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Il Made in Italy che vince

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Verratti dà spettacolo, Ancelotti in rampa di lancio ed i campioni che non siamo stati in grado di trattenere

CHAMPIONS LEAGUE ANCELOTTI VERRATTI PSG REAL MADRID – Con la Juventus a reggere il bastone della spedizione italiana nelle attuali manifestazioni europee – gli uomini di Conte contenderanno il passaggio in semifinale d’Europa League ai francesi del Lione – c’è un bel po’ di Italia nella fase chiave della Champions. Fuoriclasse esportati o che, da noi prodotti, non siamo stati in grado di trattenere.

APOTEOSI REAL – Il primo fuoriclasse a cui si faceva riferimento è proprio Carlo Ancelotti: a dire il vero il movimento calcistico nostrano lo ha perso da qualche anno, da quando il buon Carletto ha iniziato a girare l’Europa costruendosi un curriculum da allenatore top nel panorama mondiale. Vincendo in Inghilterra con il Chelsea, in Francia con il Paris Saint Germain, tanto bravo al punto di meritarsi la chiamata sognata da ogni allenatore: il Real Madrid. Battesimo in Liga quantomeno particolare: quando tutto sembrava indirizzarsi sulla via dei blancos, ecco la doppia battuta d’arresto consecutiva – Barcellona e Siviglia – a complicare clamorosamente i piani di Ancelotti. Se ora il suo Real è costretto ad inseguire in Spagna, con Atletico e Barcellona davanti e padroni del loro destino, fa però la voce grossa in Europa: 3-0 ad un Borussia Dortmund rimaneggiato ed irriconoscibile che non lascia scampo. Il Real Madrid giocherà la semifinale e, con un esperto della competizione alla guida, può sognare ad occhi aperti la tanto ambita decima.

LO SPETTACOLO DI VERRATTI – Vedere un ventunenne italiano che domina con classe infinita, con intelligenza e personalità da vendere in una sfida tutta europea, senza però che tutto questo lo metta in mostra indossando una maglia italiana, inizialmente fa arrabbiare. A dir poco. Ti chiedi perché, ti chiedi perché non meriti di vederlo all’opera nel tuo campionato. Ti chiedi quasi cosa hai fatto di male. Poi, smaltita la rabbia, pensi soltanto al bello ed il bello è proprio lui: Verratti incanta nello scenario del Parco dei Principi con giocate che lasciano a bocca aperta, i mediani del Chelsea non riescono ad opporre argine ad un talento sopra le righe in grado di offuscare la collezione di mostri sacri presenti ieri – da una parte e dall’altra – in quel di Parigi. Resta un mix di sentimenti: la felicità e l’ammirazione per uno dei prodotti calcistici più cristallini sfornati dall’Italia nel suo recente passato, rammarico e magone per quel che ci stiamo perdendo. Viene da pensare ad un Verratti gestito proprio da Ancelotti in un club italiano, allievo e maestro come ai tempi del genio Andrea Pirlo, magari. La realtà oggi urla tutt’altro.

LA SPESA ITALIANA DEL PSG – Altro italiano è quel Salvatore Sirigu che si è conquistato la porta del Psg con autorevolezza e convinzione nei propri mezzi, fino a diventare tra i portieri più accreditati a livello internazionale. Oltre ai fuoriserie tutti nostrani c’è anche da accennare, servendosi di un eufemismo, ai campioni che la Serie A ha prodotto ma non è stata in grado di trattenere: ed allora via alle danze con i vari Thiago Silva, Ibrahimovic, Cavani, Marquinhos, Thiago Motta, volendo Maxwell e Menez, Lavezzi e Pastore. Questi ultimi due ieri assoluti protagonisti della supersfida di Parigi: il primo autore di un gol e mezzo, il primo bellissimo per coordinazione e tasso di difficoltà, abile nel secondo a calciare una punizione tesa e potente che ha ispirato l’autorete di David Luiz. L’ex Palermo invece ha sfruttato alla perfezione i pochi minuti concessi da Blanc per realizzare un gol stupendo quanto fondamentale per le sorti della qualificazione: il Chelsea ora avrà un gran da fare per ribaltare una situazione decisamente sfavorevole. A conclusione del tutto: il campionato italiano resta un prodotto assolutamente godibile e tatticamente elevato ma è inevitabile sostenere come abbia perso terreno nei confronti delle realtà più strutturate. Recuperare attrattività significa progettare un futuro a tutto tondo, incrementare i fatturati e recuperare competitività. Torneremo, quello è certo. Resta da capire quando.

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