2012

Il Caso: Buffon, tempus fugit

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Il Tempo sarà pure galantuomo ma logora e di brutto. Non solo giunture, ossa e muscoli: divora energie mentali alla stregua di una locomotiva che brucia carbone trasformandolo in forza motrice e getti di vapore. L’uomo non è una macchina: vorrebbe esserlo a volte, consumato com’è dal desiderio di primeggiare ma lui, il Tempo, lo rispedisce puntualmente nella caverna delle sue inesorabili debolezze. La schiena o il ginocchio? Lui troverà modo di affliggere e spezzare l’idillio della presunta perfezione. A Buffon è successo spesso di fare i conti con le ammaccature di una carrozzeria deluxe, a tratti così sfolgorante da fare invidia perfino a chi (o cosa) scandisce inesorabile le vicende umane: sempre lui, il Tempo per l’appunto.

Benevolo e fraterno quando lo fece esordire a soli 17 anni, impietoso e distaccato nell’appannare riflessi e coraggio ora che è alle soglie dei 35. Sì, lui, Buffon, non è più la sicurezza di un Tempo, quando per segnargli dovevi costruirti più di un’occasione e la sua sola presenza tra i pali era presagio d’impresa per gli avversari. Ora lui, Buffon, esce poco da quella “U” rovesciata fatta di legno e piantata ai limiti di un campo di battaglia. Quando si azzarda, lo fa spesso male, come un portiere qualunque, banalmente incompleto. E anche tra i pali, non sembra più avere esplosività, occhio e riflessi di un Tempo.

Così capita che lo batta uno sconosciuto danese, calciando una palla velenosa solo per chi è “normale” e non ha mai neppure intravisto le vette incantate dell’eccellenza. E il tiro di Guarin? Respinto approssimativamente proprio sui piedi del nemico. E il gol di Pescara? Tuffo pesante e fuori Tempo.

Che succede? Succede che lui, il Tempo, ha forse presentato il conto di tanta gloria compressa in lunghi anni da eroe con i guantoni e lo sfondo ora è quello rossastro del tramonto. Inutile drammatizzare: tipico dell’uomo presumere che chi è stato il più bravo lo rimanga per sempre. Il declino? Sarà appagato, imborghesito, stufo di allenarsi e sudare. Sbagliato: è solo il Tempo che passa senza ritardi, inesorabile.

Buffon è probabilmente ancora il miglior portiere italiano, ma non ne siamo più così certi. Non è il caso di drammatizzare perché se questa incertezza non esistesse, ne avremmo una amara di certezza: e che cioè la scuola italiana, la migliore al mondo, non è più in grado di produrre interpreti del ruolo all’altezza delle sue tradizioni. Il dubbio però ci pone davanti ad un quesito: la Juventus è intenzionata a rinnovare per altri tre anni il contratto del suo numero uno a cifre che lasciano pochi dubbi sulla futura titolarità del medesimo (3,5 milioni di euro più eventuali bonus e premi). Giusto puntare ancora su un portiere eccelso, ma in declino, ancora per così tanto Tempo? Non si parla di successione se non in modo assai vago: Leali, Perin o chi per loro, chissà, si vedrà a Tempo debito. Sbagliato. Guai a chi lascia che sia il Tempo, a decidere: lui può farlo inaspettatamente e sempre in modo inesorabile. 

“Alice: Per quanto tempo è per sempre?  Bianconiglio: A volte, solo un secondo”
(Lewis Carroll)     

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