2013

Il Barcellona come Dorian Gray

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La bellezza non è eterna, nemmeno nel calcio. E’ questo il messaggio che ci lascia il match tra Milan e Barcellona giocato ormai due giorni fa. I rossoneri hanno sconfitto quella che viene definita la squadra più forte del mondo, ma non è tanto questo a far riflettere quanto la mancanza di azioni pericolose generate dal Barcellona in 90 minuti di “non-gioco”. Il club catalano aveva già perso altre partite importanti, come il doppio confronto nella semifinale con l’Inter nel 2010, ma in quel caso i nerazzurri al ritorno se la cavarano con tanto cuore ed un po’ di fortuna nel finale, mentre all’andata fu una partita perfetta ma contro una squadra che andò in vantaggio e sfiorò in più occasioni almeno il secondo gol. La squadra vista due giorni fa sembra solo una copia sbiadita di quella a tinte forti che aveva incantato il mondo del calcio. Anzi, che aveva cambiato il mondo del calcio.

La rivoluzione giococentrica che attuò Pep Guardiola è ancora negli occhi di tutti. Il gioco al centro, il successo tramite il gioco. E, ovviamente, tramite i grandissimi interpreti. Eppure pensare che sia tutto sfumato irrimediabilmente con il cambio di allenatore sarebbe probabilmente azzardato. Vilanova ha lavorato a lungo con Guardiola, e non c’è stato un cambiamento nella mentalità della squadra. Il club ha proseguito la filosofia di gioco del tiqui-taca, squadra corta che vuole arrivare nell’area avversaria con i passaggi orizzontali. Quello che è, sorprendentemente, mancato due giorni fa.

E’ il calcio che ha perso. Se va in gol Muntari (con tutto il rispetto per il ghanese), mentre Iniesta non tira in porta praticamente mai, oltre all’orgoglio milanista e la felicità italiana, c’è inevitabilmente qualcosa che non torna. C’è un qualcosa che sfugge alla logica. Il calcio poi è bello per questo, ed è tutto giusto. Adesso il Barça deve concentrarsi sul ritorno, guardare alla Liga dove ha ottime possibilità di festeggiare a maggio, e magari spiegarsi l’inspiegabile semplicemente con una serata storta. Quello che capita un po’ a tutte le squadre. E pazienza se la sconfitta arriva senza aver colpito pali e con merito. E’ la vittoria dell’anti-eroe furbo e non bellissimo contro l’eroe probabilmente più bello di sempre, e verrà studiata anche per questo, restando nel solco di quanto hanno iniziato Inter e Chelsea negli ultimi anni. Scalfire l’impressionante forza del Barcellona è possibile. Nel frattempo Messi e company guardano il proprio ritratto di Dorian Gray e sembrano dire: la bellezza non è eterna, nemmeno nel calcio.

Eppure io avrei qualche dubbio.

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