2015

Il cubo di Rubik giallorosso

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Garcia, Sabatini, ambiente in rivolta: Roma, come ripartire a luglio?

Qualcosa, ieri sera, si è definitivamente rotto. E prescinde, o meglio prescinderà, dalla caratura del finale di stagione: la Roma al meglio potrà conservare un fondamentale secondo posto, in alternativa retrocedere al terzo e passare per i preliminari di Champions League o al peggio (addirittura) perdere il podio e raccogliere i cocci di un devastante fallimento.

AMBIENTE – In rivolta. Dopo i primi venti folli minuti di Europa League disputati contro la Fiorentina la Curva Sud giallorossa ha in buona parte abbandonato l’Olimpico salvo rientrare nell’ultimo quarto d’ora di gioco per contestare aspramente i calciatori: sì, loro, ritenuti responsabili della crisi. Non l’allenatore, anzi difeso a spada tratta con tanto di striscione “Garcia non si tocca. A chi non sta bene calci in bocca”. Una chiara, palese, evidente presa di posizione: i colpevoli sono loro, i mercenari che scendono in campo. Il rovescio della medaglia è una situazione apparentemente paradossale: vedi la protesta, poi la classifica della Serie A e ti ritrovi una Roma sì fuori dalle Coppe ma comunque seconda. E pensi: cosa dovrebbero fare i tifosi di Milan ed Inter? Questione di ambiente, ti rispondi. Ma poi scegli di approfondire la vicenda e ti soffermi su ciò che più di ogni altra cosa muove il mondo: le aspettative. E chi ha elevato così a dismisura il tenore di tali attese?

GARCIA – Lui, l’allenatore. Che però per l’ambiente non solo non ha colpe ma neanche va messo in discussione per il futuro. Con Rudi Garcia, a prescindere da quanto accadrà: eppure, dopo una stagione d’esordio ai limiti della perfezione, ne ha combinate di cotte e di crude. Ha spinto troppo oltre il mirino di una squadra forte ma non fortissima con quell’infantile “vinceremo sicuramente lo scudetto” che altro non ha fatto se non creare dubbi e crolli di autostima nella squadra alla prima difficoltà incontrata. E sul campo non ha trovato un’alternativa logica a quel corri e sorprendi che tanto bene aveva funzionato nella sua prima italiana: poi però i bravi allenatori nostrani imparano a conoscerti ed è lì che devi trovare la contromossa per affermarti tra i grandi. Così non è andata ed infine è inevitabilmente subentrata la confusione: oggi le mosse di Garcia lasciano il tempo che trovano perché non decise lucidamente.

SABATINI – Ed una dichiarazione d’intenti. Un’ammissione che non lascia spazio ad ulteriori interrogativi: “quello di gennaio è stato il mercato peggiore della mia carriera da dirigente, ho condizionato il lavoro dell’allenatore e ne dovrò rendere conto alla proprietà. Ma ora, con i tifosi in rivolta, certamente non scappo”. La traduzione, in linea con un personaggio coerente, è unica: a fine stagione si tireranno le somme ed il direttore sportivo è pronto a rimettere il suo mandato nelle mani di Pallotta. Che poi deciderà il da farsi nel tentativo di trovare linfa nuova per ripartire. La questione complessiva però è assimilabile ad un cubo di Rubik: come si riparte con la stessa scuderia? Alla prima difficoltà il popolo giallorosso insorgerebbe ancora. E dopo la seconda insurrezione spesso arriva la terza, probabilmente quando si son poste la basi per compromettere una stagione. La soluzione non spetta a noi ma… in bocca al lupo a chi dovrà trovarla: perché tirare avanti fino a giugno, magari spinti da una timida ripresa, è anche possibile. Ma ripartire dopo il circuito delle aspettative non ripagate un po’ meno. Chi l’avrebbe detto, Roma.

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