2009

Il primo successo è Celeste

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Alla fine degli anni Venti, il progetto di Jules Rimet di una coppa del Mondo per nazioni divenne realtà . Un’idea semplice e geniale, ma se vogliamo anche tardiva, visto che erano già  nati diversi trofei internazionali dove le nazionali dell’epoca si sfidavano: le Olimpiadi, la Coppa America e la Coppa Internazionale (una sorta di genitrice degli Europei). In più facevano da contorno incontri amichevoli che di amichevole avevano ben poco: andare ad espugnare i campi delle nazioni limitrofe era un vanto. Fino a quando la Coppa del Mondo non vide la luce. Nel 1929, a Barcellona si decise la sede della prima edizione, che fu assegnata all’Uruguay, che in quegli anni si era guadagnato l’oro olimpico sia a Parigi nel 1924 sia ad Amsterdam quattro anni più tardi. Fu dunque un segno di riconoscenza verso una squadra fortissima, che un anno dopo si sarebbe fregiata anche del primo alloro mondiale. Il trofeo venne intitolato proprio a Jules Rimet; si stabilì che la prima squadra che lo avrebbe vinto per tre volte, anche non consecutive, se lo sarebbe aggiudicato definitivamente.

Proviamo a calarci nella realtà  calcistica dell’epoca. Davvero altri tempi: al Mundial del 1930 parteciparono solo tredici squadre, di cui solamente quattro del Vecchio Continente (Francia, Romania, Belgio e Jugoslavia). Non ci furono qualificazioni ma inviti da parte della Fifa. In Italia la competizione non ebbe un gran risalto; si pensi che La Gazzetta dello Sport si limitò a questo trafiletto in quarta pagina: “è iniziata ieri in Uruguay la prima Coppa del Mondo. La Francia ha battuto il Messico 4-1, gli Usa hanno battuto il Belgio 3-0″. D’altronde l’Italia non partecipava nemmeno alla kermesse: la squadra azzurra declinò l’invito non sentendosela di fare un così lungo viaggio in nave (quattro anni più tardi, il Mondiale si farà  in Italia e l’Uruguay restituì il favore boicottando la coppa: sarà  l’unico caso in cui i Campioni del Mondo saranno assenti all’edizione successiva).

Altre stranezze sono date dalla formula, che prevedeva gironi disomogenei (un solo gruppo da quattro squadre e tre da tre; dalle squadre che non avevano i numeri di maglia; dagli arbitri che dirigevano i match in giacca e cravatta.

Al Mondiale del ’30 mancarono diverse squadre d’èlite. Non c’erano le britanniche, nemmeno iscritte alla Fifa, la Germania e corazzate del Centro-Europa, come Austria, Cecoslovacchia e Ungheria. La Romania invece fu presente per scelta del re rumeno Carol, che pretese un posto per la sua nazione.

Addentriamoci nello sviluppo della Coppa, che si giocò tra il 13 e il 30 luglio, ma in Uruguay era pieno inverno (diverse gare si disputarono su campi innevati). Per l’occasione fu progettato dall’architetto Juan Scasso l’Estadio Centenario, un impianto capace di ospitare centomila persone. Tutta la manifestazione si svolse nella sola città  di Montevideo, in appena tre impianti: il Centenario appunto, il Pocitos e il Parque Central. E se francese fu il padre dei Mondiali, fu francese anche il primo gol: lo mise a segno Laurent al 19′ del primo tempo della gara d’apertura che vide opporsi i modesti messicani alla nazionale transalpina. Non c’erano ancora le sostituzioni, che arriveranno solo nel 1970, e lo stesso Laurent dovette finire l’incontro tra i pali, essendosi infortunato il portiere Thèpot. La Francia vinse 4-1, ma i successivi capitomboli con Argentina e Cile, non le permisero di passare il turno. Da segnalare quel che accadde nella sfida con l’Argentina. L’arbitro brasiliano Rege fischiò la fine delle ostilità  dopo ottantaquattro minuti: ci volle la ferma volontà  di un pubblico impazientito per giocare anche gli ultimi sei (alcuni giocatori erano ormai andati a far la doccia!). Con tre vittorie su tre, gli argentini approdarono alla fase seguente. Negli altri gironi la Jugoslavia si sbarazzò di Brasile e Bolivia e prenotò un posto in semifinale (gli slavi furono l’unica non testa di serie che uscì ai gironi); Uruguay e Usa emularono le altre compagini promosse, facendo l’en-plein. I primi superarono Perù e Romania, i secondi si sbarazzarono di Belgio e Paraguay.

Entrambe le semifinali terminarono con un punteggio tennistico: 6-1. L’Argentina eliminò gli Stati Uniti, l’Uruguay l’unica europea rimasta, la Jugoslavia. Ai tempi non c’era la finale per il terzo e quarto posto, così americani e slavi si divisero la terza piazza. E siamo alla finalissima di Montevideo. Di fronte ad uno stadio gremito, l’Uruguay regalò una gioia immensa ai propri tifosi, superando in finale la nazione rivale dell’Argentina. La gara fu arbitrata dal belga Langenus che, vista l’elettricità  del pre-partita, pretese un’assicurazione sulla vita e una nave pronta a salpare al fischio finale. Finì 4-2, ma lo spavento per gli “orientales” fu davvero grosso: la “celeste” infatti, dopo essere andata in vantaggio con Dorado ha subito la rimonta argentina firmata da Peucelle e Stà bile (El Filtradòr fu capocannoniere del torneo con otto gol, dopodichè si trasferì al Genoa), chiudendo in svantaggio il primo tempo. Nella ripresa i padroni di casa entrarono in campo con un altro piglio, segnando per tre volte e chiudendo la gara sul 4-2: andarono in gol Cea, Iriarte e Castro (che era privo della mano destra, persa in un incidente da bambino. Castro sostituì il titolare Anselmo, che non giocò la finale per un attacco di panico). Fu il tripudio. Dopo i successi delle due Olimpiadi precedenti, l’Uruguay portò a casa un altro titolo, questa volta davanti al proprio pubblico. Ci fu una disputa su quale pallone utilizzare, nella finalissima. Era tradizione che si giocasse con un solo pallone, appartenente ad una delle due squadre. L’arbitro decise di utilizzare nel primo tempo la sfera degli argentini, nella ripresa quella degli uruguagi. Curiosamente, le due frazioni saranno vinte proprio dalla squadra col pallone “amico”.

Quel 30 luglio 1930 andò in archivio la prima finale della storia dei Mondiali. La prima di una serie lunghissima, che solo la Seconda Guerra Mondiale ha potuto interrompere. Difficilmente qualcuno avrebbe previsto all’epoca che quella piccola coppa con sole tredici squadre, tante difficoltà  organizzative e molti rifiuti di squadre blasonate, sarebbe diventata presto un trofeo in grado di spostare masse di tifosi da un continente all’altro. Un appuntamento impareggiabile per milioni di appassionati e appetito dai media di tutto il globo.

Ecco nel dettaglio i risultati del mondiale uruguaiano. Come potete notare, non ci fu neppure un pareggio.

Gir. 1: Francia-Messico 4-1, Argentina-Francia 1-0, Cile-Messico 3-0, Cile-Francia 1-0, Argentina-Messico 6-3, Argentina-Cile 3-1 (Argentina 6, Cile 4, Francia 2, Messico 0).

Gir. 2: Jugoslavia-Brasile 2-1, Jugoslavia-Bolivia 4-0, Brasile-Bolivia 4-0 (Jugoslavia 4, Brasile 2, Bolivia 0).

Gir. 3: Romania-Perù 3-1, Uruguay-Perù 1-0, Uruguay-Romania 4-0 (Uruguay 4, Romania 2, Perù 0).

Gir. 4: Usa-Belgio 3-0, Usa-Paraguay 3-0, Paraguay-Belgio 1-0 (Usa 4, Paraguay 2, Belgio 0).

Semifinali: Argentina-Usa 6-1, Uruguay-Jugoslavia 6-1.

Finale: Uruguay-Argentina 4-2.

Giovanni Del Bianco

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