2015

Il Bologna del ’37

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Schiavio, Weisz e l’Expo del ’37

 

Tutti sanno che uno dei principali mezzi utilizzati dai regimi per accaparrarsi il consenso dei popoli è lo sport e le sue imprese. Si pensi soltanto al motto latino “panem et circenses”, all’organizzazione delle Olimpiadi del ’36 a Berlino o all’uso massiccio di sostanze dopanti nella DDR al fine di ottenere risultati. In Italia durante il ventennio fascista il regime si prodigò per dare visibilità alle vittorie sul ring di Rocky Marciano, o per celarne le sconfitte, e ricevette un ottimo ritorno d’immagine dai successi della Nazionale di Calcio ai Mondiali del ’34 e del ’38 e ai Giochi Olimpici del ’36. A livello di club invece, una delle squadre in cui senza dubbio è più visibile la mano del regime e il suo interesse per le vittorie sportive è il Bologna, squadra che, a detta di molti, fu la prima italiana a vincere la Coppa dei Campioni, molto prima del Milan. Cerchiamo di capire il perché.

Bologna “la dotta” era negli Anni ’20 retta dal gerarca Leandro Arpinati, uomo politico e di sport, il quale ricoprì durante il periodo mussoliniano le più altre cariche del CONI e della FIGC. Un po’ per collegare le sue passioni, quella per il regime e quella per il calcio, fece costruire in città uno stadio avveniristico per l’epoca, in perfetto stile architettonico fascista, al fine di rendere omaggio al suo Duce. Non contento vi appose una gigantesca statua equestre, una torre Maratona in cima alla quale svettava la nike alata che impugnava il fascio littorio. Era lo stadio Littoriale, poi rinominato Dall’Ara, in onore dello storico presidente che guidò quella storica squadra, lo stadio dove tuttora gioca il Bologna.

L’allenatore di quel Bologna era lo storico Arpad Weisz, uno degli allenatori più bravi della storia del calcio, uno di quelli che il calcio l’hanno inventato. Prima di arrivare a Bologna allenò l’Inter dove fece esordire un certo Giuseppe Meazza. Quando però nel 1936 vennero promulgate le leggi razziali Weisz, ebreo, dovette fuggire. Scappò prima in Francia e poi in Olanda dove venne catturato dai tedeschi e internato nel campo di Auschwitz dove morì nel 1944. Per chi volesse saperne di più consiglio il libro Dallo scudetto ad Auschwitz: vita e morte di Arpad Weisz, allenatore ebreo di Matteo Marani.

Top player di quel Bologna erano invece Carlo Reguzzoni e l’Anzlein Schiavio, due tra gli attaccanti più prolifici della Serie A italiana. Tra il ’25 e il ’41 vincono 6 scudetti, 4 dei quali con Weisz in panchina.

Nel 1937 il Bologna andò a giocarsi a Parigi l’EXPO, sì, proprio quella cagata che stanno organizzando adesso a Milano, vero e proprio archetipo di quella che sarà la Coppa dei Campionii, la quale verrà assegnata soltanto a partire dal ‘55.  In finale il Bologna dovette scontrarsi con gli inglesi del Chelsea, i professori del football, una sfida difficilissima, ma che gli emiliani superarono con una vera e propria lezione di gioco: 4 a 1 per i rossoblu il risultato finale.

Io  non so se questa vittoria possa essere paragonata a quelle del Milan, dell’Inter e della Juventus in Coppa dei Campioni. So che, senza dubbio, nel 1937 il Bologna dimostrò di essere la squadra più forte d’Europa. 

 

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