2016

Il canto libero di Spalletti. Roma, obiettivo scudetto

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Luciano Spalletti, personalità devastante ed umiltà: ha preparato il terreno

Prima di tutto i numeri: Luciano Spalletti ha rivoluzionato il corso della Roma 2015-16. Non è riuscito in Champions League, vero, ma ha stravolto i numeri del campionato giallorosso: al termine del girone d’andata – ultima partita sotto la guida di Garcia – la Roma presidiava il quinto posto della classifica lontana 4 punti dalla Fiorentina e 5 dall’Inter. Che ora invece inseguono i giallorossi rispettivamente a 7 ed 8 lunghezze di distanza.

ALTRI DATI – Dunque 11 punti recuperati agli uomini di Sousa e ben 13 a quelli di Mancini: hanno certamente contribuito gli andamenti non irresistibili dei due concorrenti, ma la Roma ci ha messo tanto del suo. Ed ecco altri dati a dimostrarlo: i tre punti recuperati al Napoli di Sarri, i giallorossi hanno perso terreno soltanto dalla capolista Juventus. Poi c’è la media della Roma di Spalletti: 29 punti in 12 gare di campionato, per un dato pari a 2.42 punti a partita. Esteso sull’interezza del torneo renderebbe una classifica da 92 punti e dunque con ogni probabilità da scudetto. Per intenderci, la media punti della Roma di Garcia si affermava sul valore di 1.79.

EFFETTO DEVASTANTE – Sì, senza possibilità di essere smentiti. Non è stato certamente questo l’esame veritiero dello Spalletti 2.0: ha avuto strada facile dopo il progressivo sgretolamento dell’era Garcia ed è arrivato in pompa magna da salvatore della patria. Poi chiaramente ci ha messo del suo, perché questi numeri erano tutt’altro che scontati o logici da attendere, ma il bello verrà dopo: in estate sarà atteso con l’attenzione che si dedica ai favoriti e lì sarà tutta altra storia, con l’asticella delle ambizioni elevata e la pressione dell’obiettivo massimo da gestire. Con margine di errore ridottissimo, considerato il livello della concorrenza.

PERSONALITA’ – Ci ha messo del suo, abbiamo anticipato: sì, in barba alla storiella dei cavalli di ritorno, sembra essere lui l’uomo giusto al momento giusto. Quando si sommano le due cose si è per default un passo avanti: la Roma ha switchato, ha slegato il nodo dalla bitta e d’un tratto non deve più spiegazioni al suo passato. Non è un riferimento personale, chi vuole sempre e comunque personalizzare il tutto è di solito chi cerca la polemica ad ogni costo. Perché a corto di argomentazioni. La fotografia delle bandiere Totti e De Rossi in panchina per 90 minuti nel recente derby capitolino, con la fascia di capitano scalata sul braccio dell’erede Florenzi, è l’immagine della libertà di scelta: voglio giocare senza un riferimento offensivo di ruolo, quando e se mi serve butto dentro Dzeko che è giocoforza più sul pezzo, può dispiacermi se non c’è spazio per la passerella d’onore a chi ha indiscutibilmente scritto la storia di questo club ma davanti c’è il risultato e la parità di trattamento. E se Keita al momento mi dà più garanzie di De Rossi idem. Una rivisitazione credibile dello Spalletti pensiero.

UMILTA’ – Peraltro mai nascosto dal diretto interessato nelle brillanti quanto lucide analisi post-partita: si è quasi scusato con Francesco Totti (lasciando intendere si tratti davvero dell’ultima stagione del numero 10 in maglia giallorossa) anteponendo appena dopo le considerazioni collettive di un gruppo da gestire e l’elemento primario del risultato da raggiungere. Che oggi è quello che è per via di una partenza lenta che ha frustrato le aspettative iniziali di scudetto: non lo dimentichiamo, il reale ed unico obiettivo di avvio stagione. Così come Luciano Spalletti nell’immediato post-gara non nasconde la netta superiorità sulla Lazio – “La Lazio è una squadra che ha valori individuali e ben guidata da Pioli, contro di lui è sempre complesso, ma la Roma è più forte”, quanti lo hanno detto in passato con tanta onestà e chiarezza? Anche in tal senso sembra aver sdoganato il derby: niente più di una partita qualunque – così punta il futuro: “Non sarà facile raggiungere il Napoli, la squadra che sul campo ha espresso il miglior calcio e che merita di contendere lo scudetto alla Juventus fino all’ultimo minuto”. Lo ha ricordato anche in passato non appena stuzzicato sulla vicenda: quelle due hanno qualcosa in più e sono, per ragioni differenti, i modelli da raggiungere. Intanto ha preparato il terreno di una Roma più libera e sfrontata.

 

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