2015

Il ragionatissimo ed inopportuno sfogo del Napoli

Pubblicato

su

Nel post Napoli-Atalanta l’ira della società partenopea: cresce il malcontento verso un campionato deludente

E’ una vergogna! Tavecchio non può perdere in questo modo la sua credibilità. Un arbitraggio non da Serie A che falsa il campionato. In Inghilterra questo non sarebbe accaduto”. Ecco la testuale reazione della Società Sportiva Calcio Napoli, affidata al canale ufficiale Twitter, alle modalità con cui è giunto il pareggio casalingo con l’Atalanta: passo falso che allontana i partenopei dal secondo posto occupato dalla Roma (-6) ed ora anche dal terzo guadagnato con merito da una super Lazio (-5).

SFOGO RAGIONATO E PRETESTUOSO – Innanzitutto i fatti: l’eventuale malcontento del Napoli si riferisce alla condotta complessiva della quaterna arbitrale (che certamente non ha brillato) ed in particolare all’accadimento che ha portato al momentaneo vantaggio dell’Atalanta. Lì dove, secondo il parere partenopeo, Pinilla si presenta a tu per tu con Andujar dopo aver spinto il difensore Henrique: chi vi scrive si è sempre tenuto alla larga da moviolisti e moviolismi e certamente non inizierà ad avvicinarsene ora. Duole precisare però come sul campo nessun calciatore del Napoli – Henrique compreso – abbia protestato per l’accaduto: la polemica è insomma montata tutta nel postpartita, sorge legittimo il dubbio che sia stata dettata dall’enorme malcontento per l’ennesimo risultato negativo e compromettente di una classifica oggettivamente debole in relazione alle aspettative iniziali.

L’ALIBI DEI DELUSI – Funziona da sempre così del resto, soprattutto sul nostro palcoscenico nazionale: chi non raggiunge gli obiettivi auspicati tende a crearsi il nemico di turno. A scaricare le responsabilità sull’esterno e non focalizzare le cause interne di un rendimento che certamente non può accontentare la società. Quel che – almeno a livello personale – non ci si attendeva è che anche l’internazionale Benitez sarebbe alla lunga cascato in questo sistema di accuse mal riposte e mal rivolte: a tratti si spara nel mucchio senza individuabili riferimenti, in altre occasioni – vedi ieri la società – ci si scaglia contro quel Tavecchio peraltro orgogliosamente votato alla presidenza della Figc soltanto qualche mese fa. Ed era possibile e plausibile comportarsi diversamente: Juventus e Roma, ad esempio, non lo hanno votato. Il buon Rafa ha rincarato la dose: “mai visto un arbitraggio del genere, avremmo voluto gestire la superiorità numerica ma ad un certo punto non si è capito più nulla”. Ma del piagnonismo mazzarriano la piazza ne ha già avuto testimonianza a suo tempo e non c’è bisogno di rievocarlo.

L’ERA BENITEZ – Allenatore di coppa? Probabile. Perché al netto della disfatta di Bilbao e della poco brillante eliminazione subita dal Porto in Europa League nel suo biennio c’è da registrare una buona presenza internazionale: il Napoli sta consolidando una discreta posizione e vive con la giusta concentrazione la tensione del grande evento. Benitez però, è oramai certificabile, non riesce ad elevare la tensione della quotidianità e l’ovvia conseguenza è un campionato a dir poco mediocre: fu sufficiente un anno fa il suo primo alla guida del Napoli grazie ad una buona ripresa nel finale ed al terzo posto – comunque obiettivo minimo, va ricordato – centrato piuttosto agevolmente. Oggi però siamo tremendamente sotto media: il Napoli ha undici punti e due posizioni in meno rispetto alla scorsa stagione, fattori che confermano una certa inadeguatezza in relazione agli obiettivi e che dalle parti di Castelvolturno non possono gratificare nessuno. Il tecnico spagnolo ha però la grande occasione per lasciare traccia indelebile nella storia partenopea: Doha un gran bel ricordo ma non può bastare, nel mirino una finale di Europa League in quel di Varsavia per lasciarsi da signori e con il sorriso sulle labbra. Benitez e l’Italia, c’è qualcosa che non va direbbe Vasco Rossi.

Exit mobile version