2013

Il Ringhio del mister

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Ivan Gennaro Gattuso è uno di quei giocatori che ha fatto della grinta e dell’agonismo i caratteri imprescindibili della propria carriera. Un piede non esattamente raffinato, una tecnica non proprio di prima scelta ma tanta, tantissima quantità, due polmoni infiniti e una capacità di mettere in pressione l’avversario fuori dal comune. In poche parole, tanta sciabola e poco fioretto. Tutto questo, unito a determinazione e professionalità ineccepibili, ha permesso al centrocampista calabrese di vincere tutto con la maglia del Milan arrivando perfino ad alzare la Coppa Del Mondo con quella azzurra in una leggendaria notte di Berlino che tutti noi ricordiamo fin troppo bene.

Anni di militanza rossonera dunque, dopo gli esordi al Perugia e l’esperienza in Scozia con i Rangers, ne hanno forgiato tempra e carattere e non è un caso se Ringhio si è sempre distinto per carisma e rilevanza anche all’interno dello spogliatoio. Universalmente riconosciuto da chiunque abbia avuto la fortuna di gestirlo come una sorta di allenatore in campo, beh, ora più che mai è vera questa considerazione. Trasferitosi al Sion nel corso della ristrutturazione generazionale attuata nel Milan di questa stagione, ha dovuto affrontare una società ben diversa da quella di Via Turati per stabilità ed obiettivi  tant’è che da qualche giorno a questa parte, gli sono stati affidati i gradi di allenatore-giocatore della formazione di cui era già capitano.

Coadiuvato dall’allenatore in seconda Luigi Riccio, per ovvie motivazioni legate al patentino che Ringhio ancora non possiede sebbene già iscritto al supercorso di Coverciano, l’ex numero otto rossonero ci ha messo la faccia non essendo certo il tipo che abbandona la nave che affonda. E va detto, che l’esordio è stato convincente, visto che il Sion si è guadagnato l’accesso alle semifinali di Coppa di Svizzera sconfiggendo a domicilio il Losanna. Alcune intuizioni, come il rilancio di Vanczak autore di una rete, fanno ben sperare tifosi e ambiente che tanta fiducia hanno nel buon Gennaro. Calciatore-allenatore…curioso vero? La pensa così anche la mia fidanzata che non essendo esattamente l’archivio della Fifa, mi ha chiesto se fosse una cosa possibile allenare e giocare contemporaneamente. Ora, omettendo le ragioni per cui io stessi trattando di queste cose con lei, per chi ha memoria corta val la pena ricordare alcuni altri illustri esempi che, ironia della sorte, spesso hanno visto coinvolti alcuni nostri connazionali.

Fine anni ’90, Gianluca Vialli si trasferisce a Londra per chiudere una carriera fantastica, nella ricca parte Sud-Ovest della capitale. Una stagione da calciatore, 2 nella duplice veste di playing manager, subentrando curiosamente a Ruud Gullit che tanto ha sorpreso nel Milan degli olandesi, altrettanto ha deluso dalla panchina. Fatto sta che l’ex attaccante di Sampdoria e Juventus, in quel breve periodo, diventa l’allenatore più vincente della storia Blues del calendario a.m (avanti Mourinho), conquistando svariate Coppe tra Europa e confini nazionali, dove si piazza anche ad un soffio dal Manchester campione. Rimarrà la sua unica esperienza significativa alla guida di una squadra, avendo poi scelto la via del commentatore televisivo con la passione del golf ma certo non si può dire che non verrà ricordato. Provate a fare il suo nome dalle parti di Stamford Bridge e sentire solo cori di giubilo.

Più o meno nello stesso periodo (sì, in quegli anni erano i fenomeni italiani ad andare a chiudere carriere stellari oltremanica per aumentare l’appeal della Premier e non viceversa), provava a fare il grande salto Attilio Lombardo che di Vialli fu compagno nella Sampdoria dello scudetto del ’91, ingaggiato dal Crystal Palace. Per l’ala, sei mesi da giocatore allenatore non proprio memorabili. Oggi è secondo del Mancio al City, a sua volta ad un passo dal ripetere la stessa esperienza nel brevissimo lasso di tempo passato al Leicester City. Si è poi rifatto alla grande, va detto.

Esperienze simili ma diverse allo stesso tempo, ricordandoci di una cosa. Vincenti si nasce e non si diventa e se guardiamo il background di Ringhio, beh, c’è da stare ottimisti!

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