2012
Il Caso: “Fine di un’illusione?”
Difficile fare risultati senza un briciolo di umiltà. Alla Roma questa dote, l’umiltà per l’appunto, sembra essere virtù sconosciuta. Non ne hanno nemmeno un po’ i dirigenti giallorossi, quelli domiciliati in Italia s’intende (gli altri risultano non pervenuti..), Franco Baldini in testa, e, soprattutto, allenatore e giocatori. C’è chi a Trigoria continua a ritenersi un fenomeno senza aver vinto nulla. C’è chi, sempre a Trigoria, mette in discussione l’unico indiscutibile fuoriclasse romanista, Daniele De Rossi, avvianghiandosi attorno al tralcio di una polemica sul ruolo del mediano, che in un club focalizzato sulla lotta per i massimi traguardi, non si porrebbe neppure lontanamente.
Giocatori mandati allo sbando (Dodò), altri sopravvalutati (Castan, Piris, Tachtsidis): come mettere in piedi in un paio di mesi un’armata Brancaleone in piena regola. La medesima truppa, schierata sul campo in modo presuntuoso nonostante i mille problemi evidenziati, ormai ne becca tre a partita: l’umiltà di apportare qualche correttivo tattico che aiuti la baracca perlomeno a reggersi in piedi, non esiste. Avanti così, all’arma bianca e chi arretra di un millimetro è un gran fetente.
Sembrerebbe giunta però l’ora della grande rivoluzione: un sommovimento in pieno stile Ancien Régime , della serie “si torna all’antico e basta con i voli pindarici alla boema”. Il grande eretico, Zdenek Zeman da Praga, è arrivato al capolinea del suo remake capitolino? Così parrebbe, tanto che proliferano negli agitati (normalità..) ambienti giallorossi, voci che danno l’ex tecnico del Pescara al canto del cigno (Delio Rossi il candidato alla successione?). L’animale rischia di morire soffocato a dire il vero: la Roma che Zeman aveva sperato di srotolare sul campo, non è mai esistita, neppure a “San Siro” dove ebbe la meglio, ingannevolmente, sulla squadra di Stramaccioni ancora in pieno rodaggio e prossima, lei, a spiccare il volo. Andare a picco, proprio come vincere in un certo modo, sembra essere una questione di principio per il boemo: niente mezze misure, non sono ammesse nè gradite. Contento lui.
Peccato perché un maestro unico ed originale vale quanto uno anonimo e piatto se manca dell’umiltà necessaria per insegnare le più basilari regole di sopravvivenza.
“Il verme, se calpestato, si arronciglia. E’ la sua saggezza. Riduce in tal modo la probabilità di venire calpestato di nuovo. Nel linguaggio della morale: umiltà”.
(Friedrich Nietzsche, Il crepuscolo degli idoli, 1888)