. Ma se in alcuni casi cambiare è servito, in altri è stato inutile, se non dannoso: e allora il pensiero va a società come Atalanta e Parma, che hanno rigettato la ‘moda’ dell’esonero, dando fiducia ai propri allenatori. Che l’hanno puntualmente ripagata.