2014

Il 2015 l’anno di Iturbe?

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Gervinho in partenza per la Coppa d’Africa, la Roma ha bisogno di Iturbe: approccio complesso, ora le risposte

Ventiquattro milioni e mezzo. La cifra che, comprensiva di bonus, la Roma ha versato e verserà nelle casse dell’Hellas Verona per il trasferimento in giallorosso di Juan Manuel Iturbe: il colpo indiscusso dell’estate romanista, la pedina che avrebbe dovuto elevare le ambizioni complessive della squadra nell’anno del grande ritorno in Champions League.

COM’E’ ANDATA – Il rendimento del calciatore argentino non ha ad oggi risposto alle grandi aspettative che l’ambiente aveva riposto in lui: una sola rete in campionato totalizzata in nove spezzettate presenze e dunque una continuità minata da qualche infortunio di troppo e da un andamento deludente, bene all’esordio in Champions contro il Cska Mosca salvo poi sparire di fatto dalla contesa. Scavalcato da quell’Adem Ljajic che ricorda in pieno l’approdo a Roma di Iturbe: acquisto in pompa magna e difficoltà nell’approccio fino a terminare ai margini della squadra. Oggi quel che doveva essere Iturbe è proprio il calciatore serbo, rigenerato dopo una complessa stagione di ambientamento che lo aveva portato ad un passo dalla cessione nella finestra estiva di calciomercato, il talento classe ’91 segna e fa assist con continuità rivelandosi spesso decisivo anche in partite dal copione meno scontato.

COME ANDRA’ – La Roma intera si augura che Iturbe (classe 1993) possa seguire la traiettoria di crescita sviluppata dallo stesso Ljajic, magari senza attendere l’intero corso della stagione: l’auspicio è quello che l’attaccante si riveli decisivo nella rincorsa di cui la Roma vuole rendersi protagonista nel girone di ritorno. L’obiettivo – mai nascosto, anzi troppe volte frettolosamente sviolinato – è chiaro: spodestare la Juventus e laurearsi campione d’Italia. Salvo grossi interventi nell’imminente riapertura di mercato per raggiungere questo traguardo servirà inevitabilmente il miglior Iturbe: i capitolini hanno bisogno di tutta la loro imprevedibilità e velocità d’esecuzione per continuare a sorprendere avversari sempre più in grado di organizzarsi e limitarne la pericolosità, la partenza di Gervinho – centro di gravità nell’economia calcistica garciana – fa il resto ed è chiaro come si richieda il massimo a chi ha finora frustrato determinate aspettative.

PER PRENDERE LA JUVE – La Roma segna meno e subisce di più rispetto alla squadra ben allenata da Allegri: 34 contro 28 il dato inerente all’attacco, 7 contro 11 il bottino al passivo. Nell’analisi svolta in questa sede in capitolo attacco manca un pezzo ed è quello che risponde al nome di Mattia Destro: il calciatore non ha fatto mistero di essere parzialmente insoddisfatto dell’utilizzo che Garcia gli riserva ma a questa Roma serve il 100% del suo unico vero centravanti per ridurre il gap qualitativo e quantitativo che la separa dalla capolista. Questo impone di sfruttare al massimo ogni minima occasione a disposizione e, per esserne all’altezza, il quid di personalità richiesto risulta palesemente elevatissimo: la società però sembra voler rimandare ogni dibattito sul riassetto del pacchetto offensivo alla prossima estate, dove il colpo da novanta inevitabilmente arriverà e tanti equilibri in essere saranno ridiscussi. Il resto lo fa la seconda miglior difesa d’Italia – traballante invece nel percorso internazionale – ben sostenuta da una mediana che ha davvero poco da invidiare ai suoi competitor: si riparte da qui, da un centrocampo totale, con un occhio e mezzo rivolto avanti ed una metà attenta al rientro del carrozzone capitanato ad ora da Napoli, Sampdoria e Lazio.

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