2013

Il cuore batte novanta minuti a settimana

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Quella appena terminata è stata la settimana dei verdetti, come la fiamma opaca di una candela che si spegne con l’ultimo soffio di vento. Ci sono state fiaccole consumatesi gloriosamente e lumi che si sono affievoliti morendo nel buio più profondo. Chi ha pianto, chi ha riso, chi si è accosciato in lacrime, chi si è accordato per un pareggino scaccia fantasmi, chi ancora deve sapere il proprio destino. Eppure una cosa l’abbiamo imparata: il calcio, come la vita, dà e toglie, sottrae e restituisce, non sempre premia il più meritevole, non sempre condanna il meno degno.

Sarebbe fin troppo facile fare un roseo editoriale sulla vittoria dello Scudetto della Juventus (ne sono già stati scritti ventino…ehm trentuno), così come sarebbe altrettanto semplice scrivere solo della drammatica retrocessione di una squadra, piuttosto che di un’altra. In realtà il calcio non si limita a vittorie o sconfitte, ma si tratta di più: è tutto ciò che emoziona, suggestiona, commuove. Il calcio, come la vita, è ciò che ci tiene a galla, è la gioia e il dolore dell’esistenza. Talvolta è uno specchio di connubi e matrimoni, talvolta è un riflesso di tradimenti e scherzi del destino. Così è capitato al Palermo che, anni or sono lodava Luca Toni alla stregua di un eroe idilliaco per aver riportato la squadra in paradiso dopo trentuno anni di purgatorio, e che adesso invece lo addita come il Giuda più spietato.

Il calcio però, come la politica e come la vita è fatto anche di illusioni, spezzate, intatte o appese ad un filo. Con uno sproloquio smielato e adulatorio infatti De Laurentiis ha provato ad annaffiare di promesse un arido San Paolo, tanto simile ad una platea elettorale. Il patron del Napoli ha cercato di convincere i tifosi che la squadra sarà competitiva anche senza El Matador, ma sa meglio di chiunque altro che i giocatori come Cavani non crescono certo sugli alberi e che la sua vendita sarebbe un’immane perdita per i partenopei e per il nostro campionato. Ai tifosi del Napoli così non resta che una vana e flebile illusione. La stessa che ha visto infrangersi il Siena, ormai condannato alla Serie B, anche se forse avrebbe meritato di più rispetto ad un Genoa scaltro ed abile nel piazzare due pareggi che sanno di beffa. Ai toscani è successo un po’ come a Grillo (Beppe, non l’emergente Fabrizio): vincitore morale delle scorse elezioni, eppure retrocesso in panchina nelle attuali dinamiche di governo. Da una Toscana che piange, a una Toscana che ride. Matteo Renzi recentemente ha gridato a gran voce che c’è bisogno di più Europa, e la Fiorentina – come dargli torto – lo ha subito accontentato, tornando nel palcoscenico europeo e raggiungendo matematicamente il quarto posto. Il risultato del Milan però tiene ancora a galla le speranze dei tifosi viola che fuori gioiscono per l’Europa League, ma dentro si aggrappano ancora alla vaga illusione di arrivare in Champions.

Ai calciofili più romantici ed appassionati però, in questo malinconico ed esuberante week-end, il cuore è sobbalzato soprattutto dando un occhio a quanto accaduto in Premier League. Il delirio di Gianfranco Zola per il goal al 97′ dopo un rigore parato è l’emblema della felicità, un vortice inspiegabile di emozioni che si inerpicano nello stomaco. Serafico invece il clima all’Old Trafford, dove si salutava uno dei più grandi signori del calcio. Da oggi, se un miracolo avesse un nome, si chiamerebbe Watford, se un addio si materializzasse, avrebbe il volto paonazzo di Sir Alex Ferguson. Se il calcio non fosse solo un gioco, sarebbe quasi come la vita: addii, tradimenti, perdoni, destini intrecciati, coincidenze, disfatte e rivalse…tutto nel giro di novanta minuti.

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